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Il libro oltre la superficialità
4.07.2005
«I giornalisti scrivono per approfondire la cronaca» dice Roberto Alajmo supervincitore del Vittorini. Di Giorgio Italia
Il romanzo è sempre meno inventato, la storia trae spunto da fatti realmente accaduti e che rappresentano i melanomi della "pelle" che ricopre la società civile e progredita. Il libro, in sostanza, supera l'etichetta istituzionale e diventa strumento di approfondimento e non già di opinione o di indagine introspettiva all'interno della fantasia dell'autore che, in tal caso, inventa seppur visitando talvolta la storia della sua vita. La decima edizione del premio letterario "Vittorini", presentata sabato al teatro greco di Siracusa, ha fatto emergere proprio questo, ovvero l'utilizzo di un opera letteraria per approfondire avvenimenti che hanno coinvolto e coinvolgono l'intera comunità mondiale. Avvenimenti vittime delle fisiologiche lacune lasciate dalle cronache, spesso esemplificati in poche righe e difficilmente trattati successivamente. La commissione giudicatrice del premio ha individuato come vincitrici tre opere, tre libri di altrettanti autori, frutto di meticolose ricerche. Giovanni Maria Bellu, un giornalista del Corriere della Sera, ha vinto con "I fantasmi di Portopalo", edito da Mondadori, "riportando" a galla trecento cadaveri ancora in fondo al mare da quella notte di Natale del 1996, quando la "carretta" affondò dopo l'urto con un'altra imbarcazione a poche miglia da Portopalo di Capopassero. Erano tutti clandestini di origine pachistana, indiana e tamil. O almeno tali sono definiti dai confini politici e non certamente da quelli geografici. Un lungo lavoro di ricerca nato dai macabri ritrovamenti dei cadaveri nelle reti dei pescatori e dal silenzio che per anni ha coperto la triste vicenda.
Filippo Tuena vince con "Le variazioni Reinach", edito da Rizzoli. Tre anni di ricerca con pochi documenti e rare testimonianze. Un viaggio che inizia con la musica e finisce nei lager nazisti. L'autore romanza la vita di Léon Reinach, un compositore per diletto, della moglie Beatrice e dei figli Fanny e Bertrand, discendenti di stimate famiglie di banchieri e intellettuali della Parigi-pre-olocausto. Tuena lavora intorno all'involontario testamento di Léon Reinach, scritto con poche righe di musica sopravvissute alla ferocia umana.
Roberto Alajmo, giornalista della Rai, è stato decretato vincitore nella terna di autori e vincitore assoluto della decima edizione del premio. Il primo riconoscimento è stato assegnato dalla giuria giudicatrice mentre il secondo è stato assegnato da una giuria composta da cento lettori sorteggiati tra operatori culturali, docenti di letteratura italiana e abbonati a riviste italiane di cultura. Vince con l'opera "E' stato il figlio" (Mondadori), un giallo che per una volta non offre moventi e soluzioni fine a se stessi ma che anzi lascia aperte molteplici riflessioni. L'opera è anch'essa frutto di una ricerca, negli angoli che nascondo la modernità e la ricchezza, in un palazzo di un quartiere di Palermo dove si consuma una tragedia, dove gli ingredienti della vita possono apparire contemporaneamente normali e paradossali secondo il punto di osservazione.
"Il giornalismo sta vivendo una fase di miopia - afferma Alajmo -, una fase spuntata. Nessuno ha il tempo di approfondire le storie e se capita di approfondire lo si deve fare a proprie spese, almeno in termini di tempo. Sempre più giornalisti, infatti, scrivono libri per garantire gli spazi di approfondimento richiesti. Il libro, insomma, è una valvola di sfogo per uscire fuori dalla superficialità della notizia, soprattutto in un'epoca dove vige la corsa al ribasso, una corsa che ben sin nota particolarmente nelle emittenti televisive".
La commissione giudicatrice, composta da Vincenzo Consolo (presidente), Maria Rosa Cutrufelli, Antonio di Grado, Salvatore Silvano Nigro, Massimo Onofri, Sergio Pautasso, Carla Riccardi, Natale Tedesco, Enzo Papa (segretario del premio) e l'editore Arnaldo Lombardi (ideatore e anima del premio e responsabile alle pubbliche relazioni), ha inoltre assegnato a Lorenzo Vecchio il premio speciale all'Opera prima. L'autore, scomparso pochi mesi fa a soli 23 anni, ha vinto con l'opera "Mia madre non chiude mai" edito da A&b editrice.
Premi, infine, ad Arnoldo Foà (alla carriera), a Maurizio Mannoni (per il giornalismo), a Walter Pedullà (per la cultura) e a Galatea Ranzi (per il teatro).

L'articolo completo su:  http://www.lasicilia.it/giornale/0407/terza_pagina/cs01/a05.htm

mt

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