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Per il futuro dell’Ateneo di Urbino
20.06.2005
Presentata alla Camera dei Deputati a Roma una “lettera aperta” del mondo scientifico internazionale e italiano al Presidente della Repubblica e al Governo per salvare una delle più prestigiose università d’Europa accogliendone la richiesta di statalizzazione. Serve subito un contributo straordinario che risani il deficit e tuteli i livelli qualitativi della ricerca e della didattica, per continuare a fornire un servizio pubblico che dura da 500 anni. Il sostegno della Presidenza della Repubblica.

Roma, 15 giugno - Il mondo della scienza e della cultura si schiera con l’Università di Urbino “Carlo Bo” e chiede che venga accolta la richiesta di statalizzazione avanzata dall’Ateneo. Con una "lettera aperta per il futuro dell'Università di Urbino", circa 1800 personalità del mondo accademico e della cultura italiana e internazionale dichiarano il loro sostegno e l’apprezzamento per la qualità della ricerca e della didattica svolta a Urbino. Tra loro anche i premi Nobel John B. Fenn e Frank Sherwood Rowland, due chimici statunitensi, insieme a esponenti di prestigio delle più diverse discipline, tutti legati da rapporti culturali e di collaborazione con l’Ateneo. Ateneo che rappresenta un uno dei più antichi e prestigiosi “campus universitari” d’Europa, inserito nella città di Urbino, riconosciuta dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità, e luogo di sperimentazione dei più avanzati progetti di integrazione architettonica fra università e territorio ideati da De Carlo.

La “lettera aperta”, rivolta alle più alte cariche dello Stato e al ministro competente per l’Università e la Ricerca, è stata presentata oggi a una Conferenza Stampa presso la Camera dei Deputati. Tre le questioni affrontate:

1. Le radici dell’attuale crisi finanziaria. L’Università di Urbino “Carlo Bo”, pubblica ma non statale, offre servizi analoghi a quelli delle università statali e si rivolge ad un ampio pubblico di studenti che pagano tasse del tutto paragonabili a quelle delle università statali. I contributi che riceve dallo Stato sono rimasti quelli della legge 243 del 1991, mentre da allora l’inflazione è cresciuta del 33%, il costo del personale tecnico amministrativo del 36% e quello del personale docente del 35%. Di qui il deficit che da anni sta mettendo in serie difficoltà finanziarie l’Ateneo.

2. La soluzione del passaggio a università statale. Dopo avere valutato e tentato diverse soluzioni alternative, l’Università di Urbino ha presentato richiesta formale di statalizzazione. E’ infatti questa l’unica strada per garantire una soluzione non transitoria ai problemi finanziari dell’Università di Urbino “Carlo Bo”. Ma costituisce anche il giusto riconoscimento delle qualità dell’Ateneo e del servizio pubblico che essa svolge ormai da molto tempo.

3. Il sostegno ottenuto a questa proposta. Nella Conferenza Stampa è stata ricordata la risoluzione parlamentare approvata il 6 aprile scorso dalla Camera dei Deputati, senza voti contrari, che impegna il Governo ad esaminare urgentemente la richiesta di statalizzazione al fine di “assicurare non solo il mantenimento dei livelli qualitativi dei servizi resi, ma anche il conseguimento di un ragionevole sviluppo”. Nel corso del dibattito parlamentare il viceministro Guido Possa ha effettuato dichiarazioni che andavano in questa stessa direzione.

Il sostegno più alto è venuto dalla Presidenza della Repubblica, che in una lettera al Rettore del 3 giugno scorso ha innanzitutto ricordato l’approvazione della risoluzione da parte della Camera dei Deputati il 6 aprile e l’impegno del Governo - nella persona dell’onorevole Possa - “a giungere alla definizione dell’iter che condurrà alla statalizzazione dell’Università di Urbino nei tempi tecnici occorrenti”. Inoltre, presa visione della “lettera aperta”, dei suoi contenuti e delle numerose e insigni personalità della cultura e dell’accademia che l’hanno sottoscritta, ha comunicato al Rettore l’intenzione di “seguire con attenzione l’evolversi della situazione” e insieme l’auspicio che “al più presto si pervenga a una soluzione positiva della questione”.

Ieri, 14 giugno, il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha finalmente incontrato il Rettore dell’Università di Urbino ed ha illustrato le linee di un decreto legge, che intende presentare al Consiglio dei Ministri. Nel decreto verrebbero stanziati 15 milioni di euro per 2 anni, ma non sarebbero presenti riferimenti diretti e vincolanti al percorso della statalizzazione. E’ stata anche prospettata la necessità di un “piano di riequilibrio” da realizzare “con l’aiuto” di tecnici del Ministero.

I promotori della “lettera aperta” hanno sottolineato che l’emergenza di bilancio richiede una rapida approvazione del decreto al fine di tamponare la crisi finanziaria. Ma è anche necessario:

1) un apprezzabile incremento del finanziamento statale. Lo stanziamento prospettato ieri dal Ministro non è infatti sufficiente a garantire il mantenimento dei livelli qualitativi dei servizi resi, né il conseguimento di un ragionevole sviluppo;

2) che il provvedimento finanziario si inserisca esplicitamente in un percorso concordato di statalizzazione. Solo con la statalizzazione l’Ateneo urbinate sarebbe nelle condizioni di disporre di fondi analoghi a quelli ottenuti da università statali di dimensioni paragonabili, risolvendo il deficit attuale e avviando un piano di riequilibrio finanziario a medio termine. La crescita del disavanzo, come è stato fatto notare, è stata arrestata con drastici interventi di contenimento della spesa corrente e degli investimenti che, se protratti nel tempo, rischiano di penalizzare il livello dei servizi erogati dall’Ateneo;

3) che il percorso di risanamento finanziario e le scelte strategiche da adottare siano definiti nel pieno rispetto dell’autonomia e dei poteri decisionali degli organi di governo dell’Ateneo.

Hanno preso parte alla presentazione della “lettera aperta” alla stampa numerosi parlamentari di tutte le forze politiche e alcuni tra i firmatari dell’appello, come Lucio Caracciolo, direttore della rivista Limes; Giulio Giorello, filosofo della scienza, Università di Milano; Giuseppe Novelli, genetista, Università di Roma "Tor Vergata"; Massimo Paci, sociologo, Università di Roma "La Sapienza"; Giorgio Parisi, Fisico, Accademia dei Lincei; Giorgio Rodano, economista, Università di Roma "La Sapienza".

Erano anche presenti ed hanno aperto la discussione alcuni dei docenti dell’Ateneo urbinate che figurano fra i promotori della “lettera”, giunti a Roma con l’obiettivo - condiviso anche dai numerosissimi firmatari italiani e stranieri della “lettera aperta” - di scongiurare la possibilità di un drastico ridimensionamento della loro Università nel panorama scientifico e culturale, nazionale e internazionale. Tra di essi ricordiamo il pro-rettore Mauro Magnani, della Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche, Naturali; Vincenzo Fano, della Facoltà di Lettere e Filosofia, membro del Consiglio di amministrazione dell'Ateneo; Achille Cappiello, della Facoltà di Scienze Ambientali; Ilvo Diamanti, della Facoltà di Sociologia; Liana Lomiento, della Facoltà di Lettere e Filosofia; Antonello Zanfei, della Facoltà di Economia.

Fonte: http://www.metamorfosi.info/urbino.asp

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