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Tessile: scatta l'inchiesta |
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27.04.2005
L'annuncio del commissario Mandelson, l'audizione al Parlamento e la riunione dei ministri Esteri a Lussemburgo. Di Francesco Cerasani
La crisi del settore del tessile in Europa è da tempo uno dei temi più scottanti e discussi nell'agenda politica del Parlamento Europeo. Con la cessazione del sistema di quote alle importazioni cinesi, dopo la scadenza dell'accordo Multifibre che per decenni ha regolato l'accesso dei manufatti tessili in Europa, i produttori ed i lavoratori europei del settore lamentano un brusco calo delle vendite, principalmente a causa dell'insormontabile concorrenza dei prodotti dell'Estremo Oriente. Dopo le numerose interrogazioni presentate negli scorsi mesi, il Parlamento è tornato ad affrontare la questione in un'audizione pubblica promossa martedì 19 aprile dalle commissioni commercio internazionale e industria. All'iniziativa hanno partecipato esponenti dell'industria tessile europea, insieme a rappresentanti delle istituzioni comunitarie e delle regioni coinvolte nella crisi, nonché inviati di diversi paesi limitrofi all'Unione Europea, anch'essi colpiti in modo violento dalla concorrenza cinese. Durante l'audizione, in tutti gli interventi è emersa una forte preoccupazione per le sensibili perdite che le imprese europee stanno subendo in termini di produzione e di occupazione. Le parti industriali e gli amministratori locali dei distretti colpiti hanno lanciato un appello alla Commissione europea perché agisca rapidamente per giungere ad una soluzione della crisi. In pochi mesi, secondo le stime dell'organizzazione europea dell'abbigliamento e del tessile, il settore avrebbe perso 165.000 posti di lavoro, e rischierebbe di perderne ancora un milione, se dovesse perdurare la situazione di non-intervento delle istituzioni comunitarie. Di fronte a tali pressioni e ad uno scenario sempre più preoccupante, il commissario al commercio, l'inglese Mandelson, dopo aver ripetutamente affermato di voler attendere delle statistiche certe sull'impatto della concorrenza dei prodotti cinesi prima di poter procedere con azioni concrete, ha comunicato ufficialmente che raccomanderà alla Commissione di aprire ''alcune inchieste su un certo numero di categorie di prodotti tessili importati dalla Cina''. Mandelson ha precisato che l'azione della Commissione sarà condotta nei limiti previsti dal WTO, "perché misure precipitose, al di fuori del WTO, sarebbero attaccate e contestabili". Le inchieste che Mandelson proporrà seguiranno la procedura ''di un'inchiesta classica per verificare se c'è stato uno sviluppo disordinato e se un aumento brutale delle importazioni ha provocato perturbazioni al commercio". ''Prima di introdurre eventuali clausole di salvaguardia, potrebbero passare cinque mesi, due mesi per la chiusura dell'indagine, nel corso della quale le autorità cinesi possono fare proposte alternative attraverso contatti informali, e tre mesi per il lancio di una procedura formale di consultazione con la Cina''. Secondo i dettami del WTO e del relativo protocollo di adesione della Cina, l'applicazione di queste clausole di salvaguardia è prevista a seguito di un monitoraggio effettivo della crisi, dopo l'accertamento di un calo repentino e consistente della produzione e dell'occupazione di un settore. La realizzazione di tali misure non si tradurrebbe nella fissazione di nuove quote commerciali, né nella reintroduzione di dazi doganali, come si chiede da più parti in senso restrittivo, ma consisterebbe invece nel congelamento provvisorio delle importazioni ad un livello pari a quello dell'anno precedente aumentato di una quota del 7 percento. Della vicenda tessile si occupa la riunione del Consiglio dei ministri UE (responsabili degli Esteri) convocata a Lussemburgo per lunedà 25 aprile. Francesco Cerasani
Fonte: http://www.toscanaeuropa.it/opportunita/imprese/documenti/dettaglio.asp?id_doc=3484
mt
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