10.06.2005
Barcellona ospiterà dal 16 al 19 giugno il Social Forum, abbiamo intervistato Gianfranco Benzi, responsabile del dialogo con i movimenti della Cgil nazionale.
- Benzi quale l’importanza di questo appuntamento? Personalmente giudico questo appuntamento di grande importanza, ci stiamo lavorando da 3 anni da quando iniziò l’esperienza dei social forum. Il Forum di Barcellona nasce in una situazione di complessità generale che è però per noi uno stimolo ad andare avanti nel voler risolvere numerose questioni che affronteremo in questi giorni di dibattiti. - Ci spieghi meglio. Da parte nostra ci sarà la volontà di porre all’attenzione una questione che a noi pare importantissima, ossia la mancanza di democrazia in molti paesi, si pensi ad esempio all’Algeria dove non c’è libertà di opinione, di espressione, di organizzazione, al Marocco dove anche se con qualche apertura mancano ancora i diritti fondamentali, all’Egitto che è di fatto una dittatura “mascherata”. Ci piacerebbe ribaltare queste realtà al fine di implementare attraverso i dibattiti un reale processo di democratizzazione in questi paesi. Anche se non sarà facile è una grande sfida. - Perché non sarà facile? Perché un espressione della società civile in quegli ambiti merita alcune cautele. La prima è che coloro i quali la esprimono siano o meno rappresentativi di una dialettica, in molti casi sono per lo più dei singoli, questo aspetto è stata una grande difficoltà ed è tuttora un punto di incertezza nel costruire la dinamica del Forum sociale, se le persone che si presentano non comunicano tra di loro e non sono libere, è evidente che si possa creare una mera strumentalità della comunicazione del Forum. - Quindi il maggiore ostacolo risiede nella mancanza di comunicazione tra le varie componenti. Esatto c’è da un lato un problema di comunicazione e dall’altro c’è il problema che non ci sono corpi sociali organizzati. Queste tematiche affronteranno tutto il dibattito e sono oggi punti di remora e di ostacolo, però se riusciamo a fare degli avanzamenti implementeremmo la crescita di una società civile, che oggi non c’è. - Quali le motivazioni principali di questa mancanza? E’ difficile parlarne in maniera per così dire univoca, ogni paese ha una storia, la questione della mancanza della democrazia se attraversa alcune nazioni ha tinte ed intensità diverse, dunque usare un’unica chiave interpretativa sarebbe sbagliato. Un altro aspetto che va considerato è che spesso ci si trova ad analizzare realtà attraversate da numerosi conflitti, e i conflitti alterano il senso identitario di una società penso al conflitto israelo-palestinese, al conflitto nel Marocco, alla questione Berbera in Algeria. Questo modifica anche la dinamica della rappresentazione sociale. - Quali gli obiettivi finali. Un obiettivo è di favorire la comunicazione tra pezzi di società nelle singole realtà , in secondo luogo offrire un elemento di analisi e di ricognizione, un auto-interpretazione delle dinamiche sociali, tutto questo ha l’ambizioso progetto di costruire modelli alternativi al fine di aiutare lo sviluppo democratico. Concludo con il dire che il nord del mondo deve avere una grande intelligenza nel capire le diverse realtà , e non deve avvenire come è avvenuto a Londra all’ultimo social forum nel quale ci si è nascosti spesso dietro inutili e dannosi slogan.
Fonte: http://www.fondazionedivittorio.it/news_view.php?id=1879
mt
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