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L’ecologia non è di destra né di sinistra
30.05.2005
INTERVISTA CON FERRANTE (LEGAMBIENTE): L’ECOLOGIA NON È DI DESTRA NÉ DI SINISTRA

di Cecilia Bergamasco

Milano, 30 maggio - “L’ambiente più che un accessorio deve essere un valore, un principio trasversale che permea tutti i programmi e le politiche di governo”. A pensarla così è Francesco Ferrante, direttore generale di Legambiente che, in occasione del 25° compleanno dell’associazione, fa un bilancio delle vicende ambientali italiane con qualche stoccata a Matteoli e smorzando i toni sui recenti battibecchi con le altre organizzazioni verdi.
Secondo lei, quali sono i tre principali successi di questi 25 anni di Legambiente?
Sicuramente il successo più significativo è il referendum sul nucleare. Oggi siamo l’unico Paese occidentale a non avere centrali nucleari. Molto del successo del referendum dell’87 è merito delle associazione ambientaliste e tra queste in prima linea c’era sicuramente Legambiente.
Un altro successo lo vedo più come una questione generale, si tratta della coscienza ambientale. In 25 anni è cresciuta molto la sensibilità delle persone nei confronti dell’ambiente, ma soprattutto si è fatta decisamente più attiva la partecipazione della gente. Se penso alle prime campagne di Legambiente, come “puliamo il mondo”, dove c’erano alcune centinaia di persone che pulivano le spiagge, oggi invece c’è una partecipazione decisamente molto più ampia, che non ha confronti con quella dei primi anni di Legambiente.
Il terzo successo è una sconfitta. Mi riferisco al condono edilizio del governo Berlusconi. Da un punto di vista normativo è stato una sconfitta, ma sotto l’aspetto delle alleanze è stato un vero successo. Siamo riusciti a creare una rete di rapporti con le realtà regionali e territoriali che hanno fatto fronte compatto contro il provvedimento del governo che nei fatti è risultato un buco nell’acqua. È evidente che il condono non ha certo dato i risultati economici sperati dai ministri dell’Economia di questo esecutivo. Durante il primo condono edilizio, mi riferisco a quello del ’94 voluto dal governo Craxi, Legambiente si era trovata sola nella battaglia contro questo assurdo provvedimento, oggi invece ci siamo trovati inseriti in una rete solidale di associazioni e soggetti che si sono battuti contro il condono edilizio.
E i tre insuccessi?
Sicuramente la mobilità. Anche se abbiamo lavorato molto, e molto stiamo facendo per trovare una soluzione al problema della mobilità, l’inquinamento atmosferico da traffico urbano resta ancora a livelli molto alti. Siamo ancora lontani da un sistema di mobilità sostenibile.
Un altro insuccesso è il ritardo dell’Italia sulle fonti rinnovabili, rimaniamo sempre il fanalino di coda e il governo non sta facendo nulla per sbloccare la situazione. Il decreto che recepisce la direttiva europea sullo sviluppo del mercato interno dell’energia da fonti rinnovabili è rimasto lettera morta.
L’ultimo più che un insuccesso è una difficoltà. È difficile far capire al mondo politico che l’ambiente più che un accessorio deve essere un valore, un principio trasversale che permea tutti i programmi e le politiche di governo.
I vostri programmi per i prossimi anni?
Al centro delle prossime azioni c’è senza dubbio il tema energetico che consideriamo un po’ la madre di tutte le questioni, senza ovviamente dimenticare quelli che sono i nostri cavalli di battaglia. Oggi viviamo in un mondo dove il modo di produrre energia è assolutamente insostenibile, così come i consumi energetici. Questo modello deve assolutamente cambiare, trovare una strada sostenibile così che si possa delineare una relazione più equilibrata tra uomo e natura.
In tutta la diatriba sull’eolico, quale è la vostra posizione?
Noi siamo forti sostenitori delle fonti rinnovabili e tra queste c’è anche l’eolico. Il Congresso nazionale del 2003 aveva al centro del dibattito il tema dell’eolico. Abbiamo emanato una delibera a livello di direttivo nazionale in cui sosteniamo che l’eolico è fondamentale per la politica energetica del Paese e va sostenuto. È evidente che comunque deve essere inserito con criterio nel paesaggio, deve rispettare in vincoli presenti sul territorio.
Ma a livello locale i vostri circoli a volte si sono schierati con i comitati del No ...
Direi che quasi mai i circoli locali hanno fatto parte dei comitati del no, comunque se hanno dei dubbi i circoli si devono riferire a livello regionale o alla Direzione centrale di Legambiente, nell’ambito della quale si decide se appoggiare o meno un progetto. Con questo non voglio dire che abbiamo accentrato le decisioni, ma piuttosto che tutto il sistema di Legambiente si muove in modo coordinato sulla questione.
Ripeto noi siamo a favore dell’eolico, certo deve essere fatto con criterio e nel rispetto dei vincoli paesaggistici. Un esempio mirabile è il nuovo impianto eolico di Partitico in Sicilia.
Un commento sulla decisione della Commissione europea di chiedere all’Italia un taglio delle emissioni di CO2 nell’ultimo piano nazionale di allocazione delle risorse.
La Commissione europea ha stravolto il Piano nazionale di allocazione presentato dall’Italia. Bruxelles ci ha “chiesto” un taglio di emissioni di CO2 per 23 milioni di tonnellate, pena la bocciatura del Piano. Ora si tratta di vedere se l’Italia deciderà di rispettare questa riduzione solo con provvedimenti passivi, come l’emission trading, che evidentemente si rifletterebbero in un aggravio di costi per la bolletta elettrica, o con politiche propositive di efficienza energetica e sviluppo delle fonti rinnovabili.
Neanche uno spiraglio aperto al nucleare?
Assolutamente no! Non ci sono nemmeno le condizioni per aprire un dibattito sul nucleare. Sarebbe solo una perdita di tempo inutile. Oltre a tutta la questione legata al problema della gestione e dello smaltimento delle scorie radioattive, i costi del nucleare sono troppo alti e non ci sono le disponibilità economico-finanziarie per poter costruire nuove centrali in Italia.
Greenpeace non accetta soldi dalle aziende, Legambiente sì. Come la mettete con l’indipendenza?
L’indipendenza e l’autonomia non sono assolutamente messe in discussione, anzi sono il cardine attorno a cui ruota l’associazione. Legambiente, come la quasi totalità delle Onlus mondiali, ricevono sponsorizzazioni, ma non per questo si può anche solo lontanamente pensare che vi sia un minor margine di autonomia per le associazioni.
Noi non accettiamo finanziamenti, ma sponsorizzazioni. Si tratta di un rapporto economico, chiaro e trasparente, attraverso il quale le aziende ci sostengono nella realizzazione delle campagne e in cambio ricevono visibilità. Anzi credo che questo tipo di rapporto sia importante per far avvicinare il mondo delle imprese ai temi ambientali.
Legambiente e politica. Realacci, ex presidente di Legambiente e ora presidente onorario è “sceso” in campo ed è deputato della Margherita. Non rischiate di essere letti come un’associazione troppo politicizzata?
Direi piuttosto il contrario. Legambiente nasce come associazione politica. I primi gruppi erano costituiti soprattutto da persone con una nota distinzione politica e con l’intento di far passare i temi ambientali nei programmi di governo. In questi 25 anni siamo cambiati. Oggi Legambiente percepisce sé stessa come un’organizzazione di cittadini che vuole interloquire con la politica.
Ha destato attenzione il recente “battibecco” tra voi e Italia Nostra sulla costruzione della linea C della metropolitana di Roma. Come finirà?
La divergenza di opinioni con Italia Nostra è stata un’occasione per chiarire che esiste tra le associazioni un approccio diverso ai temi ambientali. C’è chi legge il rapporto tra uomo e natura come un qualche cosa di statico, dove si deve difendere l’ambiente punto e basta. Sono d’accordo sul proteggere l’ambiente ma io credo che si debba percepire il rapporto uomo-natura come un qualche cosa di dinamico e interattivo.
Comunque la polemica con Italia Nostra non deve diventare una guerra di religione, sono due modi diversi di affrontare la questione. Nonostante questa diversità di visione sono molti gli argomenti che ci accomunano in tema di difesa dell’ambiente.
Chi butterebbe giù dalla torre: il presidente di Italia Nostra, Desideria Pasolini dall'Onda; il presidente del Wwf, Fulco Pratesi, o Walter Ganapini presidente di Greenpeace?
Nessuno! Desideria Pasolini dall'Onda è una donna per bene che ha a cuore la tutela dell’ambiente e dei beni culturali. Fulco Pratesi è uno dei padri storici dell’ambientalismo italiano, uomo colto e intelligente. Walter è un amico.
Un giudizio allora sul ministro dell’Ambiente, Altero Matteoli.
Quando Matteoli è stato nominato ministro dell’Ambiente, nonostante arrivasse da tradizioni politiche distanti da noi, abbiamo sperato che, dato il suo peso politico, potesse assegnare all’ambiente un ruolo rilevante nelle politiche di governo. Dopo quattro anni di “ministro Matteoli” siamo delusi. Non solo l’ambiente non ha avuto l’importanza che ci saremmo aspettati o che auspicavamo, ma al contrario il peso dell’ambiente nelle politiche di governo è diminuito, è stato marginale se non addirittura assente. Questo governo passerà alla storia per il condono edilizio, la finanza creativa e le grandi opere, dove l’ambiente non conta nulla, anzi è considerato materia di ostacolo.
Chi vorrebbe come prossimo ministro dell’Ambiente?
Vorrei qualcuno che sapesse di ambiente, che fosse una persona preparata in materia con conoscenze tecniche ma che avesse anche la capacità di far pesare i temi ambientali sulle politiche di governo, nell’economia, nell’agricoltura, nei trasporti e nelle infrastrutture; perché l’ambiente non sia più considerato come una nicchia a parte, ma un elemento trasversale in tutti i settori. La persona fisica con queste caratteristiche...
… deve ancora nascere?
No, no magari è già nata ma lascio al lettore individuare chi possa essere

Fonte: http://www.e-gazette.it/

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