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La prima blogtv italiana
16.05.2005
Oggi, se hai qualcosa da dire o da mostrare, gli spazi che, ti mettono a disposizione, sono veramente pochi. Non ti resta che andare sul satellite. Lì c’è Nessuno.TV: un angolo di comunicazione controcorrente.
di Piero Buscemi

di Lorenzo Misuraca,

Il 10 marzo 2005, NessunoTV - emittente satellitare free di informazione - ha lanciato la BlogTV, aprendo la porta della televisione a tutti i videobloggers e chiudendo un importante accordo con una delle piattaforme blog più famose d’Italia, Il Cannocchiale, per consentire a tutti l’invio e la pubblicazione dei propri filmati.

Da quel momento tutti possono diventare provider di informazioni e quindi realizzare un video, pubblicarlo sul web e mandarlo in onda in televisione.

E’ necessario, innanzitutto, aderire al progetto e firmare una liberatoria. A questo punto, con un dispositivo di ripresa qualsiasi (webcam, videofonino o handycam amatoriale), è possibile realizzare un servizio filmato adatto alla BlogTV. Le possibilità sono molteplici: un’intervista a un editoriale, un videoclip o addirittura un semplice cartone animato. L’unica limitazione è la durata che non può eccedere i 5 minuti, una restrizione che condiziona sia la possibilità di compressione del file, che la necessità di utilizzare un linguaggio veloce adatto al web e alla tv.

Creato e pubblicato sul proprio sito/blog personale, (oppure inviato direttamente a Nessuno via mail e posta per i non bloggers) il filmato viene raccolto dalla redazione di NessunoTV e trasmesso all’interno del proprio palinsesto. Non prima di aver avvisato l’autore.

Ogni giorno, all’interno del palinsesto di NessunoTV, si alternano i programmi della redazione, come Reporter di Paolo Mondani e Insider di Giancarlo Santalmassi, a quelli generati dai videobloggers per comporre un flusso dinamico e innovativo, che non ha precedenti nella storia della televisione.

Quella che segue, è un’intervista rilasciata a Girodivite da Bruno Pellegrini, uno dei responsabili del progetto di Nessuno.TV.

Quali novità, a livello tecnico e a livello socio-politico, hanno portato i cosiddetti nuovi media nel panorama dell’informazione?

Rispetto ad anni fa è molto più facile per ogni cittadino diventare produttore e/o editore affrancandosi dal ruolo di semplice fruitore cui era stato per lungo tempo relegato: soprattutto nei nuovi media (blog, siti personali, vlog, blog radio, etc.) ma non solo in questi (telestreet, fanzine cartacee, etc.). Le barriere all’accesso sono cadute grazie all’evoluzione tecnologica (device di ripresa e montaggio, una volta accessibili solo a grandi case di produzione, sono adesso incorporati nei telefonini di ultima generazione) ma anche grazie all’evoluzione sociologica e antropologica: le nuove generazioni conoscono molto meglio delle vecchie i meccanismi che stanno dietro un qualsiasi video.

A questo fattore che tende ad aprire (democratizzare) i media si contrappone, e non a caso, la crescente concentrazione dei network editoriali e le sempre maggiori contaminazioni tra questi e la politica. Fattori, questi ultimi, che spingerebbero verso un controllo assoluto dell’informazione e della comunicazione (valori, simboli, cultura).

Riproposto in ambito mediatico ci troviamo ad assistere al solito inutile tentativo da parte di una ridotta elite di potere di arginare la forza della moltitudine: le maglie della rete si allargano e non ci sarà Berlusconi che possa fermare questa tendenza.

I nuovi media richiedono un proprio linguaggio e un proprio stile? Quale?

Ogni media ha un suo linguaggio e un suo stile che dipende da mille fattori endogeni (limitazioni tecniche, stadio di sviluppo e diffusione, etc.) e esogeni (target, network, etc.). Alcuni non sono ancora chiari o si stanno evolvendo come il vlogging il cui linguaggio non è ancora stato formattizzato con precisione.

Alcuni esempi di agenzie informative che hanno sfruttato a pieno i nuovi media?

Tutte le agenzie hanno da tempo compreso quanto i nuovi media (internet e telefonia) siano importanti per il loro sviluppo e la loro sopravvivenza nel lungo termine. Nessuna di loro, soprattutto nessuna delle italiane (Ansa, Adn, Agi, etc) così troppo vicine ai centri di potere, ha però colto l’occasione per proporre qualcosa di realmente innovativo e rivoluzionario nel settore.

Quali tra i nuovi media (internet, tv digitale, umts) è oggi più efficace e quale si svilupperà di più in futuro? Perché?

Internet prima di tutti e dopo l’umts in quanto modificano il rapporto e il ruolo del cittadino con il mezzo: da semplice consumatore a consumatore/produttore di contenuti. Anche la tv digitale col tempo potrebbe inserirsi in questa dinamica ma allo stato attuale si assiste alla riproposizione di vecchi modelli televisivi da parte dei soliti editori, con l’aggiunta di una banale e inutile interattività orientata principalmente all’acquisto.

Cosa intende per sfera pubblica?

La distinzione tra bene pubblico e bene privato è una lunga questione sorta probabilmente all’inizio dei secoli. Attualmente ritengo debba essere considerato pubblico tutto quello che non può essere valutato semplicemente con il metro del profitto (tipicamente individuale e privato) ma che deve includere anche parametri diversi di benessere sociale diffuso: cultura e istruzione, sanità, informazione, ecologia sono esempi di aree di pertinenza prevalentemente pubblica.

L’incremento dell’informazione condivisa aumenta anche la partecipazione civile dei cittadini?

Assolutamente, e le ricerche, in questo senso, sono numerose così come le opinioni, vedi Habermas, molto autorevoli.

Si può dire che con i nuovi media l’informazione è diventata più democratica, cioè ha ridotto l’asimmetria nel rapporto tra produttori e destinatari d’informazioni?

Vedi sopra.

Crede che la comunicazione debba muoversi sempre di più verso un processo di costruzione dell’informazione democratica e condivisa, o pensa che comunque i ruoli di produttore e destinatario dell’informazione debbano essere sempre ben distinti?

I ruoli saranno sempre distinti: anche procedendo verso la democratizzazione e la citizen information avremo sempre un rapporto 1 a 1000 tra cittadini produttori (e consumatori) e cittadini solo consumatori. La differenza consisterà nel fatto che il ruolo di produttore non sarà monopolio di alcune grandi aziende ma sarà accessibile, sulla base del merito, a tutti. Come nei blog dove i blogger famosi si sono fatti conoscere per i loro scritti e non per essere figli di un imprenditore o protetti di un politico come accade nei tg italiani.

Quali mezzi ha e quali dovrebbe o potrebbe avere il cittadino (tenuto conto delle facilitazioni offertegli dai media interattivi) per influenzare i produttori d’informazione?

L’unico modo per influenzare i produttori di informazione (se soprattutto con questo vuoi intendere le grandi società editrici) è, alla fine, il denaro. Ogni cittadino dovrà rendersi conto di venire valutato solo in quanto potenziale acquirente e con questa consapevolezza dovrà effettuare le proprie scelte di consumo mediatico. Riconoscere e far riconoscere questo ruolo sarà determinante nella lotta per l’informazione.

Il rapporto più stretto e attivo (feedback immediato) ha cambiato il modo di selezionare, trattare e presentare le notizie? Come?

Paradossalmente non è stato solo un bene. Un po’ come i sondaggi nella politica che alla fine hanno visto la politica asservirsi ai sondaggi e non viceversa. Si è persa la visione di medio periodo, la strategia, il percorso e ci si è ridotti a rincorrere un risultato immediato e parziale. Il giornalista un tempo aveva il tempo di pensare, di scoprire, di valutare mentre adesso viene valutato sul titolo ad effetto, sullo scoop scandalistico, sulla facile provocazione.

Che rapporto c’è tra gli operatori dell’informazione mainstream e quelli dell’informazione di base (diffidenza, estraneità, contiguità)?

Paura, insicurezza, timore di essere sostituiti e vedersi sottrarre i propri privilegi: l’ordine dei giornalisti ne è un esempio e ricorda sempre più le corporazioni dell’Italia del ’400 / ’500.

Limiti e vantaggi dell’informazione mainstream?

Può essere controllata e quindi sicuramente lo sarà.

Limiti e vantaggi dell’informazione di base?

Ha difficoltà ad unirsi e arrivare ad una massa critica

È possibile un’informazione di base che esca dal ghetto dei soliti senza perdere l’indipendenza?

Sì, ma con un approccio diverso da quello adottato della mainstream (organizzazione centrale e burocratica) che faccia riferimento all’organizzazione delle reti, qui intese, non come insieme di nodi di calcolo, quanto di cervelli e conoscenze.

Gli esperimenti più arditi di condivisione dell’informazione sono solo sperimentalismi destinati a spegnersi o verranno assorbiti e snaturati dall’informazione mainstream?

Entrambi: sono sperimentalismi che, per la maggior parte, si spegneranno e verranno assorbiti e snaturati dall’informazione mainstream. Pochissimi, forse nessuno degli esperimenti si affermerà come concorrente della mainstream ma sicuramente, questa è la nota positiva, tutti avranno contribuito a migliorare, poco o tanto, il sistema.

Un’agenzia di informazione mainstream che utilizza apprezzabilmente le nuove tecnologie?

Nessuna!

Fonte: http://www.girodivite.it/article.php3?id_article=2311

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