Ci vuole la lista dell'Ulivo - L'intervento introduttivo di Romano Prodi al Comitato di Presidenza della Federazione dell'Ulivo del 25 maggio 2005
Cari amici,
l’Italia sta attraversando un periodo di crisi, la più grave e prolungata da quando è nata la Repubblica.
L’Italia è davvero il grande malato dell’Europa.
Questo è ciò che, senza eccezione, ci dicono con i loro numeri ed i loro rapporti, tutti gli studi sul nostro paese.
Questo – l’ho una volta di più constatato in questi ultimi giorni trascorsi tra la Russia e la Cina - è ormai il giudizio consolidato nelle istituzioni e negli ambienti internazionali.
Gli indicatori dell’economia non consentono alcun margine di dubbio.
La finanza pubblica è fuori controllo. La produzione industriale è ferma dall’inizio del 2001.
La quota di mercato delle nostre esportazioni si è ridotta di un terzo negli ultimi dieci anni.
Il reddito pro-capite degli italiani è sceso sotto la media europea.
Da qualsiasi punto di vista lo si consideri, l’Italia figura agli ultimi posti delle classifiche europee.
Ma la crisi non si limita all’economia.
Dalla giustizia alla scuola all’informazione, non c’è quasi un singolo campo nel quale non si manifestino gravi disfunzioni.
Il paese sta pagando un costo pesante per le politiche perseguite dal governo e dalla maggioranza della destra negli ultimi quattro anni.
Le ragioni della crisi, tuttavia, sono profonde ed antiche.
L’Italia è un grande paese che può riprendersi e ritornare nel gruppo delle nazioni di testa, in Europa e nel mondo.
Ma questo non avverrà se non adotteremo politiche capaci di aggredire alla radice i nostri mali e che durino nel tempo.
L’Italia ha bisogno di un grande governo che prenda decisioni severe e prolungate nel tempo.
Un grande governo che solo una maggioranza compatta e determinata può permettere.
Negli ultimi mesi, siamo riusciti a costruire una coalizione forte ed unita.
L’asse portante attorno al quale abbiamo costruito questo edificio è stato offerto dall’accoppiata Unione-Ulivo.
L’Unione per vincolare, con un programma comune, l’intera coalizione ad un condiviso impegno di governo.
L’Ulivo per dare stabilità alla rotta.
Il valore di questa accoppiata gli elettori l’hanno capito, l’hanno apprezzato e l’hanno premiato.
Una lunga tornata elettorale che ha coinvolto più di 40 milioni di cittadini e, dopo la quale, l’Unione governa 16 regioni, 79 province, 63 comuni capoluogo.
Nei limiti e con i poteri propri degli enti locali, già oggi l’Unione governa gran parte dell’Italia.
Forti di questi risultati, ci proponiamo per il governo nazionale.
Conseguire questo risultato non sarà facile.
L’analisi dei voti ci mostra che, in presenza di un primo e significativo spostamento di elettori dal centrodestra al centrosinistra, siamo stati premiati soprattutto dai giovani e dalla scelta a noi favorevole di tanti che, in occasioni precedenti, si erano astenuti.
Si tratta di un sostegno forte, tanto forte da essere senza precedenti.
Non era mai capitato prima che il centrosinistra fosse maggioranza assoluta nel paese.
Ma si tratta – ce lo dicono i flussi elettorali che ho prima ricordato – di un sostegno non ancora consolidato.
Per questo, ho parlato di voto prestato.
La lunga serie di vittorie elettorali ottenute negli ultimi anni non garantisce il successo nelle elezioni politiche del prossimo anno. Il risultato finale è ancora aperto.
Gli elettori ci premieranno soltanto se dimostreremo di essere capaci di affrontare e risolvere i gravi problemi del paese.
E’ in questa direzione che ho voluto, aperto ed avviato la Fabbrica del Programma.
Un lavoro, quello della Fabbrica, compiuto con un’intensità , una partecipazione ed un anticipo sui tempi che mai si sono visti nella storia politica italiana.
Ed i miei stessi viaggi all’estero, come quest’ultimo dalla Cina a Russia, sono una preparazione per l’appuntamento che tutti ci aspetta,
In Fabbrica, non un ristretto gruppo di amici, ma molte centinaia di persone hanno dato il proprio contributo ad una riflessione che è già diventata per tutti noi un patrimonio prezioso.
Tra coloro che hanno partecipato ai lavori della Fabbrica, moltissimi sono stati i rappresentanti dei partiti, i partiti dell’Unione e della Federazione.
A tutti loro e a ciascuno di loro va la mia gratitudine.
Al lavoro della Fabbrica si affiancherà ora, per portarlo alla fine ad una sintesi nella quale si riconosca l’intera Unione, un impegno ancora più forte e diretto dei rappresentati ufficiali dei partiti.
Come sapete, al termine di questa nostra riunione si terrà la prima riunione forma della Regia del Programma.
L’Italia attraversa una crisi profonda che per essere superata richiederà interventi radicali.
Soltanto un governo sorretto da una maggioranza compatta e determinata può essere all’altezza di questa difficilissima sfida.
Con il loro voto, gli elettori ci hanno chiesto di andare avanti, di essere ancora più uniti: per meritarci la loro fiducia tra dodici mesi, per governare bene il paese nei successivi cinque anni.
E’ a questa domanda che noi oggi siamo chiamati a dare risposta.
Prima delle elezioni - e tutti voi certamente lo ricordate, perché numerose sono state le riunioni e gli incontri dedicati a questi temi - , mi sono sforzato di dare corso al completamento anche formale e al rafforzamento dell’edificio della Federazione.
Di fronte alle resistenze ad un’intesa piena, in grado di assicurare alla Federazione una solida capacità operativa, ho cercato di evitare ogni possibile occasione di attrito scegliendo di non accelerare su questa strada in un momento nel quale qualsiasi elemento di divisione avrebbe nociuto alla spinta unitaria con la quale ci stavamo muovendo verso uno straordinario successo elettorale.
Nonostante le critiche delle quali sono stato oggetto – tra tutte, la più ingiusta e immotivata è stata quella che mi attribuiva il disegno del partito unico, un progetto che non ho mai coltivato e un termine che non ho mai pronunciato -, credo che sia stata una decisione saggia.
Il messaggio unitario che siamo riusciti a trasmettere agli elettori, il messaggio dell’Unione e dell’Ulivo, è stato non solo la ragione prima della nostra vittoria, ma anche la cornice che ha sorretto e permesso i lusinghieri risultati conseguiti dai partiti della Federazione nelle regioni nelle quali avevano scelto di presentarsi con le proprie liste particolari.
Gli studi più seri e documentati non concedono su questo punto doppie letture.
Ha vinto la nostra unità .
Alla luce di questi risultati, quella di oggi deve essere l’occasione per decidere finalmente, tutti insieme, di procedere con decisione a consolidare in modo definitivo l’Ulivo, a dare corpo politico ed organizzativo alla nostra Federazione.
La consapevolezza dello stato di degrado al quale è stata portata l’Italia ci impone di impegnarci tutti e senza più indecisioni per fare dell’Ulivo il centro e il baricentro di quel forte e compatto governo dell’Unione del quale il paese ha un disperato bisogno.
La convocazione del Consiglio Nazionale completato con l’ingresso dei rappresentanti delle associazioni, il radicamento sul territorio, il coordinamento dei gruppi nel parlamento nazionale e nei consigli regionali, la nomina di portavoce unici per la politica internazionale ed europea e per le questioni istituzionali, campi nei quali la competenza e la responsabilità della Federazione sono già state formalmente riconosciute.
Questi sono gli adempimenti ai quali siamo chiamati, che sinora non mi è stato concesso di portare a compimento, ma ai quali oggi dobbiamo dare risposta.
Ma bisogna fare di più.
Abbiamo bisogno di un Ulivo che sia radicato nella società e nelle istituzioni, nei consigli dei comuni, delle province e delle regione e nel Parlamento nazionale, così come ci chiedono da troppo tempo i cittadini senza che sia stata data una stabile risposta.
Un Ulivo determinato a far progressivamente sentire la propria voce e ad incidere su tutti i temi dell’agenda politica, deciso a contribuire con una posizione elaborata in comune e presentata con una sola voce al programma dell’Unione non solo nei campi già attribuiti alla Federazione ma anche, e direi quasi soprattutto, in quello dell’economia.
Un Ulivo pronto a darsi le regole e tutti, dico tutti gli strumenti necessari per agire: dalla gestione delle risorse finanziarie con la nomina di un tesoriere unico alla definizione delle regole per la scelta delle candidature.
Sì, anche le candidature.
Ma, attenti.
Questo paese ne ha avuto abbastanza delle vuote promesse e della false parole.
Noi siamo, noi dobbiamo essere quelli che misurano le parole e dicono solo le parole che pensano di mantenere.
Dalla riunione di oggi, dunque, non possono emergere impegni ai quali non seguano poi azioni conseguenti.
E veniamo, ora, al punto più delicato della nostra riunione.
Nel luglio di due anni fa, proposi ai partiti che condividevano la medesima idea d’Europa di presentarsi con una lista comune alle elezioni europee.
Democratici di Sinistra, Margherita, SDI e Repubblicani Europei risposero a quell’appello costituendo la lista Uniti nell’Ulivo.
Quasi un italiano su tre premiò quella proposta con il proprio voto facendo della lista unitaria dell’Ulivo la prima forza politica del paese, una forza con una consistenza doppia del principale partito della maggioranza.
La lista unitaria è stata riproposta alle recenti elezioni regionali con un risultato che è andato al di là di tutte le previsioni, tanto da far vacillare la stessa maggioranza di governo.
La Federazione dell’Ulivo, che oggi qui rappresentiamo, è figlia di questa spinta unitaria, è figlia della lista unitaria.
Questa è la realtà dei fatti.
Questo è ciò che gli italiani hanno capito e sanno.
Questo è ciò che gli italiani si aspettano di vedere confermato nell’appuntamento decisivo per la nostra democrazia, le elezioni politiche del prossimo anno.
Unione e Uniti nell’Ulivo.
Questo è ciò che gli italiani si aspettano da noi.
Questo è ciò che noi dobbiamo offrire, come garanzia di una coalizione capace di sostenere un grande governo.
La Margherita, nella sua Assemblea Federale di pochi giorni fa, ha deciso di presentarsi alle prossime elezioni politiche con il proprio simbolo di partito nella parte proporzionale.
Si tratta di una decisione autonoma, non concordata con gli altri partiti della Federazione, che tocca un elemento essenziale del nostro stare insieme e che io, che, in nome dell’Ulivo, sono stato tra i promotori della Margherita, colgo personalmente con amarezza.
Ma si tratta di una decisione pienamente legittima, assunta con metodo democratico e che dobbiamo tutti rispettare, quali che siano stati i termini usati nel corso del dibattito.
Il problema che ci si pone è cosa fare adesso.
Su questo voglio dirvi con parole serene e chiare il mio pensiero.
Io penso che noi abbiamo il dovere di confermare e di offrire agli elettori una grande lista nel nome dell’Ulivo.
Senza questa lista, un simbolo che gli italiani hanno imparato a conoscere e ad amare, non ci può essere garanzia di vittoria ma, quel che più conta, di stabilità e di governo.
Senza questa lista e questo simbolo rischierebbe di essere vanificato il progetto del superamento definitivo della divisione tra laici e cattolici, una divisione che ha segnato tutt’intera la storia dell’Italia contribuendo ad indebolire la sua unità nazionale.
Senza questa lista e questo simbolo, verrebbe a mancare la base per una leadership forte, nella coalizione oggi, nel governo domani.
Questo è ciò di cui il paese ha bisogno.
Questo è ciò che io credo.
Questa è la mia linea. Una linea che, per le ragioni profonde che vi ho detto, non poteva essere cambiata e che non è cambiata.
Questa è la ragione del mio impegno.
Un impegno che non potrebbe esserci se venisse a mancare la lista dell’Ulivo.
Per questi motivi, rivolgo a tutti voi un appello accorato ad aderire alla proposta di presentarci di nuovo uniti, con i simboli, le bandiere e le liste dell’Unione e dell’Ulivo, alle prossime elezioni politiche.
E’ una scelta non organizzativa ma politica, profondamente politica.
L’Unione e la Federazione dell’Ulivo.
All’interno e al riparo di questa duplice cornice, io credo che ci siano i modi per governare in modo sereno e condiviso le nostre scelte e le nostre azioni.