L’opinione pubblica registra pareri discordanti su quanto Giovanni Paolo II ha fatto per la questione femminile. Secondo qualcuno Wojtyla ha esaltato il «genio delle donne», secondo altri è stato un Papa maschilista se non antifemminista. Qual è il suo pensiero?
Sono assolutamente contraria alla definizione di Papa antifemminista. Non è un mistero, infatti, che la celebre esortazione di Wojtyla “Non abbiate paura” possa essere interpretata anche in riferimento alle donne. Nonostante la rigidità imposta sui grandi temi della morale sessuale, che lascio alla coscienza individuale di ognuno, bisogna ribadire con forza che Giovanni Paolo II non ha mai avuto paura delle donne, anzi ha esaltato il genio femminile come nessun Pontefice aveva mai fatto prima. Innanzitutto, Wojtyla ha assegnato loro una missione salvifica: in una delle sue ultime visite a Lourdes definì la donna «sentinella dell’infinito», salvatrice dell’umanità dai mali della società contemporanea. Dicendo «le donne salveranno il mondo», il Pontefice le ha inserite in una prospettiva escatologica, in uno schema di salvezza, assegnando loro un ruolo decisivo all’interno delle tensioni profonde della società contemporanea, con tutti i suoi aspetti drammatici di spersonalizzazione, omologazione e venerazione del denaro. Tutti conoscono il culto personale di Wojtyla per la Madonna, ma era una donna anche una delle sue ispiratrici filosofiche più importanti, Edith Stein, che fu da lui non solo beatificata e santificata, ma anche proclamata copatrona d’Europa, assieme a Santa Caterina da Siena e Santa Brigida. Insomma, non v’è dubbio che nella teologia di Giovanni Paolo II il posto della donna è stato assolutamente centrale. E non solo da un punto di vista teologico o escatologico.
A cos’altro allude?
Wojtyla, influenzato dalla scuola fenomenologica di Cracovia, ha anche scritto libri di filosofia molto importanti. In questi testi si è soffermato sui momenti sessuali dell’esperienza sensibile, momenti che inquadrano la figura maschile e quella femminile nell’ambito di una vera e propria teoria della persona. Con essa Wojtyla afferma la complementarietà tra uomo e donna: i due sessi si devono unire ciascuno per dare all’altro quello che gli manca.
La sua idea di persona è dunque l’idea di una sintesi complementare tra i due sessi. Ora, da un punto di vista strettamente morale, l’idea che all’uomo e alla donna siano assegnate competenze diverse non mi trova completamente d’accordo. È vero, è una teoria che ha una lunga tradizione di pensiero: penso ancora a Edith Stein. Io credo però nella libertà dei singoli individui, ciascuno dei quali esiste in maniera autonoma, e poi si mette in relazione con l’altro.
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