9.05.2005
Padova - Nel corso del 2005 l'Italia destinerà alla cooperazione finalizzata all'aiuto allo sviluppo appena lo 0,15% del Prodotto Interno Lordo; una percentuale che la colloca all'ultimo posto della speciale classifica stilata dall'OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) dietro gli Stati Uniti, penultimi con lo 0,17%.
L'allarmante dato è al centro del rapporto presentato oggi dai Volontari nel Mondo - FOCSIV (Federazione Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontario) in occasione del convegno Civitas di Padova, la mostra-convegno della solidarietà giunta ormai alla sua decima edizione. "E' la prima volta in assoluto che l'Italia si piazza all'ultimo posto nella classifica mondiale" fa notare il presidente di FOCSIV Sergio Marelli.
L'ong italiana, attualmente impegnata in 452 progetti nel mondo che coinvolgono 605 volontari nelle aree di crisi, ha sottolineato quella che per l'Italia non rappresenta solo l'espressione di un primato negativo ma anche la manifestazione di un'autentica anomalia in Europa. Cinque anni fa, infatti, su convocazione dell'ONU, i Capi di Stato di tutto il mondo avevano sottoscritto un documento programmatico conosciuto come Millenium Development Goals (Mdgs), che prevedeva tra le altre cose l'imposizione di una soglia percentuale minima del PIL, da destinare ai progetti di cooperazione allo sviluppo, che non fosse inferiore allo 0,7%.
Il risultato? Soltanto cinque Paesi europei (Norvegia, Danimarca, Svezia, Olanda e Lussemburgo) hanno saputo mantenere l'impegno ma, mentre quasi tutti gli altri hanno aumentato la cifra degli aiuti, con la prospettiva concreta di raggiungere al più presto l'agognato 0,7%, l'Italia ha addirittura ridotto la propria percentuale, "senza nemmeno – rileva Marelli – aver 'calendarizzato' il suo impegno fissando una data-obiettivo per il raggiungimento della soglia concordata". Nella discussione attorno a questo disastro italiano, quello del rapporto tra la cooperazione promossa a livello governativo e le attività dell'associazionismo che si esplicano nell'opera delle ong diventa un tema centrale. "L'Italia destina poco alle associazioni, si pensi che nel 2005 lo stanziamento risulta pari ad appena 68 milioni di Euro – spiega Marelli – per fortuna, però, queste ultime sanno essere autonome e abili nel reperire le risorse".
La questione chiama in causa il problema della strategia di gestione del rapporto tra questi due tipi di interventi di cooperazione, a proposito del quale il presidente di FOCSIV traccia le linee guida : "E' necessario proseguire nella riforma costituzionale insistendo sul tema della sussidiarietà , ma è altresì decisivo recuperare un termine ormai scomparso quale 'concertazione'. Nella situazione attuale che ne è priva – aggiunge Marelli – il disastro non avviene solo a livello quantitativo, ma anche sotto il profilo qualitativo".
L'avvilente risultato raggiunto dall'Italia assume inoltre connotati piuttosto imbarazzanti, considerando le diffuse pressioni fatte da Roma in sede ONU ai Paesi del Terzo Mondo affinché appoggino la sua proposta di riforma delle Nazioni Unite. Come a dire che proprio quei Paesi, a favore dei quali l'Italia ha ridotto gli aiuti e gli interventi, diventano oggetto di pressione per il sostegno ad un progetto di riforma. Una contraddizione che però non si esaurisce qui, ma sembra coinvolgere un più ampio problema di credibilità : "L'Italia pretende di impegnarsi sulla scena internazionale, poi però riduce gli investimenti in cooperazione - rileva Marelli - E' una situazione che influisce negativamente sulla fiducia verso l'Italia, un Paese che vorrebbe essere protagonista ma in definitiva non riesce ad essere credibile".
La triste immagine che si è guadagnata l'Italia stona tra le altre cose con l'attivismo espresso dalle aree italofone del Ticino e della Repubblica di San Marino le quali, a dispetto delle ridotte dimensioni, esprimono un profondo impegno nell'ambito della cooperazione internazionale.
La Svizzera italiana, in modo particolare, ha raggiunto un personale primato rispetto agli altri Cantoni della Confederazione che dispongono per altro di maggiori risorse. "Nel solo Ticino si contano ben 70 ong ad orientamento internazionale – spiega Federico Mori della FOSIT (Federazione delle ONG della Svizzera Italiana) – che, in questo senso, esprimono tutta la vitalità del Cantone. La serietà di fondo – continua Mori – non si esprime soltanto nella raccolta di soldi ma anche e soprattutto nella partecipazione ". Certo anche la Svizzera evidenzia i suoi problemi a cominciare dal non raggiungimento della soglia dello 0,7% indicata dall'ONU, proseguendo con la presenza di disparità tra i parametri del Governo e quelli espressi dalle associazioni che determina il mancato finanziamento per le ong che lavorano in Paesi che non rientrano nella categoria del sottosviluppo. La situazione, tuttavia, appare decisamente d'esempio specialmente considerando il caso dell'area italica.
In rapporto al confronto con l'Italia, il caso della Repubblica di San Marino appare ancor più esemplificativo. La piccola Repubblica partecipa infatti a tutte i principali organismi internazionali a cominciare dalle Nazioni Unite e dalle sue molte commissioni, in un contesto generale in cui il Paese "riesce a dare un elevato contributo compatibilmente con le sue ridotte dimensioni" come ricorda Giuseppe Lantermo di Montelupo, Console Generale di San Marino a San Paolo in Brasile. Il caso di San Marino si evidenzia inoltre per un rapporto di complementarietà tra il Governo della Repubblica e le ong, come rileva Lantermo, che aggiunge come le peculiari caratteristiche di questa piccola nazione indipendente siano anche decisive nel tessere buone relazioni con i Paesi non allineati, come evidenziò qualche tempo fa il rapporto con l'area balcanica.
Fonte: News ITALIA PRESS
http://www.newsitaliapress.it/interna.asp?sez=265&info=115563
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