11.05.2005
«Non vorrei che dietro gli ultimi episodi contro cittadini israeliani ci fosse un messaggio politico inquietante» di Redazione Articolo21 Tanti, troppi segnali. E non solo in Francia o in Austria. Anche in Italia, purtroppo, non è un bel momento per i cittadini israeliani. Prima i cori nazisti, le croci uncinate e le svastiche durante una partita di calcio giovanile fra Acilia e Maccabi Tel Aviv, con annessa aggressione verbale ai ragazzi della squadra israeliana. Poi due vicende che arrivano dall’università di Torino: una docente ebrea duramente contestata per avere invitato un diplomatico israeliano e uno studente, sempre di Tel Aviv, che descrive i suoi amici connazionali come “ragazzi impauriti, che nascondono il loro cognome temendo ritorsioni”. Anche a Pisa erano accaduti disordini in ateneo per la presenza di un diplomatico israeliano invitato a una conferenza. Casi che meritano un’analisi. Ne parliamo con Amos Luzzatto, presidente dell’Unione comunità ebraiche in Italia.
Presidente, anche una partita di calcio giovanile può diventare espressione di anti-semitismo? “Da tempo continuo a sostenere la mia tesi. Credo che queste manifestazioni di stadio siano la palestra per qualcosa di molto più grave. Non penso che si tratti di fenomeni o espressioni circoscritte alle tribune o alle curve. Non è solo la vicenda di Acilia. Anche allo stadio Olimpico si subodora da tempo la promozione di una piattaforma culturale comune a larghi strati di tifoseria organizzata. Non vorrei che sotto ci fosse qualcosa di più, un messaggio politico inquietante. Del resto, ormai quasi tutti i giorni televisioni e giornali mostrano bandiere con svastiche, croci celtiche e croci uncinate mentre si ascoltano cori nazisti e messaggi inquietanti contro noi ebrei”.
Eppure, da tempo si discute di limitare questi fenomeni negli stadi. “Si tratta di adottare scelte responsabilità , nell’intereresse a tutela di tutti, soprattutto di chi si reca allo stadio con animo gioioso. Cosa si aspetta, il morto? L’unico provvedimento, nei casi di disordini o incitamenti all’odio razziale, sarebbe quello di sospendere la partita. Ma sarebbe una risposta impopolare. Il giorno dopo, sui giornali, si celebrerebbe il funerale del calcio per colpa di una minoranza”.
Dunque, come arginare l’ondata d’intolleranza contro ebrei ed ebraismo? “Non credo più alla logica che sostiene ‘interverremmo in maniera decisa al prossimo episodio’. La verità è che siamo già all’episodio successivo. Sa, per quanto mi riguarda, potrei risponderle così: chi si è già scottato con l’acqua calda, ha paura anche dell’acqua tiepida. Dietro gli ultimi episodi, soprattutto quello di Acilia, mi pare ci sia una mano che agisca dietro le quinte. Non credo all’intemperanza di qualche giovane scalmanato o al gesto episodico. Apprezzo di tutto cuore, anche a margine di questa vicenda, il tentativo condotto dal sindaco di Roma Veltroni di riportare un clima di serenità attorno alla nostra comunità . I giovani, lo sport, il tifo, possono diventare una palestra di tolleranza e di rispetto, un percorso di crescita comune. Solo se lo vogliamo veramente. Io ci credo e mi batto perché questo avvenga presto”.
Fonte: http://www.articolo21.info/notizia.php?id=1982
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