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Gli OGM e la frontiera delle regioni |
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23.05.2005
Il grido "ogm free" si leva sempre più forte. Dai Comuni, alle Regioni fino a Bruxelles dove la scorsa settimana in Parlamento si è tenuta una conferenza, organizzata dall'assemblea delle regioni d'Europa, proprio sul tema degli “organismi geneticamente modificati” e del delicato ruolo dell'Europa nella loro regolamentazione. È di questi mesi la posizione assunta da un gran numero di Regioni e Province d'Europa, ben 162, che in un documento comune si dicono contrarie alla coltura di OGM sul loro territorio e propongono un piano d'azione per la difesa del diritto e della capacità effettiva degli agricoltori UE a scegliere liberamente tra agricoltura convenzionale, biologica e transgenica. E questo numero sembra destinato a salire. In Italia il fermo no al “transgenico” nei campi è testimoniato da 2115 Comuni, 37 Province e 43 Comunità montane che hanno aderito alla campagna approvando delibere che ne vietano l'uso. Bisogna riconoscere che l'argomento "colture OGM" continua ad essere fonte di preoccupazione per Bruxelles. Sono diversi, ad oggi, gli Stati europei che prevedono leggi per il controllo e la regolamentazione delle piantagioni OGM, ma molti altri restano cauti nel prendere provvedimenti, nella speranza che regole uniformi siano prese a livello comunitario. Il 23 luglio la Commissione europea ha raccomandato ai Paesi membri lo sviluppo di strategie agricole nazionali in tale ambito, con l'obiettivo di contemperare gli interessi degli agricoltori di entrambi i tipi di coltivazione attraverso misure volte a preservare le colture dalla contaminazione e suggerendo che gli agricoltori che introducono coltivazioni OGM dovrebbero assumere la responsabilità di intraprendere azioni necessarie a limitare i rischi di contaminazioni incrociate. Qualora si dimostri l'impossibilità di garantire la coesistenza, si potrà considerare l'opportunità di misure a livello regionale. I ministri dell'Ambiente dell'UE si occuperanno della questione il prossimo mese di giugno. Bisogna inoltre ricordare che, tra le priorità espresse a gennaio della Presidenza lussemburghese dell'Unione in campo alimentare, vi è proprio quella di concentrare i lavori sulla coesistenza tra colture modificate geneticamente, colture convenzionali e biologiche. In Italia, di recente, il Parlamento ha approvato la legge sulla coesistenza tra colture tradizionali e colture OGM meglio conosciuta come "legge Alemanno". Una legge che potrebbe rischiare di scontrarsi con le regole comunitarie, avendo la Corte di Giustizia europea già condannato l’Austria per avere approvato una legge simile a quella italiana e che stabilisce un divieto assoluto alle colture transgeniche destinate all'immissione sul mercato. Divieto che mal si concilia con l'ordinamento comunitario, che impedisce agli Stati membri la possibilità di vietare in linea generale, la coltivazione di varietà geneticamente modificate. Daniele Cardella
Fonte:
http://www.toscanaeuropa.it/approfondimenti/sicur_alim/documenti/dettaglio.asp?id_doc=3570
mt
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