Referendum procreazione assistita: cosa voterò come evangelico di Ermanno Genre
L'articolo che presentiamo in anteprima uscirà sul numero 5-2005 di "Confronti", mensile di fede, politica e vita quotidiana. L'autore ERMANNO GENRE è professore di teologia pratica alla Facoltà valdese di teologia e membro della Commissione di bioetica della Tavola valdese."Confronti", via Firenze 38, 00184 Roma, redazione@confronti.net
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I motivi che mi portano a votare SI a tutti e quattro i quesiti referendari non sono di natura diversa da quelli di quanti si esprimeranno nello stesso modo pur non essendo né cristiani, né protestanti. Come già per i due referendum sul divorzio e sull'interruzione volontaria di gravidanza, laici e credenti possono condividere largamente motivazioni, analisi ed obiettivi di questo referendum, senza con ciò negare le loro diverse appartenenze.
Così sarà anche per chi voterà NO.
Il referendum è stato indetto perché il Parlamento ha fallito in ciò che era un suo compito specifico: fare una buona legge. Una legge che favorisse e regolasse la procreazione assistita; il testo approvato in Parlamento in realtà rende praticamente impossibile la procreazione assistita. I quattro quesiti referendari intendono dunque correggere la legge, non abolirla, anche se è chiaro che qualora vincano i SI, essa dovrà essere precisata in alcuni punti (nella linea indicata da Amato). La legge 40 non è però soltanto il prodotto dell'arroganza di chi ci (mal) governa, c'è pure una precisa e grave responsabilità dei vertici della Chiesa cattolica romana che hanno voluto imporre un punto di vista "confessionale" su una questione che riguarda l'intera società italiana.
La responsabilità della Chiesa romana è grave perché, anziché cercare la via della mediazione ha voluto creare il muro contro muro, giocando pericolosamente su una contrapposizione cattolici-laici che è priva di senso. Il cardinale Ruini si è autoinvestito a paladino di questa brutta legge contro tutto e tutti; non ha voluto aprire alcun dialogo, ha assunto un atteggiamento di chiusura totale contro ogni altro punto di vista che non fosse il suo. Ma quale insegnamento morale dà la chiesa cattolica ai cittadini italiani invitandoli al non-voto, cioè a rinunciare a quello che è un diritto-dovere di ogni cittadino? Che cosa si nasconde dietro all'astensionismo? Certamente non una nobile preoccupazione pastorale ma un calcolo politico ben preciso... il cardinale ha fatto i conti. Sulla base dello zoccolo duro di un 30% di italiani che non va a votare, è più facile convincere ancora un 20% a restare a casa piuttosto che invitare i cittadini ad andare a votare e votare NO. Dietro all'invito all'astensione c'è dunque, a monte, un atteggiamento di totale sfiducia verso i cittadini cattolici; il cardinale sa che molti di loro andranno a votare e che la maggioranza voterà SI! Eccola, alla luce del sole, la pastorale del cardinale. anziché intervenire nel merito dei problemi e proporre un confronto libero e trasparente, ricorre all'arma dell'astensione.
Certamente l'astensione è un diritto costituzionale, nessuno è obbligato ad andare a votare. Ma quale visione della Chiesa e della pastorale rivela questo invito all'astensione? Pensa, il cardinale, di educare ad una cittadinanza responsabile con questa pastorale astensionista?È chiaro a tutti che l'interesse che sta dietro alla legge attuale è l'affermazione contenuta nel primo articolo in cui si dice che il concepito ha gli stessi diritti di chi è già nato. Questo interessa molto di più che l'articolato stesso della legge che stabilisce i criteri di accesso alla procreazione medicalmente assistita e che i quesiti referendari intendono modificare (per rendere possibile la ricerca scientifica a fini terapeutici usando gli embrioni in soprannumero che comunque andranno persi, per rispettare il corpo della donna e non sottoporla a inutili e pericolosi trattamenti, per rendere possibile l'eterologa).
Alla gerarchia cattolica interessa che la legge dello Stato stabilisca che l'embrione è persona - uno di noi - come si ama dire, tutto il resto ha importanza secondaria. Che l'embrione umano sia da difendere nessuno lo contesta, ci mancherebbe! Su questo punto varrebbe la pena di essere onesti e dire le cose come stanno anziché tacerle; la difesa dell'embrione umano, processo di vita in atto, non deve però essere assunta come principio assoluto, isolato dalle altre vite che già esistono. Per difendere questo "principio" il cardinale Ruini è convinto che la sua entrata in campo non abbia nulla di confessionale - egli pensa di dover dire ciò che dice a difesa dell'umanità intera - per cui ritiene un suo dovere rivolgersi non solo ai cattolici ma a tutti gli italiani. La questione sembra dunque essere "confessante", quasi che gli italiani fossero chiamati a recitare: "credo l'embrione persona" come parte aggiuntiva del Credo cristiano. Le cose però non stanno in questi termini e vanno quindi de-ideologizzate. Il cristianesimo non sta o cade con il sì o il no a questo referendum e la difesa dell'embrione non ha bisogno di una astratta definizione (embrione=persona). Questa è però la tendenza del magistero cattolico:assolutizzare i grandi problemi della vita umana per situarli in una dinamica di aut-aut, o di qua o di là , di qui il bene e di là il male. Non è certo soltanto un vizio cattolico, l'America protestante di Bush si trova,per molti aspetti, su questo stesso terreno. Se dunque i problemi di ordine etico non possono essere considerati degli assoluti, non serve a nessuno organizzare delle crociate, lanciare degli ultimatum, giocare alla contrapposizione. I problemi etici e bioetici, per quanto importanti siano, vanno affrontati con responsabilità e umanità nel registro del relativo umano, non dell'assoluto. Per la visione cristiana della vita Dio solo è l'assoluto. Situarsi nel relativo non significa affatto cadere vittima del "relativismo etico", vero e proprio fantasma della morale cattolica:significa, più semplicemente, non confondere le azioni e responsabilità umane con quelle divine.
ERMANNO GENRE