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Benedetto XVI
21.04.2005

Il pontificato di Benedetto XVI con tutta probabilità non sarà molto più lungo di quello di Benedetto XV (1914-1922).  Otto, dieci anni che però si preannunciano intensi perché il nuovo papa non ci darà scampo: abbattete la dittatura del relativismo, scegliete Cristo, Ã¨ Lui la Verità.
Per un credente, che Cristo sia la Verità, la Verità che rende liberi (com'è scritto nel Vangelo di Giovanni), è fuori discussione. In discussione è il significato preciso di tale affermazione. Se ne discute da sempre ma  oggi più di ieri il dibattito fa ondeggiare pericolosamente la barca di Pietro.
Parlo per me. La Verità che rende liberi non è la verità oggettiva, metafisica. Il Dio di Gesù Cristo non è l'Essere supremo che fissa le leggi naturali e i codici morali che nessun umano può toccare. Questo "Dio dei filosofi" per fortuna è morto da tempo così come da tempo Ã¨ morta ogni verità assoluta scolpita nel marmo.
La Verità che rende liberi è la verità dell'amore, della caritas. Il Dio di Gesù Cristo si manifesta come la sola verità che, nel corso del tempo, non può subire alcun logoramento - perché non è un enunciato scientifico bensì un appello pratico: amatevi come io vi ho amato, tutto il resto è vanità.
Questo Dio per fortuna è ancora in circolazione. Chiamato o non chiamato, sta maturando nel cuore degli uomini e si rivela laddove c'è dia-logo, incontri di discorsi, di interpretazioni che scaturiscono dall'interiorità  e che cercano evidenze etiche e regole comuni (sempre storiche, sempre mobili).
Con questa convinzione non mi rassegno a credere che il relativismo sia la fine del cristianesimo, penso addirittura che si possa affrontare lieti e fiduciosi questo nostro tempo liquido e post-metafisico. Quindi Ratzinger non l'avrei votato. Ora che è Benedetto XVI l'ascolterò attentamente (l'uomo è autentico, colto, brillante, scrive benissimo) ma continuerò a tifare affinché arrivi presto il turno per il mio preferito: papa Francesco I.
Saluti affettuosi
Giovanni Colombo

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