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Maturità e Paradiso
23.06.2005
Appunti di un professore sulla prova di italiano dell’esame di stato

Qualche commento sulle tracce proposte dal ministero. Tra retorica paternalistica e tentazione di "guidare" gli studenti. di Michele Ruele

TIPOLOGIA A - ANALISI DEL TESTO

Si tratta del XVII canto del "Paradiso", quando Dante si rivolge a uno dei tanti suoi "alter ego", che incontra nell’Aldilà, il suo trisnonno crociato Cacciaguida, una figura paterna a cui Dante si rivolge con amore e dedizione, come si deve verso chi rappresenta l’autorità e il riferimento morale ed esistenziale: «Ben veggio, padre mio...». È un passo che si fa ancora in quasi tutte le scuole. Proporlo comunque ha un sapore un po’ retrò, è un salto nella tradizione. Anche positivo, per molti versi - non fosse che in generale tutte le tracce di quest’anno sono pervase di nostalgie della tradizione. Ritorna un esercizio importante, la parafrasi, però sotto una forma pseudoscientifica, almeno nella formulazione della richiesta: «Parafrasa con parole tue». Non si può parafrasare «con parole tue», questo è l’impressionismo della retorica e della scuola degli aneddoti e dell’aprire l’anima e il cuore di cinquant’anni fa.

Un professore di solito sottolinea frasi come: «Il poeta può sembrare vanitoso, ma in realtà vuole sottolineare l’importanza che sempre si deve riconoscere a chi cerca di svelare il male del mondo, perfino correndo dei rischi personali» e i candidati invece se le ritrovano nelle tracce di letteratura dell’esame di stato. L’analisi è molto guidata, il compito dello studente è facilitato dalle spiegazioni ministeriali. È bello l’invito finale (però espresso con una insopportabile retorica paternalistica) a pensare al senso che ha Dante nel nuovo millennio.

TIPOLOGIA B - REDAZIONE DI UN SAGGIO BREVE O DI UN ARTICOLO DI GIORNALE

Le quattro tracce per la redazione di un “articolo di giornale” o di un “saggio breve” propongono argomenti i cui concetti centrali sono in tre casi accessibili per tutti - la libertà, il viaggio, le catastrofi naturali - e in un caso solo per chi se ne è occupato nello specifico - gli inizi politici ed economici dell’integrazione europea. È chiaro però che nei discorsi di un esame di stato non ci si può accontentare dei luoghi comuni o “di tutto un po’” e che quegli argomenti generali devono essere trattati con ragionamenti specifici e conoscenze adatte; inoltre, i documenti offerti dal ministero indirizzano la trattazione in maniera determinante. È nelle capacità interpretative e critiche degli alunni che sta la forza di usare e integrare tali documenti, di non farsi sovrastare da essi. Va detto che negli ultimi anni le tracce sono di buona qualità; che la quantità di documenti è spesso dispersiva; che ci si sta sempre più scostando dalla proposta di documentazione eterogenea (immagini di varia provenienza, pittura, saggistica, letteratura, cinema, architettura, canzoni pop) per andare verso documenti della tradizione “libresca” o tutt’al più pittorica.

Quest’ultima questione mette in contraddizione le tracce con le indicazioni ministeriali: infatti, se scrivere un “saggio breve” con documenti da biblioteca è abbastanza agevole, molto meno lo è scrivere un “articolo di giornale”. Per quest’ultimo gli alunni devono immaginare una situazione precisa (una mostra, un convegno, un anniversario, la pubblicazione di un libro, un evento storico): che cosa ci si immagina partendo esclusivamente da brani di letteratura fino a metà dell’Ottocento, articoli di giornali, passi saggistici? Solo certi tipi di articoli, cioè quelli da paginone culturale o da commento-elzeviro che sconfinano con la saggistica. C’è cioè un restringimento della gamma dei tipi di scrittura suggeriti dalle tracce.

Nell’ambito artistico-letterario c’era un argomento grandioso: la libertà nell’arte. Fantastico, ma a guardare bene i documenti ci si accorge che la “libertà” a cui si rimanda non è quella dell’individuo, bensì quella del cittadino in seno al suo Stato e al suo popolo. Un vero revival di ideologia liberale e del sentimento risorgimentale. Ettore che antepone il suo dovere verso lo Stato alle opzioni personali, individuali, sentimentali, familiari: è dolce e onorevole morire per la patria, come leggiamo in Orazio. Per di più il passo omerico è offerto nella gloriosa e vetusta versione d’inizio Ottocento di Vincenzo Monti, piena di accenti patriottici e risorgimentali. E il Catone “politico” di Dante. E il Manzoni di Marzo 1821. E Machiavelli, Verga, Quasimodo, Eluard («Su le armi dei guerrieri / su la corona dei re / scrivo il tuo nome»). Per concludere con un passo specificamente politico di Martin Luther King (elogio della democrazia liberale americana ottocentesca) e la proposta di un famoso quadro di Delacroix con una didascalia governativa in cui si spiega che la figura rappresenta «con chiarezza l’ideologia liberale dei giovani romantici». A ben vedere, dunque, l’argomento (la libertà) sembra generale ma è molto ingabbiato dai documenti: sarà andata bene a quegli studenti che l’hanno capito oppure che sono stati capaci di aggiungere proprie conoscenze, dando alla trattazione un respiro più ampio.

Nell’ambito socio-economico si tratta del viaggio. La traccia ha una punteggiatura sbilenca: «Il viaggio: esperienza dell’altro, formazione interiore, divertimento e divagazione, in una parola, metafora della vita». Il viaggio è come la vita, per molti motivi simbolici: è tale molteplicità che potrebbe mettere in difficoltà, perché di simboli e punti di vista ne vengono suggeriti davvero tanti, in maniera accumulativa. Anche in questo caso, sta alla testa ben organizzata dello studente di metterci molto del proprio.

Il compito sulle catastrofi naturali (l’ambito tecnico-scientifico) impone non solo di aver ascoltato i telegiornali e di essere stati impressionati dallo tsunami, ma anche di dimostrare conoscenze e capacità interpretative attinte dalla geografia, dalle scienze della terra, dalla filosofia, dalla fisica, dalla matematica, dalla letteratura. Chi scrive di questi fenomeni deve conoscere bene il benevolo disordine della vita, come recita il titolo di un libro di Marcello Buiatti.

E non basta trattare genericamente dell’Europa nella traccia storico-politica, ma anche saper definire il preciso momento storico, nel secondo dopoguerra, quando si definiva la matrice della Comunità Europea, ed essere capaci di attualizzare quel momento confrontandolo con il nostro presente.

Insomma, tracce con argomenti accostabili, ma difficili e molto complessi; in più, le indicazioni ministeriali sono piene di insidie interpretative e di steccati da cui viene limitata la trattazione.

TIPOLOGIA C - TEMA DI ARGOMENTO STORICO

Si invita a individuare elementi comuni e differenze fra Europa e Stati Uniti d’America, «due componenti fondamentali della civiltà occidentale», formulazione pregna di pregiudizi e fatta con dei termini molto poco adatti a una traccia storiografica. Questo, rifacendosi ai rispettivi percorsi storici.

Una trattazione a tesi, con una chiave già contenuta nel titolo. Vale anche qui quanto già rilevato per buona parte dei compiti di tipologia B.

CONCLUSIONI

Le tracce sono interessanti e da scrivere bene per gli studenti più preparati ce n’è molto. Però c’è un’invadenza abbastanza forte del redattore delle tracce, che impone agli studenti capacità non da tutti per superare gli ostacoli che essa provoca: invadenza piena di ideologia, di paternalismo, di inviti alla retorica e all’armeggiare per cavarsela in una pletora di documentazione ridondante. I soliti difetti del rapporto fra gli educatori e gli allievi, però abbastanza nascosti. C’è un ritorno alla tradizione culturale nazionale, sia nei contenuti sia nelle proposte.

 

Fonte:  http://www.girodivite.it/article.php3?id_article=2631

mt

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