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La democrazia in pericolo fa il pienone allo Smeraldo di Milano
4.06.2003

Il dibattito di Libertà e Giustizia
La democrazia in pericolo fa il pienone allo Smeraldo
Voglia di nuova politica
Tutto esaurito allo Smeraldo per Libertà e Giustizia
Nel foyer i volontari raccolgono adesioni per finanziarsiSul palco Rutelli, Fassino, Cofferati e Cacciari con Umberto Eco e Salvati
Gae Aulenti: "C´è un gran bisogno di vederci, di stare tra gente per bene"

RODOLFO SALA da Repubblica (g.c.)
La sala dello Smeraldo strapiena, i duemila posti a sedere che vengono occupati tutti mezz´ora prima dell´inizio. Sul palco, la grande politica rappresentata ai massimi livelli (da Rutelli a Fassino, da Cofferati a Cacciari), fianco a fianco con i «professori»: il semiologo Umberto Eco, l´economista Michele Salvati. Ma la sorpresa sono loro, quelli della platea. E i primi a stupirsi del pienone forse sono proprio i promotori dell´appuntamento: anche in un calda serata di mezza estate, e perdipiù nella capitale del berlusconismo, la prima uscita pubblica di Libertà e Giustizia sembra promettere bene.


Certo, ci sono i grandi nomi a fare da richiamo. Ma i politici che parlano dal palco vengono qui a spiegare, a rendere conto di quel che stanno combinando su loro sollecitazione: della «società civile», insomma. Quanto meno, di quel pezzo di Milano che ne ha piene le tasche di Berlusconi senza avere problemi di portafogli. Questo dicono l´abbondanza di blazer e cravatte, le mises delle signore, le abbronzature precoci. Tutto parecchio diverso dalle grandi mobilitazioni degli ultimi diciotto mesi (all´inizio fu il Palavobis), a cominciare dalla musica di fondo che inganna l´attesa dell´inizio: solo jazz. «C´è un grande bisogno di vederci, di riconoscerci: di stare tra gente perbene», commenta seduta in prima fila Gae Aulenti, una delle animatrici della nuova associazione che a Milano conta su un nucleo di ferro di 700 iscritti e qualche migliaio di simpatizzanti. Accanto a lei il critico d´arte Gillo Dorfles, felice di essere «tra tantissimi amici di vecchia data», ma anche di incontrare «un mare di giovani». Sempre in prima fila ecco l´editore Carlo Caracciolo e Carlo De Benedetti. E un poco dietro, riecco - per la categoria ex berlusconiani - l´avvocato Vittorio Dotti.


A fare da padrona di casa, Simona Peverelli, che arriva dai Girotondi e adesso guida le truppe milanesi di L&G. Non rinnega nulla del suo recentissimo passato, anzi continua a rivendicare con malcelato orgoglio l´idea di sfilare attorno al Palazzo di Giustizia, nel gennaio del 2002. «Ma adesso - dice - i cittadini - pretendono qualcosa di più, e cercano di ottenerlo "convocando" la politica per un confronto serio. Amano ancora le manifestazioni - aggiunge - ma sull´essere contro prevale la voglia di ricostruire, partendo proprio da Milano, un centrosinistra in grado di vincere». Insomma: partiti e movimenti, insieme si può e si deve, come dicono tutti gli esponenti ulivisti che scrutano con soddisfazione la sala strapiena. «Significa che a Milano comincia a riaprirsi la partita», pronostica il diessino Filippo Penati, salutando «il ritorno della politica, quella vera, non quella di rissosi amministratori di condominio». E Alberto Martinelli, già preside di Scienze politiche poi approdato in consiglio comunale, la dice così: «Che mille fiori sboccino, questo non è il momento delle gelosie».


Parola chiave, la «nuova politica». La invoca l´imprenditore Riccardo Sarfatti, anche lui tra gli animatori di Libertà e Giustizia, pronto a riproporre la tesi dell´anello mancante: «Noi, le associazioni, i movimenti come i girotondi, siamo tanti segmenti di un unico anello che dovrebbe unire partiti del centrosinistra e società civile». Naturalmente l´anello tutto intero non c´è ancora: «Ma questa platea, i contatti che abbiamo con tanta gente che ha voglia di dare un contributo, sono un segnale davvero interessante». Soprattutto per Milano, considerata non a torto «il grande buco nero». Ma a spargere manciate di ottimismo ecco Massimo Cacciari: «Questa città è stata la culla del berlusconismo, ora potrebbe diventarne la tomba: perché l´Ulivo si sta riorganizzando, i movimenti ci sono, il dialogo è ormai avviato; se baderemo a valorizzare quello che ci unisce, se ci sapremo muovere con un po´ di saggezza, è fatta: l´anno prossimo vinceremo le provinciali e nel 2006 le comunali».


Fuori, nel foyer, hanno un gran daffare i volontari di Libertà e Giustizia: raccolgono adesioni a 50 euro l´una, vendono agendine e penne per finanziare le iniziative dell´associazione. Da ieri le casse sono un po´ più piene, e loro si sentono un po´ più forti.

da http://www.repubblica.it

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