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Vasco: votate sì, per la vita che c’è
2.06.2005

Vasco Rossi si schiera e invita tutti a rifiutare l’astensionismo al prossimo referendum sulla procreazione assistita. Lui voterà quattro sì per non cadere in questo «scherzo da preti». E per avvicinare le leggi all’umanità e ai suoi bisogni

Grazie, gli hanno risposto, ma chi si è mai lamentato? Noi stiamo alla finestra e si gode il concerto. Vattelappesca cosa è successo, intanto Vasco li ha invitati tutti sotto il palco, vista mare, mare di onde, mare di gente. Dove canta lui, il mondo va e pare il mare.

Vasco, ormai siete rimasti voi due a riempire stadi e piazze ogni volta che avete qualcosa da dire: tu e il Papa. Sarà un caso?

Mi piace questa storia, sì. Solo che lui fa meno fatica di me: si siede su quel bel trono e fa le sue cose. Io, invece, faccio una gran fatica, bella ma sempre fatica è.

Adesso che ci penso non dite cose così diverse: il Papa difende la vita, le tue canzoni sono un inno alla vita, ti butti solo un po’ più in là, la barricata pare la stessa...

Vero: qualcosa che ci avvicina c’è. La passione per la comunicazione e la comunione, per esempio. Il piacere immenso di stare assieme e di fare cose assieme pur restando diversi uno dall’altro...

C’è di più: c’è amore per gli esseri umani, c’è comprensione e tu sei un laico. Anzi, pensare che qualcuno ti vede come un demonio...

Sì, sì. Sembro cattivo a qualcuno. Perché dico la verità, almeno sul palco. Ma son convinto che molto della religione mi stia bene: quando parla dell’amore tra fratelli, quando invita alla comprensione e al dialogo, quando dice che bisogna pensare agli umili e che quelli senza potere sono Cristo, che proprio in quelli bisogna vederci Gesù Cristo, allora è una gran bella cosa. Mi sgancio quando iniziano i dogmi, la vita che ci sarebbe dopo. Tutto questo non lo seguo: non ci credo o forse è poco importante che io ci creda o meno, perché resta il fatto che la vita che c’è ha bisogno di tutto me stesso, anima e corpo. Anche questa storia dello spirito: c’è poco da danzarci attorno, anche lui, lo spirito, deve fare i conti con il corpo, deve adattarsi e il corpo è quello che è, bisogna capirlo, amarlo, comprenderlo, riconoscerlo. Senza tanti sensi di colpa, a patto che ci si muova senza far del male volontariamente...

Stai tornando al sottotesto del referendum: ti sta davvero a cuore, non è così?

Molto, vorrei che la legge attuale in materia di procreazione assistita venisse cambiata per avvicinarla all’umanità, ai suoi bisogni. Non si può continuare a fare leggi con la presunzione di educare, chi educa chi? Non siamo bambocci, l’umanità non è fatta di bambocci, non abbiamo bisogno di muri che ci indichino la strada, la vediamo da soli, sappiamo quando è bene e quando è male, abbiamo coscienza. Una legge come quella affrontata dal referendum è una legge che dice alle donne e agli uomini: voi non avete coscienza, ci penso io. Poi cosa inventano per non riconoscerci la coscienza? L’astensionismo. Fanno cioè conto su quel 20% sicuro e fisiologico di gente che a votare non ci va, per invalidare il referendum. Ma ti pare una cosa seria? Un amico mi ha suggerito: sono scherzi da prete. Prova a dire di no. Non è un modo scorretto di sostenere la propria convinzione? Sarà il caso di rivedere i meccanismi referendari, così non si può andare avanti, è una questione di democrazia reale.

Ti va stretto il proibizionismo, ti va stretta questa legge: non è che ti va stretto questo paese?

Macché, l’Italia è un posto pieno di gente meravigliosa, c’è una quantità di gente onesta che ogni giorno fa i conti con la realtà con coraggio e sincerità, giovani e vecchi. L’Italia è un pozzo di risorse. Adesso le cose vanno male, grazie a questo governo di destra - un altro soggetto per il quale noi tutti non avevamo coscienza, ce l’aveva solo lui - l’economia è a rotoli, tutto frana. Ma sta a vedere come ne verremo fuori, perché ne verremo fuori, ce la caveremo, l’abbiamo fatto in passato e lo faremo ancora...

Ma guarda che bell’ottimismo e poi dicono che sei cattivo. Vuol dire che il mondo attorno a te non ha un brutto colore, che non vedi nero e, se possibile, che la politica istituzionale non ti deprime...

Stai parlando con il dottor Jeckyll - ride - poi sul palco ridivento mister Hyde. Perché dovrei veder nero? Prodi e Fassino sono ben meglio di quel che ci passa oggi il convento. Ma, ti dico la verità, in questi tempi di destra oscurantista io mi aggrappo a Veltroni...

Senta, dottor Jeckyll, ma Veltroni non è, per i veri duri, il profeta del buonismo?

Lasciali dire: questo è il frutto dell’ipercriticismo della sinistra che è un’altra cosa buona. Ben venga: non ti fa dar mai niente per scontato e ti costringe a vedere tutto sotto una luce. È così che si cresce, anche se non si resta mai tranquilli: guarda, ci brindo su.

Roba buona?

Acqua, mai alcol prima del tramonto. Regole ci vogliono, regole vere!

Che fai, mi prendi in giro?

Scherzo. Ma è vero che se togli le leggi che ti dicono sempre dove e come e quando, vien su la coscienza e lei, se può, regola. Niente alcol prima del tramonto. Prendi, per esempio, alcol e droghe: i ragazzi vanno protetti per legge, ma dopo i diciotto anni lascia che i maggiorenni decidano cosa fare della propria vita, aiutali ma non decidere per loro, magari punendoli col carcere: è gente maggiorenne, la loro libertà può essere messa in discussione solo se fanno del male ad altri.

Sarai maggiorenne, ma quando stai sui palchi pari un bambino, felice come un bambino, sincero come un bambino, vado avanti? Saggio come un bambino. Mi ricordi, da sempre, Dylan. Lui dice che le sue canzoni saranno quel sono, belle o brutte, ma conta il fatto che ha sempre detto la verità...

Ci sto. Anch’io ho sempre detto la verità mentre canto. E sai perché? Perché il palco è l’unico luogo in cui non mi vergogno di dire, di parlare. Sembrerà strano, ma in altri posti non me la cavo così bene. Certo che dico le bugie, qui e là, le ho dette. Soprattutto durante le interviste - ride mentre beve l’acqua del pomeriggio - anzi, ti ho detto un sacco di cazzate...

Dici le bugie anche quando sottoscrivi un appello per la salvezza dell’Africa e per questo decidi di salire sul palco?

Son cose giuste. Ma dire che è proprio questo ciò che bisogna fare subito...C’è un bel po’ di gente che ci marcia, che fa carriera con questi begli slanci. Mi piacerebbe che lo slancio generoso iniziasse sotto casa, molto prima di arrivare in Africa. Per esempio non provando fastidio per quelli che ti puliscono i fanali ai semafori mentre pensi all’Africa. Senza girare la faccia da un’altra parte quando un disgraziato qualunque ti porge la mano e tu sai quello che vuole. Ma stai lì che pensi all’Africa. Che vita spericolata, fratello.

Intervista su L'Unità a cura di Toni Jop

Fonte: http://www.unita.it

 

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