LA NEWSLETTER DI RASSEGNA
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SPECIALE / basic income
Un reddito per i poveri o un diritto per tutti?
di Maria Luisa Mirabile
Dopo l'interruzione, decisa dal governo di centrodestra, della sperimentazione del reddito minimo di inserimento, l'Italia resta, insieme alla Grecia, uno dei due paesi dell'Europa a 15 ancora privi di una misura nazionale di contrasto della povertà .
Oggi, però, il tema di una modernizzazione in chiave universalistica del nostro sistema di welfare torna a proporsi con urgenza. Dopo l'immotivata cancellazione del Rmi, infatti, non si è proceduto né ad attuare il pur discutibile Rui (reddito di ultima istanza) né a definire i Livelli essenziali delle prestazioni (come vorrebbe la legge quadro n. 328/2000), fra i quali potrebbe annoverarsi una misura nazionale antipovertà .
ARTICOLO INTEGRALE: http://www.rassegna.it/2005/ilmese/archivio/02/02.htm
Reddito di base
Una mappa per definirlo
di Corrado del Bò
Chiare sono le caratteristiche che definiscono quel che gli anglofoni chiamano basic income e che l'italiano traduce a volte con reddito di base, altre volte con reddito di cittadinanza: l'essere un trasferimento monetario, elargito periodicamente dallo Stato agli individui indipendentemente dalle loro condizioni economiche e senza riguardo per il loro contributo lavorativo. Sono però le ultime due caratteristiche a determinarne la carica innovativa: non è necessario distinguere tra ricchi e poveri (anche se ai primi il reddito di base verrà alla fine sottratto per via fiscale) né verificare la disponibilità a entrare nel mercato del lavoro. Il reddito di base spetta insomma alle persone per il solo fatto di esistere.
ARTICOLO INTEGRALE: http://www.rassegna.it/2005/ilmese/archivio/02/03.htm
Risorse di cittadinanza
Chiara Saraceno: "Non solo un trasferimento monetario"
di Tarcisio Tarquini
La sperimentazione campana del reddito di cittadinanza ha riaperto da noi la discussione sul basic income, anche se - è lo stesso assessore alle politiche sociali della Regione a precisarlo - la legge approvata in Campania è solo "una prima approssimazione" al modello, poiché è una misura che riguarda solo i poveri e non è ancora un reddito "per tutti". Lei ritiene realistica una proposta di basic income? O pensa, come pure altri affermano, che rischia d'essere un diversivo per non affrontare sul serio e con strumenti adeguati (per esempio, il reddito di inserimento) il tema di proposte efficaci di contrasto alla povertà ?
ARTICOLO INTEGRALE: http://www.rassegna.it/2005/ilmese/archivio/02/04.htm
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Mobbing / Un'indagine della Cgil di Modena
Lavoratori stranieri e donne i più colpiti
I più vessati sono i lavoratori stranieri, le donne, le persone con problemi di salute, ma anche per i giovani "atipici" i tempi sembrano farsi sempre più duri. Dalle discriminazioni sul lavoro, infatti, nessuno si salva. Anche perché gli autori non sono soltanto i superiori, come si potrebbe facilmente immaginare, ma in uguale misura i colleghi d'ufficio o di reparto. E di vessazioni ne accadono moltissime, ma sono ancora poche quelle che vengono denunciate, per la paura di ritorsioni o per rassegnazione delle vittime. Sono questi i principali risultati della ricerca "Buone basi, altri passi. La Cgil di Modena e la lotta alle discriminazioni nel mondo del lavoro", promossa dall'Ufficio Nuovi diritti della Cgil e dall'Arcigay modenese, inserita nel programma europeo QUBA e curata da Raffaele Lelleri e Laura Bozzoli, presentata oggi a Modena nel corso del convegno "Discriminazioni: una finestra sul lavoro", tenutosi presso la Camera del lavoro.
ARTICOLO INTEGRALE: http://www.rassegna.it/2005/lavoro/articoli/mobbing.htm
Riforma dei codici militari / Tutti i retroscena
Ignorare, obbedire, combattere
di Carlo Ruggiero
Si incrementa la competenza della giurisdizione militare "militarizzando" i reati comuni commessi da personale appartenente alle forze armate. Il codice militare di guerra verrebbe applicato anche in tempo di pace, svincolando il tempo di guerra (stabilito dal governo) dallo stato di guerra (ratificato dal Parlamento). Un giornalista non potrebbe pubblicare notizie che riguardano un'operazione di pace, perché sarebbe sottoposto al controllo militare in quella zona, e potrebbe essere condannato da un tribunale militare.
Tutti i retroscena di una pericolosa controriforma voluta dal governo
ARTICOLO INTEGRALE: http://www.rassegna.it/2005/attualita/articoli/codice.htm
Il racconto
Psicotici e precari a Paperopoli
di Emanuele Trevi
Bisogna ammetterlo: a differenza dei suoi nipoti e pronipoti, Zio Paperone è un tipo che lavora sodo ogni giorno, festività incluse, fin da giovanissimo. Anche se la leggenda gli attribuisce anche un grande amore giovanile, non ha mai fatto altro che sgobbare e sgobbare, da quando non era più alto di Qui, Quo e Qua. Tutto quello che ha, insomma, se lo è sempre sudato. Nessun paperopolese onesto (e tutti i paperopolesi, a parte i Bassotti, sono onesti) metterebbe in dubbio queste verità di fatto. Mi ricorderò sempre di aver ricevuto in regalo, da bambino, un Manuale di Zio Paperone, succedaneo editoriale dell'indimenticabile Manuale delle Giovani Marmotte, di colore ironicamente rosso (erano i tempi in cui i più grandicelli brandivano il libretto dei pensieri di Mao Tse Tung). Vi si raccontava la storia del Primo Centesimo guadagnato dallo zione, quello che la maga Amelia cerca sempre di rubare - storia seguita da una massima che suonava pressappoco così: il centesimo è come l'acino che unito ai suoi simili forma il grappolo del miliardo. È troppo facile ironizzare sull'avarizia o sull'avidità del vecchio papero. Come tutti coloro che possiedono un talento eccezionale, unito a un carattere forte e volitivo, il vero problema di Zio Paperone non è quello di essere amato o detestato, o comunque giudicato, ma quello di non assomigliare realmente a nessuno dei suoi simili.
ARTICOLO INTEGRALE: http://www.rassegna.it/2005/ilmese/archivio/01/05.htm
La storia
Fiori e confetti per il ritratto di un sindacalista
di Davide Orecchio
Due anni fa, in mezzo alla gente di Santa Croce di Magliano, all'incertezza dei vecchi, alla corsa dei bambini, al getto degli adulti, agli adolescenti che facevano ala, alle cadenze serie dei sindacalisti, al venire incontro di chi non partecipa ma segue dal riparo del marciapiede, c'ero anch'io. Passa il corteo del primo maggio. Contadini, operai dello zuccherificio, pensionati, emigrati, disoccupati. E poi la banda musicale. Alcune centinaia di persone lungo vicoli di terracotta. Santa Croce - la "culla rossa" del Basso Molise, cittadina di cinquemila respiri tra valli e colline a sessanta chilometri di curve da Campobasso e a ottanta da Foggia - si ferma a celebrare. Non potrebbe fare diversamente. L'ha sempre fatto. Ma cosa succede, una manifestazione o una cerimonia religiosa? Potrei chiedermelo, visto che cinquanta metri avanti a noi due giovanotti camminano tenendo in braccio un quadro. Tra loro e il resto del corteo c'è uno spazio vuoto. Anzi no, è pieno: di rispetto e senso del sacro, che trovano posto sull'asfalto non ancora calpestato. Il dipinto che i due issano come una croce raffigura un uomo nell'atto d'un comizio, nel sollevare una mano mentre con l'altra s'appoggia a un davanzale. Un retore in doppiopetto grigio, completamente calvo e abbronzato, sullo sfondo di una bandiera rossa. Che stranezza: un primo maggio governato da un quadro. Una cornice che attraversa il paese. Però io so tutto e non mi stupisco: quello nel ritratto è Nicola Crapsi, il sindacalista più famoso di queste terre, un uomo che dedicò la vita ad aiutare i deboli. Ogni festa dei lavoratori lo portano in processione come un santo. Lo staccano dalla parete, gli tirano fiori e confetti e così lo ringraziano, lui che è morto quarant'anni fa.
ARTICOLO INTEGRALE: http://www.rassegna.it/2005/ilmese/archivio/02/07.htm