14.05.2005
Di Lidia Ravera. Ebbene sì, deteniamo una fra le classi politiche più bruttine della Ue. Bruttina e a larga maggioranza maschile. Non abbondano gli under quaranta e, dopo che Ilona Staller è tornata alle sue private occupazioni, una bionda veramente sexy è una reverie senza speranze. L’immagine fisica del Parlamento italiano è blu scuro, cravattata, di pelo rado, occhialuta e tarchiatella. L'effetto collaterale indesiderato di tanta omegeneità lo pagano i pochi diversi: i belli con chioma come Vittorio Sgarbi, a cui si chiedevano consigli su shampoo antietà e bagno schiuma, anche quand'era sottosegretario ai Beni Culturali. Ma, data la scarsa rappresentanza di genere, pagano pegno soprattutto le belle come Stefania Prestigiacomo o Giovanna Melandri, sottoposte a bordate di curiosità maligna e pressing sentimentale proiettivo. Non si tratta nemmeno tanto di maschilismo, quanto proprio di noia da gita scolastica. Da anticamera del dentista. Da ripetizione degli stessi rituali. Non ci sono sempre i cosacchi alle porte, le guerre mondiali, le leggi salvaculo da votare di corsa... bisogna capirli, i parlamentari, se si concedono un po’ di gossip in coincidenza con l’esplosione della primavera. Si può perdonare, anche a loro, un po’ di gioco delle coppie: tra l’altro, quella composta dal longilineo Fini e dalla slanciata Stefania ha una sua logica da romanzetto televisivo: almeno a sentire lei. Tutti e due di destra, tutti e due di passo signorile, quei dieci-quindici anni di differenza d'età che, quando la più giovane è la donna, tirano ormai al patto fra coetanei. Sposato lui, sposata lei. Galeotto fu il viaggetto tropicale: insieme a inventariare i danni dello tzunami, sotto una palma stroncata dal maremoto. Tutto torna. Tutto, tranne la conclusione, per così dire, sessuopolitica: assolutamente inverosimile. Inverosimile che, fosse anche preda di una passione da far impallidire il dottor Zivago, il ministro degli Esteri abbia deciso di farsi consigliare dalla ministra delle Pari Opportunità (fra femmine e maschi), dovendo esprimere un’opinione riguardo all'abrogazione di una legge che tocca il sentimento, la maternità , la paternità , la salute e il corpo delle donne. Inverosimile perché ci rimanderebbe ad una società perfetta che non esiste. Tanto meno in Parlamento. «Tesoro, sul ritiro delle truppe dall’Iraq decido io, tu mi dici come mi regolo con questi dannati ovociti?». Sarebbe troppo carino. Una sit-com a sfondo parlamentare, allegra e crudele come «Casalinghe disperate». Chennesò: «Ministri allupati?», «I peccatori di Piazza Montecitorio»? Ci si può sbizzarrire. Dovessi scriverla io, questa commedia, mi piacerebbe di più che lei fosse di sinistra e lui di destra, o viceversa, le schermaglie sarebbero più ghiotte. Pensate a una Melandri versus Casini, a una Santanchè corretta da dosi incisive di Bertinotti... Si può fare, no? Ma sì, tutto si può fare, tutto, fuorchè prenderle sul serio, queste dolci baggianate da fine legislatura. Gianfranco Fini, se la signora Daniela non lo gambizza con la collaborazione di qualche tifoseria laziale, sarà il primo a ridere dell'ipotesi davvero bizzarra di aver suscitato l’ennesimo vespaio in questa già infetta maggioranza per far contenta una femmina. Stefania Prestigiacomo, dopo avere, come è giusto, protestato la sua innocenza («Siamo soltanto amici»), ritornerà alla sua campagna a favore dei “quattro sì” nell’ambito, protetto e decente, di una combriccola, spero sempre più numerosa, di donne decise ad abrogare una legge avvilente. Eppure il venticello del pettegolezzo, in fondo, non ha soffiato del tutto invano. È servito a scoprire, per esempio, quante nubi si addensano sull'orizzonte del centrodestra, e quanto è cupo il cielo, dietro lo schermo del bianco. Forse il 12 giugno non sarà una domenica di solleone. Forse pioveranno pietre e nessuno andrà al mare. Forse a votare ci andranno anche i cattolici. Anche senza il permesso del Cardinal Ruini, che, fedele al celibato ecclesiastico, non può essere salvato neppure da qualche affascinante badessa, mandata fin lassù, nel suo ufficio, alla Commissione Episcopale, per sedurlo e insegnargli a cedere alla compassione, anche lui, per la vita faticosa delle donne. Quelle che, sole, portano in grembo, la responsabilità della procreazione.
Fonte:
http://www.unita.it/index.asp?SEZIONE_COD=EDITO&TOPIC_TIPO=E&TOPIC_ID=42568
mt
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