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Questo governo è allo sbando di A. Di Pietro
17.05.2005

Questo Governo é allo sbando e tra gli innumerevoli, drammatici episodi che si potrebbero elencare, la conduzione irresponsabile, confusionaria e cinica della nostra politica estera in Iraq, ne é un chiaro esempio.

Sono di questi giorni infatti le dichiarazioni del Vicepremier Fini, sul ritiro delle nostre truppe che inizierà entro il febbraio 2006 in concomitanza con l'ultimo atto del percorso indicato nella risoluzione dell'ONU che fissa ottimisticamente, la data di dicembre 2005. Contemporaneamente però a queste impegnative dichiarazioni, sono arrivate le secche smentite del Ministro della Difesa Antonio Martino, secondo il quale, non solo non é stata fissata alcuna data per il ritiro del contingente italiano, e che, in base ad una logica sconcertante, una cinquantina di morti al giorno per atti di terrorismo, sarebbero la dimostrazione concreta che il processo politico in atto, grazie anche alla presenza delle nostre truppe sul territorio, sta avendo successo e deve continuare.

La realtà é che in un paese normale non sarebbero neanche lontanamente concepibili, due simili contraddittorie affermazioni su un tema tanto delicato, espresse pubblicamente non da due amici al bar, ma due figure istituzionali di primissimo piano, e che questa clamorosa mancanza di coordinazione ai vertici dello Stato, dimostra chiaramente che il Governo non sa più cosa fare per venir fuori dal pantano iracheno.

Con la superficialità e la spregiudicatezza, che caratterizzano da sempre le sue azioni, Berlusconi, in questa storia, ha seguito un esempio di triste memoria e si é associato "vigliaccamente" l'ultimo giorno, ad una guerra fatta da altri, allo scopo di essere considerato il partener privilegiato di Washington nell'avventura irachena. Partener privilegiato, sopratutto nella fase post-bellica della ricostruzione, o, detto in modo meno elegante ma più efficace, per partecipare alla "spartizione del bottino". Di secondaria importanza, quindi, se il prezzo da pagare per partecipare a questa strategica fase del dopo guerra, avrebbe comportato, come ha comportato, la perdita di vite umane dei nostri soldati.

Berlusconi, come Bush, non hanno però considerato le incognite di una guerra, la sua durata, le motivazioni degli uomini che combattono, il coacervo di etnie ed antichi conflitti che caratterizzano l'Iraq e che ancora una volta, come in Vietnam, hanno dimostrato, come questi fattori possono clamorosamente prescindere, dall'indiscussa superiorità bellica di una delle due parti.

In effetti, da quando si é istaurato il nuovo governo iracheno, la situazione in questo paese, si é aggravata, ogni giorno di più: morte, distruzione, attentati-suicida, automobili bomba, uno stato di perenne guerriglia urbana e tanta miseria sono all'ordine del giorno.

In attesa di definire la sua posizione ufficiale, per il nostro Governo, le motivazioni, quelle vere, di questa guerra restano comunque ad oggi validissime. Sono di questi giorni infatti, le clamorose rivelazioni apparse sulla stampa in base alle quali, ben sei mesi prima dello scoppio della guerra, il Ministero delle attività produttive, aveva commissionato ad un docente dell'Università di Teramo, un dossier la cui conclusione, invitava "in caso di guerra, a basarci a Nassirya per non perdere un affare di 300 milioni di dollari".

Non certo un'ipocrita missione di pace, mossa da spirito umanitario e nel folle intento di esportare la democrazia con la forza le armi, come c'è stato da subito raccontato, ma il possibile sfruttamento da parte dell'ENI dei ricchissimi giacimenti petroliferi iracheni, nella zona di Nassirya .

Eppure, più di un anno fa, noi di Italia dei Valori, proprio dalle colonne di questa rivista, e attraverso ufficiali interrogazioni dei nostri senatori, chiedemmo pubbliche spiegazioni al nostro Governo riguardo alle reali motivazioni di questa guerra ingiusta ed illegale. Denunciammo infatti l'incredibile coincidenza in base alla quale, i nostri soldati fossero stati dislocati proprio nel capoluogo della provincia sciita, zona di ricchissimi giacimenti oggetto di uno "stra-vantaggioso" contratto siglato a metà degli anni novanta tra ENI e Saddam. Denunciammo come mai inizialmente l'accampamento italiano era stato posto proprio a ridosso degli uffici amministrativi della società petrolifera e come non fosse un caso, che gli americani avessero permesso, sempre a Nassirya, un governatore di nazionalità italiana.

Nella missione "Antica Babilonia", a Nassirya, sono morti 19 nostri soldati, e noi non dimentichiamo le loro giovani vite spezzate, ma ora noi di Italia dei Valori, chiediamo ufficialmente a questo Governo, la costituzione di una commissione parlamentare d'inchiesta, perché le famiglie di questi ragazzi e tutti gli italiani hanno il diritto di conoscere le reali motivazioni che hanno portato al loro estremo sacrificio.
Antonio Di Pietro
Presidente di Italia dei Valori
e-mai: dipietro@italiadeivalori.it

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