22.04.2005
La primavera dei Taliban Afghanistan Scritto da Monica Losciale Con la fine del lungo inverno afghano sono ripresi gli attacchi dei talebani contro le truppe statunitensi e l'esercito regolare afghano. Una settimana di combattimenti sparsi in varie regioni del paese che hanno lasciato sul terreno decine di vittime. Un'offensiva che sembra destinata a proseguire nei prossimi mesi mentre il comandante delle forze americane, il generale David Barno, non sottovaluta le insidie che i talebani possono ancora riservare ai militari di stanza in Afghanistan; un nemico in difficoltà ma ancora pericoloso.
L'ultimo attacco in ordine di tempo ha coinvolto i militari americani della base Salerno a Khost, base che ha ospitato anche gli alpini italiani. Nella notte tra martedì e mercoledì la base è stata attaccata con 4 razzi che non hanno creato nè danni nè vittime tra i militari. Individuato il punto da cui sono stati sparati i razzi è partita la controffensiva statunitense, che si è avvalsa di aerei ed elicotteri da combattimento oltre che dell'artiglieria. Due bombe da 500 libbre, una decina di razzi ed una pioggia di proiettili hanno lasciato sul campo i corpi di almeno 12 guerriglieri.
Mistero, invece, sul luogo dello scontro. Il governatore di Khost ha infatti dichiarato all'AFP che lo scontro avrebbe avuto luogo oltre confine. Khost giace infatti lungo il volatile e poroso confine che separa l'Afghanistan dalle regioni tribali del Pakistan. Da qui hanno facile accesso i sostenitori dei taliban che, senza troppi problemi, hanno finora varcato il confine per unirsi nella lotta contro le truppe statunitensi e gli uomini del presidente Karzai. E spesso, in passato, i militari americani sono stati accusati di aver, da qui, oltrepassato il confine durante varie missioni.
Ma quest'ultimo episodio non è ancora stato chiarito. Infatti a contraddire la versione del governatore di Khost è stato un portavoce dell'esercito pakistano, che ha negato ci sia stata un'incusione americana sul suolo pakistano. Gli Stati Uniti non hanno invece rilasciato dichiarazioni in merito.
Un altro scontro, avvenuto nella provicia meridionale di Zabul, ha invece causato la morte di 17 miliziani e la cattura di altri 16. Lo stesso giorno un'imboscata ai danni di militari afghani di pattuglia nella regione meridionale dell'Uruzgan ha portato all'uccisione di altri due talebani.
Un'escalation del conflitto attesa ed ormai diventata ciclica. Con la fine del freddissimo inverno afghano - che quest'anno ha provocato centinaia di vittime - i talebani intensificano i loro attacchi. Ma, dicono dal comando militare statunitense, da adesso potrebbero cambiare strategia. La portavoca militare Cindy Moore ha infatti dichiarato che gli insorti potrebbero cominciare a portare attacchi coordinati contro l'Ana (Afghan National Army) e contro le truppe americane.
Ma non solo. Abdul Latif Hakimi, portavoce del movimento, ha dichiarato che i talebani passeranno dalla guerriglia agli attacchi suicidi per colpire obiettivi governativi, truppe militari straniere e operatori umanitari nelle principali città del paese. Una strategia, dice Hakimi, che permetterà un prolungamento del conflitto limitando le perdite. Inoltre i talebani tenteranno di far inflitrare i loro uomini negli organi di sicurezza per compire atti di sabotaggio.
Occasione di queste esternazioni, rilasciate alla Reuters, è stato un messaggio di Mawlavi Abdul Kabir - considerato l'attuale numero due del movimento talebano - e di cui Hakimi si è fatto latore. Un messaggio che non porta sicuramente buone notizie a Karzai e che nega ogni colloquio di riconciliazione con il governo.
Non ha avuto grande presa neppure la proposta di amnistia per i talebani che depongono le armi. I dati rilasciati a BBC dal colonnello Gary Cheek, comandante delle forze americane nell'Afghanistan orientale, parlano da soli: in tre mesi solo 5 militanti si sono arresi nell'Afghanistan orientale, circa 30 a livello nazionale.
Il report di BBC riporta anche le dichiarazioni di alcuni militanti talebani che descrivono il gruppo sempre più indebolito, che considera vani i suoi tentativi di capovolgere il governo e che, pur continuando ad essere ben organizzato, non ha la forza di creare grandi problemi a governo e truppe straniere.
Anche il generale David Barno, comandante delle forze statunitensi in Aghanistan, vede un nemico in crisi, ma invita a non sottovalutarlo. I talebani sarebbero un nemico indebolito ma proprio per questo ancora molto pericoloso. Il tentativo di rianimare i militanti, la necessità di riacquistare credibilità e cercare di cambiare il corso degli eventi sono tutti fattori che potrebbero portare, nei prossimi mesi, ad attacchi di grande visibilità . E le elezioni parlamentari sono imminenti.
Monica Losciale
fonte: http://www.warnews.it/
|