Ma in che città vivo? Non posso fare a meno di chiedermelo, da quando ho avuto notizia dell’intenzione, espressa da membri del consiglio comunale di Como, di dedicare un monumento ai caduti di Salò. Conosco bene, per ragioni professionali, i guasti che l’ignoranza o il pressappochismo storico producono nelle coscienze quando vengono meno i più elementari parametri di valore etico. Ma lo stesso mi scuote profondamente la faciloneria con la quale si propongono, ben al di là dei gesti di umana pietà , prospettive di equiparazione storica fra le opposte parti della contesa che, sarà bene ricordarlo, non erano certo animate da pie intenzioni soggettive. Chi auspicherebbe di vivere in un mondo nel quale la causa dei "bravi ragazzi" di Salò e dei loro alleati e padroni nazisti avesse per ipotesi avuto la meglio? Chi riterrebbe tollerabile che i propri figli crescano guardando con interesse e benevolenza ad ideali pseudopatriottici tragicamente distorti, negatori della sostanza stessa della nostra convivenza civile? Come, infine, non chiedersi quale sia la ragione che anima tali aberranti proposte e la facilità con la quale trovano accoglienza in settori più ampi che non quelli del fanatismo nostalgico?
Non sono più un bambino e, se credo al rispetto che meritano i defunti con la conclusione dei conflitti (del resto limpidamente sottolineato in più occasioni pubbliche anche dal Presidente della Repubblica, senza bisogno di targhe e cimeli), non credo però alle fole con le quali si vorrebbe far digerire ai comaschi presunte necessità celebrative locali degli autori di stragi efferate.
Questa triste campagna mira invece, in maniera strumentale, a restituire un parziale diritto di cittadinanza ad una ideologia, che ha corrotto a suo tempo la gioventù del paese ed è stata motivo di disonore per la nostra patria. Il 25 Aprile, per chi lo avesse dimenticato, sta proprio a testimoniare l’avvio del nostro riscatto da questa ignominia.
Per questo la proposta di monumenti "alternativi" o "complementari" non rende certo onore a chi la avanza. Ed è per questo che spero che la coscienza democratica dei comaschi di tutte (o quasi) le parti politiche la rifiuterà risolutamente, senza offrire in proposito lo spettacolo penoso di calcoli elettoralistici o di spregiudicati equilibrismi fra le componenti del governo cittadino.
ANDREA LUPPI, Como