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La disoccupazione è diminuita ma...
4.05.2005
Ma chi trova lavoro e non è raccomandato, non è amico né cugino e soprattutto non è affiliato a qualche politico locale, come vive l’impatto con il mondo del lavoro, che lavoro riesce a trovare...? di Daniele Scalia.

La disoccupazione nel 2004 è scesa al 7% rispetto al 2003, un dato inferiore al tasso di disoccupazione tedesca che è intorno al 12%. Secondo L’Istat, si definisce occupato chi svolge una o più ore retribuite nel corso della settimana precedente all’intervista, ma da tale definizione sono esclusi gli stagisti, che per “bontà loro” non sono considerati occupati.

E’ inquietante, invece, l’aumento del numero delle persone inattive, cioè di coloro che non hanno nessun desiderio di cercare lavoro o che hanno smesso di cercare. Si parla, infatti, di almeno 112.000 persone in meno rispetto al 2003 che cercano lavoro. La sola esistenza di una tale categoria è triste, ma 112.000 persone in più in un anno, è un dato che dimostra solo che la situazione economica del Bel Paese è grave. Tuttavia se si vanno ad analizzare con attenzione i dati, risulta che buona parte di queste persone sono meridionali, in particolare donne, evidenziando così come la questione meridionale sia ben lontana dall’essere risolta. Ma chi trova lavoro e non è raccomandato, non è amico né cugino e soprattutto non è affiliato a qualche politico locale, come vive l’impatto con il mondo del lavoro, che lavoro riesce a trovare e quali difficoltà deve affrontare? Da una ricerca dell’Eurispes, presentata a fine gennaio ed anticipata da Repubblica, risulta che in Italia sul totale dei nuovi lavoratori solo l’11% è stato assunto con un contratto a tempo indeterminato, mentre la rimanente percentuale è stata assunta con i “famosi” contratti atipici, che oramai di atipico hanno solo il nome. Qui di seguito ho elaborato una tabella di sintesi.

Co.Co.Co

Tempo parziale

Cont. Interinale

Cont. a Progetto

Cont. d’inserimento

Cont. Occasionale

27%

13,2%

8,5%

27,9%

5,4%

22,9%

Fonte Eurispes

Analizzando il campione, composto da 446 persone, risulta che il 27,9% lavora a progetto, il 22,9% con un contratto occasionale, il 20,9% con il vecchio Co.Co.Co.(Pubblica Amministrazione) il 13,2% con un contratto a tempo parziale, l’8,5% mediante un contratto interinale, il 5,4% con un contratto d’inserimento (S.Romano, Repubblica.it). Sin qui nessuna novità: si sa che queste forme di lavoro hanno svolto il compito di assorbire il nostro elevato tasso di disoccupazione.

Quello che interessa è scomporre il campione in base al titolo di studio. Dalla ricerca Eurispes emerge il dato che sui 446 intervistati il 55,9% ha una specializzazione post laurea o master, e che l’83,2% è laureato. Ciò vuol dire che buona parte dei laureati non ha trovato, dopo la fine della carriera universitaria, uno sbocco lavorativo adeguato al percorso formativo, nemmeno a livello contrattuale poiché sono contratti “atipici”.

Si può dire che l’anomalia del mercato del lavoro in Italia sia in parte dovuta a quanto evidenziato dal Censis, vale a dire che in Italia il lavoro si trova tramite conoscenze. La novità della ricerca dell’Eurispes è che evidenzia, o meglio certifica, come in questo paese dopo aver completato gli studi, bisogna avere le conoscenze giuste nel mondo del lavoro altrimenti i titoli e le specializzazioni sono del tutto vane.

Fonte: http://www.girodivite.it/article.php3?id_article=2206

mt

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