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Referendum Si o NO....Io vado a votare...di Antonio di Pietro.
3.06.2003

Referendum SI o NO...Io vado a votare..di Antonio DI Pietro
Illustre Direttore,


il prossimo 15 giugno ci sarà il debutto della nuova legge sul voto per gli italiani all’estero. L’occasione non è delle più semplici giacché non si va a votare per le elezioni al Parlamento ma per un referendum. Il fatto poi che si tratta di un “referendum abrogativo” complica ancora di più le cose. Vediamo di cosa si tratta. Con il referendum abrogativo si dà la possibilità ai cittadini (anche quelli residenti all’estero) di annullare, cancellare (abrogare, appunto) una legge già in vigore. Insomma, in Italia dopo che il Parlamento emana una legge viene data la possibilità ai cittadini di dire che quella legge non la volevano e quindi possono cancellarla con un referendum. Nel caso di specie la legge per cui si chiede ai cittadini se vogliono abrogarla o meno e’ quella relativa all’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori. Questo articolo prevede che si possono licenziare senza giusta causa i lavoratori di aziende con meno di 16 dipendenti. Ai cittadini elettori viene chiesto di abrogare questa norma per impedire che le piccole aziende (quelle cioè con massimo 15 dipendenti) possano assumere o licenziare i propri dipendenti a proprio piacimento ed a seconda delle proprie esigenze. Finora tale impedimento in Italia era riservato solo alle aziende di una certa dimensione (appunto con più di quindici dipendenti) e ciò per permettere una maggiore flessibilità nel lavoro delle aziende artigiane (di regola in mano a imprese familiari o comunque a conduzione personale). Come i lettori possono intuitivamente immaginare ci sono “buone ragioni” sia da parte di chi sostiene che il diritto dei lavoratori a non essere licenziati debba valere per tutti i lavoratori (per una elementare ragione di uguaglianza e parità di diritti) e chi sostiene che – per la peculiarità delle piccole imprese - se queste dovessero essere costrette a tenersi per sempre tutti i lavoratori ogni volta che li assumono, finisce che o non assumono più nessuno (con grave rischio per la loro attività e per tutta l’economia del paese) oppure aumenterà il ricorso al lavoro nero (con tutte le conseguenze negative per il fisco e per i diritti dei lavoratori).
Agli elettori spetta ora scegliere e schierarsi:
Votando “SI”, si abroga la legge esistente e quindi non potranno essere più licenziati i lavoratori delle piccole aziende (divieto che già vige per le medie e grandi aziende).
Votando “NO”, la legge rimarrà in vigore e quindi i lavoratori delle piccole aziende potranno essere licenziati anche senza giusta causa. (come già è avvenuto finora).
Così dovrebbe essere in uno Stato normale. Invece in Italia molti partiti vanno dicendo ai loro elettori di non andare a votare. E’ un trucco politicamente scorretto perché si vuole vincere la “partita a tavolino” sfruttando un “trucco” presente nella legge che prevede come si deve svolgere un referendum: esso si può considerare valido se almeno il 50% degli elettori aventi diritto al voto sono andati a votare. In pratica il referendum è valido se almeno 51 elettori su 100 vanno a votare. Solo dopo aver riscontrato questo dato numerico, si può passare a contare le votazioni per vedere se hanno vinto i “Sì” oppure i No”. Può capitare quindi che tutti gli elettori che vanno a votare dicono “sì” ma il referendum non è valido perché sono andati a votare meno della metà degli aventi diritto. Capito l’antifona? Quelli del “NO”, quando temono di perdere, invece che battersi sul campo, possono tentare di vincere la partita a tavolino, aggiungendosi ai cittadini che già di per sé non vanno a votare. In pratica, siccome già un bel 30-40% di cittadini non va a votare per conto suo (l’astensione è un fatto fisiologico, in ogni Paese) in questo modo si sfrutta questo dato fisiologico per evitare di contarsi nel merito del problema: insomma una vittoria a tavolino. Una vittoria con il trucco. Per questo a me pare politicamente scorretta. E soprattutto diseducativa da parte dei partiti nei confronti dei cittadini (un po’ come il prete che – temendo che il suo diacono sappia fare la predica meglio di lui – invita i fedeli a non andare a messa).
Ecco perché – per quanto mi riguarda – faccio appello a tutti gli elettori (anche a quelli residenti all’estero) di andare a votare comunque, rimettendomi alla loro libertà di coscienza se stare dalla parte dei “Sì” oppure dei “No”: questa è democrazia, l’altra è democrazia “truccata”!

Antonio Di Pietro
Presidente Nazionale IDV

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