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LA GUERRA IN IRAQ E’ INIZIATA DOPO LA PACE… di A. De Porti
6.05.2005

LA GUERRA IN IRAQ E’ INIZIATA DOPO LA COSIDDETTA PACE…

In data 9 aprile del 2004, giorno in cui i TRE B, alias Bush, Blair e Berlusconi, dicevano che la guerra era finita, io dicevo invece, anche su vari quotidiani, che la guerra sarebbe incominciata proprio il giorno della “fine” del conflitto, giorno in cui, tra l’altro, con falsi trionfalismi, si ripeteva che essa aveva avuto un veloce epilogo, grazie anche alla sofisticata macchina da guerra USA.
Vi ricordate l’esultanza dei “Tre B” , in particolare del “nostro” Berlusconi il quale, per essere in sintonia con il guerrafondaio Bush, pensava di ricavarne un alto riconoscimento e cioè di aver esportato la democrazia con le armi ? Magari pensando alla ricostruzione dell’Iraq per aumentare il PIL ?
Vi ricordate quando anche l’allora Papa Woytila sconsigliava di intraprendere il percorso bellico per dare all’Iraq un assetto diverso da quello instaurato da Saddam ?
Ora è perfettamente inutile tornare su questi discorsi, ma non è inutile ricordare che i morti di questo conflitto stanno aumentando in misura esponenziale, ogni giorno: l’unica differenza sta nel fatto che l’assuefazione ci ha preso la mano e gli stessi morti non suscitano (si fa per dire) più l’interesse mediatico di prima: io ero fermo ai 2-3000 morti iniziali ma, tenuto conto che dal 9 aprile 2004, quasi tutti i giorni, ci sono dai 20 ai 50 morti con migliaia e migliaia di feriti (ma questi sono i dati che ci vengono riferiti, chissà quanti altri ce ne saranno a noi non conosciuti) è facile fare un consuntivo provvisorio dei morti ad oggi, atteso che già da domani ce ne saranno molti altri.

Va detto, a questo proposito che, ultimamente, in Italia, tutto si è concentrato giustamente sul caso Calipari, ma quanti Calipari senza nome ci sono in Iraq ?
Io sarò anche un po’ troppo smaliziato in questi argomenti ma sono del parere che, del caso Calipari, se ne parli tanto solo perché questo governo non ne poteva fare a meno, pena il perdere completamente la faccia. Posto che ce l’abbia, dopo aver avallato questa guerra che si sta …vietnamizzando.

La morte di Calipari infatti aveva ed ha un risvolto troppo importante per essere tenuto in penombra alla pubblica opinione, come non poteva essere tenuto nascosto il caso dei poveri carabinieri di Nassirya: siatene certi però che, detta brutalmente, in queste due circostanze, non è l’amor di patria ad aver avuto la meglio, ma soprattutto il “salvafaccia” di Stato. L’impressione prima e la suggestione poi, amplificate dai mass-media, hanno fatto da cassa di risonanza in aiuto al predetto “salvafaccia”. Con tutto il rispetto per il dolore dei familiari di Calipari, finora sconosciuto ai più..

Ma quanti monumenti dovremmo erigere al milite ignoto ?
ARNALDO DE PORTI

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