C o m u n i c a t o
L'Ufficio Stampa della Presidenza della Repubblica rende noto il testo della lettera che il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha inviato alla Regina dei Paesi Bassi, al Granduca di Lussemburgo, al Re dei Belgi, al Presidente della Repubblica Francese e al Presidente della Repubblica Federale di Germania:
Il recente soggiorno ad Aquisgrana per la celebrazione del Premio Carlo Magno ha suscitato in me alcune riflessioni che voglio condividere con Lei, Capo di Stato di uno dei Paesi che hanno dato vita al processo d'unità europea.
Rimango convinto, come Le scrissi nel novembre del 2002 e del 2003, che i nostri Stati sono portatori di particolari responsabilità in seno all'Unione.
Prima fra tutte, nel momento presente, quella di ricordare ai cittadini europei, soprattutto ai giovani, che la pace di cui l'Europa gode da tre generazioni si deve alla illuminata intuizione di pochi che, già durante l'ultimo orrendo conflitto, capirono che l'Europa poteva salvarsi solo abbandonando i vecchi sistemi delle alleanze e mettendo in atto una progressiva integrazione.
A partire dalla fondazione della CECA, il principio della sovranità condivisa, combinato con il metodo intergovernativo, ha fatto avanzare il progetto politico europeo.
Nei tempi più recenti, all'impulso dei nostri Paesi si devono importanti riforme istituzionali, la moneta unica, l'avvio della politica estera comune.
Il disegno di unificazione - di cui Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi sono stati iniziatori - ha trasformato il volto del continente.
L'impegno comune nel negoziato sul Trattato costituzionale ha confermato la volontà di non mettere a repentaglio il patrimonio acquisito, anzi di accrescerlo.
Oggi mi rivolgo nuovamente a Lei nella ferma opinione che la coesione, che abbiamo costruito insieme, deve rimanere il cardine dell'integrazione europea.
L'evoluzione dall'originaria Comunità di sei Stati ad un'Unione a 25 non ha intaccato la validità della visione dei Padri fondatori, ma ha reso più palese la necessità urgente di strumenti di governo adeguati.
I nostri sei Stati costituiscono una combinazione unica di Paesi - dalle diverse dimensioni ma con pari diritti - che hanno promosso e sperimentato ogni tappa dell'integrazione. Sono depositari degli ideali che l'hanno sospinta in avanti; come tali, hanno una responsabilità aggiuntiva.
La loro memoria storica e la loro esperienza devono continuare a sostenere l'Unione nel suo progresso unitario.
I Paesi fondatori hanno spesso operato come autentiche avanguardie: sempre aperte e mai chiuse; questo loro ruolo è un bene prezioso da salvaguardare.
Per avanzare l'Unione avrà bisogno, come per il passato, di essere stimolata da Paesi che ne tengano alte la visione e l'identità politica e culturale.
L'avanzamento dell'Unione Europea richiede ora un rinnovato slancio unitario, un'autentica volontà politica per affrontare sfide determinanti per il proprio futuro: il consolidamento dell'allargamento, l'aggiornamento delle istituzioni, la crescita economica.
Il Trattato costituzionale vuole essere una risposta alle aspettative dei cittadini: assicura istituzioni di governo democratiche ed efficienti; consente all'Europa di recuperare capacità progettuale; tutela il valore insostituibile della solidarietà ; consolida il sistema giuridico comunitario; rende più autorevole il ruolo dell'Unione nel mondo.
Perché un'Unione a 25 possa funzionare, è necessario che il nuovo Trattato entri in vigore nei tempi prefissati.
Con questo convincimento, l'Italia lo ha ratificato il 7 aprile scorso.
Ogni ritardo rispetto ai tempi concordati sarebbe di danno per ciascun Paese e per l'intera Unione Europea.
Non esiste in Europa obiettivo che non possa essere raggiunto: a condizione d'essere uniti ed operosi.
Lo dimostra l'euro che ha dato stabilità economica e valutaria all'Europa.
Perché possa anche generare crescita economica, è urgente provvedere al superamento dell'asimmetria - sempre più stridente - tra il governo della moneta, esercitato unitariamente, e quello dell'economia, insufficientemente coordinato fra i vari governi.
Nel lungo periodo non vi può essere stabilità economica e sociale senza crescita; né vi può essere crescita senza stabilità . E la crescita abbisogna della realizzazione delle decisioni di Lisbona e dell'attuazione di politiche di bilancio, armonizzate con quelle monetarie, ad opera in primo luogo dei dodici Paesi che hanno messo in comune la sovranità monetaria.
Gli ideali ed i valori europei hanno consentito i successi straordinari conseguiti finora. Richiamandoci ad essi e sulla base del saldo ancoraggio costituzionale offerto dal nuovo Trattato e della ormai consolidata realtà espressa dalla zona euro, sarà possibile dissipare dubbi, corrispondere alle giuste aspettative dei cittadini per un'Europa governabile, democratica, unita, autorevole nel mondo.
E' questo un dovere particolare proprio degli Stati fondatori che hanno vissuto quest'intera straordinaria esperienza.
Essi debbono risvegliarla in loro stessi e in tutti gli altri Membri dell'Unione Europea. In questo spirito, e insieme agli altri Stati che ne condividono l'impostazione, è essenziale che i Paesi fondatori rinnovino una comune volontà unitaria e una comune capacità progettuale.
Con questi sentimenti La prego di accogliere, Signor Presidente, l'espressione della mia viva stima.
Con amicizia.
Carlo Azeglio Ciampi
Roma, 11 maggio 2005