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Massimo Cacciari critica il Compendio
29.06.2005
Massimo Cacciari critica il Compendio e la diffusione di massa: un irrigidimento della dottrina
"Un decalogo da propaganda che offusca il Vangelo"

«Sarebbe molto più opportuno diffondere negli autogrill e nei supermercati qualche passaggio del Vangelo piuttosto che domandine e risposte da catechismo... L´irrigidimento della dottrina o la presentazione del messaggio cristiano come una serie di regole severe, fa violenza a quel messaggio... Perché c´è una grande differenza tra la pagina del Vangelo e le regolette immobili: l´assoluta priorità dell´amore e della misericordia».
Il filosofo Massimo Cacciari, sindaco di Venezia, boccia senza appello l´iniziativa di Benedetto XVI di diffondere su larga scala il nuovo Compendio del catechismo. La definisce «propaganda», nel senso etimologico del termine. E parla di un pericoloso «riduttivismo», da contrapporre all´accusa di «relativismo».
Professor Cacciari, cosa non le piace in questa scelta del Papa di diffondere in tutti i modi, tra le masse dei fedeli, attraverso 600 domande e risposte, una sintesi di un testo fondamentale per i cattolici quale è il catechismo?
«Penso che queste forme siano le meno adatte a predicare il verbo. E forse anche le più lontane dalla coscienza contemporanea. Mi sembrano le meno coerenti con la forza originaria, sorgiva, del verbo. Le meno evangeliche che si possano immaginare. Credo ci sia una dissonanza paurosa tra la vitalità, l´anti-dogmaticità, la potenza interrogante dell´annuncio e queste forme di propaganda».

Il cardinale Ratzinger aveva annunciato, poche ore prima di venire eletto Papa, nella celebre omelia alla messa "pro eligendo pontefice", la necessità di una guerra alla «dittatura del relativismo». Ecco arrivare un´arma straordinaria: il catechismo.
«Dobbiamo intenderci su cosa significa "relativismo". Relativismo non vuol dire di per sé essere indifferenti ai valori. Il relativismo non ha nessun significato di semplice equivalenza o di equidistanza rispetto alle diverse posizioni. Relativismo vuol dire che per te tutte le diverse posizioni stanno in relazione. Relativismo non vuol dire una critica nichilistica, distruttiva, dei valori. Vuol dire che i valori sono tali soltanto nella misura in cui si riconoscono in relazione. Non dobbiamo confondere relativismo con indifferentismo. Non è così. È troppo semplicistico. Questo sì è assoluto riduttivismo. Fin tanto che parlerà della cultura contemporanea in questa chiave relativistica la Chiesa si condanna a non comprendere l´essenza alta, anche nobile, certamente tragica, della cultura contemporanea».

Ma se nella società c´è chi annuncia che "Dio è morto", non dobbiamo aspettarci che un pontefice da combattimento come Benedetto XVI si metta a dare battaglia?
«Il nichilismo contemporaneo nasce dal "Dio è morto". Ma "Dio è morto" è un aspetto essenziale non solo di filosofie che nulla hanno di relativistico come quella di Hegel, ma dello stesso messaggio cristiano... Insomma mi trovo in grande disagio. Perché da un lato ho a che fare con la straordinaria tradizione teologica della Chiesa. Ma certe posizioni finiscono col banalizzare questa stessa tradizione».

Il Compendio del catechismo entra nei dettagli dei comportamenti vietati. Nel campo della morale sessuale, per esempio, indica i "principali peccati contro la castità": si va dall´adulterio alla masturbazione, alla pornografia, alla prostituzione, lo stupro, gli atti omosessuali. Mentre "le autorità civili devono impedire, con leggi adeguate, la diffusione delle suddette gravi offese alla castità".
«Mamma mia. C´è bisogno che la Chiesa affermi i suoi valori. Certo. Nessuna persona seria pensa che le posizioni sui valori non vadano espresse. Ma la grande differenza tra affermazioni rigidamente da decalogo e quelle del Vangelo consiste nell´aggiungere al decalogo l´assoluta priorità dell´amore e della misericordia».

Quali pericoli vede in questo nuovo bisogno della Chiesa di riaffermare la sua dottrina?
«Non si chiede a BenedettoXVI di essere vagamente tollerante. Ma di capire che la Chiesa si trova in una situazione nella quale l´affermazione univoca di determinati principi, in forma catechistica, minaccia di mettere un velo su ciò che costituisce la vera forza del suo annuncio. E cioè che Dio è amore».

intervista di CARLO BRAMBILLA da www.repubblica.it

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