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Val Bormida, un'ecobomba
20.06.2005

In un territorio martoriato da fabbriche, aree industriali dismesse ma inquinate e numerosissimi impianti per la gestione dei rifiuti vogliono costruire una nuova discarica. Contestata dai cittadini e dalle amministrazioni locali
Adesso vogliono costruire anche una discarica per rifiuti speciali non pericolosi. Come se non bastassero gli impianti industriali inquinanti presenti, le mille discariche, i siti contaminati. In Val Bormida, nel savonese, la gente non ce la fa più. E chiede più rispetto per il suo, fin troppo martoriato, territorio. Hanno risposto le amministrazioni locali e il consiglio regionale ligure, hanno dato il loro sostegno le associazioni ambientaliste e ora il caso finisce in Parlamento grazie all’interrogazione del deputato della Margherita Ermete Realacci.
Un elenco dettagliato di quello che insiste su questo territorio, un’area con un raggio di una ventina di chilometri, può fare capire la gravità della situazione. Nel comune di Cengio c’è il sito dell’ex Acna (la fabbrica chimica in cui è in corso una bonifica), a Cairo Montenotte ci sono invece la discarica Mazzuca di rifiuti speciali e nocivi, la Italiana coke, attualmente oggetto di indagine della procura di Savona per inquinamento, la Ferrania spa, la Funiviaria Alto Tirreno e le dismesse Elettrosiderurgica e Agrimont (ex Enichem), sulle cui aree la Scilla srl ha gestito l’impianto di depurazione per la bonifica del sito. Sempre nella zona di Cairo Montenotte ci sono diversi impianti di gestione dei rifiuti: tre discariche di rifiuti speciali e due chiuse, altre due di inerti funzionanti, due impianti di smaltimento di rifiuti non pericolosi, tre strutture per il recupero dei rifiuti e due depositi temporanei di rifiuti pericolosi. Ancora in Val Bormida sono presenti tre aree contaminate (un insediamento industriale e due discariche) oggetto di bonifica.
In questo contesto da bomba ecologica vogliono costruire una nuova discarica: il consiglio di Stato dopo anni di battaglie legali ha sbloccato i lavori per la costruzione dell’impianto a Cairo Montenotte, nella zona di Filippa.
Una discarica contestata dai cittadini, avversata dal Comune, dalla Provincia e dal Consiglio regionale ligure. Sulla quale - sostengono i comitati locali e lo stesso Realacci nella sua interrogazione - esistono numerosi dubbi. Intanto sulla localizzazione: una recente relazione dell’Apat indica che il sito si trova in uno stato di dissesto idrogeologico rilevante a conferma dei disastrosi eventi alluvionali del novembre 1994 e del maggio 2002. Ci sono poi perplessità sul progetto che è stato «presentato da un’azienda privata, la Ligure piemontese laterizi, Lpl, come recupero ambientale di una cava dimessa» ma che in realtà «interessa un’area all’interno di una cava in attività, denominata cava Ferrere e per la quale recentemente la Lpl ha chiesto il rinnovo dell’autorizzazione». Perplessità anche sulla stessa ditta che, ricorda Realacci, nel dicembre 2003 è stata «oggetto di una denuncia di smaltimento illecito di rifiuti».
Ecco perché i cittadini chiedono, e con loro Realacci nell’interrogazione, la sospensione delle autorizzazioni per la costruzione della discarica. Servono nuove verifiche e un monitoraggio a «livello ambientale e sanitario» per conoscere i livelli di inquinamento sul territorio dove insistono gli impianti. Capire, insomma, prima di andare avanti.
20 giugno 2005

Fonte: http://www.lanuovaecologia.it/speciale/inchieste/4396.php

 

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