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Srebrenica senza giustizia
10.07.2005
Amnesty International (sezione italiana) -Osservatorio sui Balcani

"A dieci anni dalla fine della guerra in Bosnia ed Erzegovina, le donne di Srebrenica sono ancora in attesa che gli uomini che assassinarono i loro figli e mariti siano consegnati alla giustizia. Molte attendono che i corpi dei loro cari siano loro restituiti per una sepoltura e che la venga riconosciuta la loro sofferenza" - dichiara la sezione italiana di Amnesty Internaztional. Sebbene alcuni responsabili siano stati processati dal Tribunale per l'ex Jugoslavia e negli ultimi mesi diversi indiziati si siano consegnati volontariamente, dieci imputati - tra cui l'ex leader serbo-bosniaco Radovan Karadzic e gli ex generali serbo-bosniaci Ratko Mladic e Zdravko Tolimir sono ancora liberi, con ogni probabilità nella Republika Srpska o in Serbia.
L'11 luglio 1995, le forze serbo-bosniache avanzarono verso l'enclave di Srebrenica, nella "zona di sicurezza" istituita dalle Nazioni Unite in cui avevano trovato riparo decine di migliaia di musulmano-bosniaci. Dopo la caduta di Srebrenica nelle mani dei serbo-bosniaci, migliaia di adulti e ragazzi vennero divisi dal resto della popolazione e deliberatamente e arbitrariamente assassinati. Questa uccisione di massa, sistematica e organizzata di migliaia di persone è stata definita la più grande atrocità commessa in Europa dalla fine della Seconda guerra mondiale ed è stata riconosciuta come atto di genocidio dal Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia. "Ad oggi, non una singola persona incriminata dal Tribunale per l'ex Jugoslavia è stata arrestata dalle autorità della Republika Srpska e alcuni degli indiziati godrebbero della loro protezione" - denuncia Amnesty Italia. "La mancanza di cooperazione delle autorità serbo-bosniache col Tribunale per l'ex Jugoslavia continua a costituire un ostacolo fondamentale per la giustizia". Amnesty International ha preparato per il decennale un rapporto su Srebrenica ed inoltre ha predisposto una petizione online per chiedere alle autorità che i responsabili del massacro di Srebrenica siano portati davanti alla giustizia.

La richiesta di giustizia per i crimini commessi e le prospettive per la regione balcanica è stata al centro del dibattito del parlamento europeo di Strasburgo. La discussione su Srebrenica e il futuro dei Balcani è stata preceduta dalla presentazione degli emendamenti e dalle mozioni comuni dei gruppi parlamentari per la Risoluzione su Srebrenica, che dovrebbe essere approvata alla vigilia del decennale del massacro. «L'11 luglio ricorre il decennale della caduta di Srebrenica. Oggi, nei Balcani, vogliamo vedere giustizia, riconciliazione, una forte collaborazione con il Tribunale dell'Aja, la cattura di Ratko Mladic e Radovan Karadzic» - ha dichiarato il commissario europeo all'allargamento, Olli Rehn, tracciando un bilancio. Concludendo la discussione, Olli Rehn ha sottolineato che «è nostro dovere ricordare che nella regione non ci sarà una pace stabile senza una forte collaborazione con il Tribunale dell'Aja, così come è assolutamente chiaro che il futuro dei Balcani occidentali è nella famiglia europea».
Numerose anche le iniziative della società civile. Attiviste delle Donne in Nero da tutta la Serbia visiteranno il luogo del crimine per esprimere solidarietà alle famiglie delle vittime ed in Italia hanno indetto una manifestazione per domani a Roma. La Comunità della Bosnia ed Herzegovina in Italia invita per l'11 luglio ad un minuto di silenzio nel ricordo delle circa 10 mila vittime musulmane che furono uccise e inumate in fosse comuni dagli aggressori serbi. Nei giorni scorsi il Premio internazionale Alexander Langer 2005 è stato attribuito a Irfanka Pasagic, nativa di Srebrenica, che ha fondato il centro "Tuzlanska Amica", un progetto di "adozione a distanza" che in questi anni è riuscito a dare una famiglia a oltre 800 bambine e bambini, e ora anche una casa agli orfani entrati nella maggiore età.
Per l'anniversario dell'eccidio di Srebrenica, l'Osservatorio sui Balcani, che da anni segue le vicende delle popolazioni della regione balcanica, ha preparato un dossier "A dieci anni da Srebrenica ", che approfondisce la vicenda e la situazione attuale. Si tratta di un'inchiesta, che riporta numerose voci, sullo stato della città simbolo della pulizia etnica e della violenza razzista in Europa, per cercare di capire la Bosnia Erzegovina oggi, dieci anni dopo Dayton. E sempre l'Osservatorio sui Balcani, un una speciale rubrica, segnala tutte le iniziative nazionali e internazionali per ricordare l'eccidio. L'Osservatorio ha inoltre redatto un libro di approfondimento su " Srebrenica fine secolo"con saggi di Rada Ivekovic, Michele Nardelli, Svetlana Broz, Andrea Rossini ed altri.
La tensione latente nell'area di Srebrenica è comunque ancora alta: nei giorni scorsi la polizia ha ritrovato 35 kg di esplosivo vicino al Memoriale di Potocari.

Il noto giornalista e scrittore Tim Judah analizza le conseguenze della rivelazione del video degli "Scorpioni" sulla popolazione e le forze politiche serbe. Dopo che il quotidiano serbo Danas ha trovato il prete serbo-ortodosse il quale - in un video trasmesso presso il Tribunale dell'Aja - benediceva i paramilitari dell'unità "Scorpioni" poi impegnati a massacrare sei giovani bosniaco-musulmani si sono sollevate gravi accuse contro la Chiesa serbo-ortodossa per aver sostenuto l'uccisione e la messa in fuga dei musulmani bosniaci. [GB]

Fonte (con utili link per l'approfondimento).

 http://unimondo.oneworld.net/article/view/115085/1/

mt

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