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Intervista ad Aly Baba Faye, responsabile Immigrazione Ds
8.07.2005
Faye: «Il problema vero è quello di “aprire” i cpt e civilizzarli».
I Centri di permanenza temporanea sono saltati improvvisamente al centro di una polemica che ha visto divisioni nel centrosinistra. Cosa sta succedendo? A dire il vero non è una polemica dell’ultima ora. I rapporti di Medici senza Frontiere prima e quello di Amnesty International poi hanno portato all’attenzione del pubblico la realtà dei Cpt, una realtà drammatica che ha suscitato sdegno in molti. C’è un movimento attorno a questi Cpt di cui sono animatori i centri sociali, il volontariato laico e religioso, i rappresentanti del mondo sindacale, della politica e delle amministrazioni che si sono levati per denunciare le condizioni di vita all’interno dei centri. Qualcuno ha voluto ignorare il problema bollandolo come propagandistico invece di trovare una soluzione. Qualcuno più furbo si è fatto avanti e ha trovato un consenso trasversale. Avremmo dovuto prendere noi l'iniziativa per incalzare il centrodestra e il fallimento delle sue promesse, quelle sì demagogiche. Adesso che la situazione è esplosa noi Ds rischiamo di pagare un prezzo troppo alto. Avrebbe dovuto prevalere un certo pragmatismo.

Tra qualche giorno ci sarà l’incontro a Bari su questo tema nel Forum interregionale cui hanno aderito 12 regioni.
Sono regioni governate dal centrosinistra e a questa iniziativa hanno aderito anche governatori che sono del nostro partito. E credo che questa sia una grande opportunità che abbiamo per dare uno sbocco positivo alla vicenda. Io sostengo questa scelta fatta da persone certamente non estremiste. Si tratta di dirigenti seri che amministrano grandi regioni.

Come si è arrivati a questa situazione?
Nel tempo la questione dei Cpt ha assunto sempre più connotati politici non solo per i centri sociali e per la cosiddetta sinistra radicale ma per tutto il volontariato laico e religioso, per i sindacati. Ora dobbiamo trovare una exit strategy per evitare di perdere pezzi da sinistra e anche sul fronte moderato.

Lei sta con Vendola?
Io sono un dirigente politico e ho una responsabilità specifica sul tema. Il mio compito non è tanto quello di prendere posizione a favore o contro qualcuno ma cercare di dare un contributo proponendo soluzioni praticabili e utili. Noi Ds abbiamo il dovere per primi di trovare la quadra elaborando una proposta per chiudere in tempi brevissimi una partita che sta assumendo i connotati di una guerra tra chi vuole chiudere i Cpt e chi no. Comunque la posta in gioco è ben altra.

Cioè?
A 10 mesi dalle elezioni politiche è davvero singolare che il confronto su questi temi avvenga in maniera più forte tra alleati che non tra avversari. Specie nel momento in cui su questo tema potevamo dimostrare l’inadeguatezza del centrodestra e il fallimento delle sue promesse.

Cosa propone?
Avanzare subito una proposta politica praticabile sui Cpt e voltare pagina. Dobbiamo agire in fretta per trovare una soluzione equilibrata. Ci sono alcune piste da battere: la prima è quella di rimettere in discussione la polifunzionalità dei centri. Nello stesso luogo transitano richiedenti asilo, immigrati clandestini e criminali da espellere. Quindi pensare a centri per funzione: centri di accoglienza per i richiedenti asilo, per l’esame e la valutazione delle richieste, centri di identificazione per i clandestini ai fini del respingimento, mentre per coloro che hanno commesso reato ci sono già le carceri. Comunque i centri devono essere gestiti congiuntamente dalle forze dell’ordine e dai soggetti civili, non vi può essere divieto di accesso alla stampa, all’avvocatura ecc… Evitare il sovrappopolamento e ridurre i tempi di permanenza, rafforzare il dispositivo per le espulsioni. Insomma, considerando che Vendola li vuole affidare in gestione alla Caritas e non solo alla polizia mi vien da dire con una battuta che in realtà il problema vero è quello di “aprire” i centri e di civilizzarli.

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