5.06.2005
«Non illudiamoci che un intervento di riduzione dell´Irap possa, miracolosamente, cambiare lo scenario. Siamo in emergenza nei conti pubblici e l´industria è in recessione da tre anni». Pierluigi Bersani, responsabile del programma per il 2006 della segreteria dei Ds, non nasconde il suo scetticismo sul modo con il quale il governo sembra intenzionato ad affrontare la perdita di competitività del sistema produttivo. Ma non nasconde nemmeno il ruolo che debbono giocare le imprese: spetta a loro ricominciare a «scommettere sul futuro, tornando a investire sulla ricerca e sull´innovazione». «Perché - aggiunge l´ex ministro dell´Industria - nel Paese delle rendite denunciato da Montezemolo ci sono anche gli industriali».
La riduzione dell´Irap è anche una delle proposte del centrosinistra. Secondo voi andrebbe concentrata, come chiede la Confindustria, sulla componente lavoro? «Intanto vorrei sapere come il governo pensa di coprire il taglio dell´Irap. Il ministro Scajola ha recentemente annunciato che si punta ad azzerare l´Irap. Bene, vorrei essere avvisato perché voglio assistere al miracolo! Quanto al modo con il quale operare, noi dell´opposizione, già da tempo, sosteniamo l´idea di agire sulla componente lavoro». Tra le ipotesi per sostenere lo sgravio fiscale per le aziende c´è anche quella di un aumento dell´aliquota dell´Iva dal 20 al 21 per cento. Sarebbe d´accordo? «Mi pare davvero che non sia una strada praticabile».
Pensa che sia necessaria una manovra correttiva per riportare il deficit sotto controllo? «Certamente bisogna riprendere in mano la finanza pubblica. Anticipando la Finanziaria? Con una manovra correttiva? Non so. So che si deve agire. Ma ci vuole anche un piano per l´industria e un tavolo per affrontare il nodo del potere d´acquisto dei lavoratori e il crollo della produttività . Davvero servirebbe uno sforzo corale».
Cioè il "patto" che chiede Montezemolo, presidente della Confindustria? «Non voglio cadere nella retorica dei patti. Sono convinto che non si dovrebbe trascorrere un anno in apnea. Anche se, poi, mi rendo conto che dire queste cose con questo governo non è per nulla credibile».
Vuol dire che di fronte all´emergenza economica l´opposizione farebbe la sua parte? «Dico che se la maggioranza affrontasse i nodi che ho indicato, cioè finanza pubblica, industria, produttività , noi daremmo il nostro contributo».
Il contributo della sinistra che, le ricordo, proprio Montezemolo ha accusato di troppi silenzi davanti alle battaglie finanziarie per il controllo di Bnl e Antonveneta. «E io non accetto questa critica. Non si può chiedere nello stesso tempo una "politica alta" e poi tirarla per la giacchetta. Il mestiere della politica, in questo caso, è stare attenta che si rispettino le regole del gioco e verificare che le regole siano adatte. Non spetta a noi fare il tifo per qualcuno. Il solo parlare di "finanza rossa" mi pare un po´ ridicolo e anche volgare. Così si trasforma tutto in un rotocalco. Tanto per essere più precisi, a me interessa il progetto industriale di Unipol, come quello di qualsiasi altra azienda. Continuo a pensare che la politica debba essere amica di tutti e parente di nessuno».
Lei, invece, cosa rimprovera agli industriali? «Per colpa del contesto generale gli imprenditori stanno perdendo la capacità di accettare le sfide per il futuro. È in atto un processo di ripiegamento che spiega, anche tra loro, il ricorso all´investimento immobiliare, alla rendita. Poi non si può pensare di affrontare il crollo della produttività solo dalla parte del lavoro. Perché quel crollo è il risultato anche dell´organizzazione delle imprese e della scarsa innovazione tecnologica al loro interno».
da www.dsonline.it
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