16.07.2005
Di Francesca Pacifici. Laura Balbo è professoressa di sociologia all’università di Ferrara. È stata ministro per le Pari opportunità durante il governo D’Alema. Da tempo studia e si occupa dei cambiamenti della società italiana, e all’inaugurazione del novantesimo ciclo di corsi di lingua e cultura italiana dell’Università per stranieri di Siena, interverrà con un discorso introduttivo sul tema: “La società multiculturale, la società del lifelong learning”.
Professoressa, crede che la società italiana sia multiculturale? “Se con il termine multiculturale intendiamo persone provenienti da diverse esperienze, storie, tradizioni e culture, allora l’Italia è multiculturale. Ma è necessario comunque differenziare il discorso per le diverse regioni del paese, e soprattutto per le diverse città : solo le città più grandi sono effettivamente multiculturali. C’è da specificare inoltre che le varie culture spesso entrano in conflitto tra loro, e che esiste una gerarchia vera e propria tra i vari gruppi etnici. Il termine multiculturale nasconde dunque una realtà assai complessa”.
La presenza di culture diverse è una ricchezza o è un problema per l’Italia? “È un dato di fatto. È una tendenza che caratterizza tutti i Paesi europei. Per l’Italia il discorso sulla crescita delle comunità immigrate è molto interessante, perché la presenza di questi nuovi cittadini è una risorsa per un paese altrimenti addormentato. Grazie all’immigrazione la società italiana è più complessa, più articolata e gli stranieri possono offrire spunti e occasioni per ripensare e ridiscutere i problemi, per dare nuove spinte. A me non piace l’Italia delle piccole regioni, l’Italia che va dietro alle piccole cose: l’immigrazione è l’opportunità per stare dietro alle società moderne”.
Le società cambiano, ma le legislazioni e le politiche sull’immigrazione? “Il quadro è terrificante. Non solo in Italia, ma anche negli altri paesi europei. Le legislazioni e le politiche sull’immigrazione in Italia non hanno mai prodotto niente di nuovo, e non parlo solo di questo governo. Ci siamo sempre e solo accodati alle politiche e agli interventi degli altri Paesi europei. Ma oggi assistiamo a un fallimento generale: in Europa i diversi Stati hanno adottato politiche differenti rispetto all’immigrazione, ma nessuna di esse è riuscita a dare risposte e oggi tutti stanno facendo grandi passi indietro. In Olanda, in Francia, in Germania esistono molti gruppi di estremisti pericolosi, e un’opinione pubblica piuttosto tiepida su questi temi”.
Cosa non va nelle politiche sull’immigrazione italiane? “Dare risposte politiche al fenomeno dell’immigrazione è davvero complicato e la questione va studiata bene. Finora c’è stata troppa burocrazia e le iniziative si sono rivelate poco realizzabili. Tutto ciò complica il sistema generale del nostro Paese”.
È una questione di centrodestra e di centrosinistra? “Da entrambe le parti si tenta di lasciare da parte la questione dell’immigrazione, di tenerla il più possibile sotto silenzio. Sicuramente nell’attuale governo ci sono gruppi apertamente xenofobi. Se penso poi alla prospettiva elettorale, credo che in generale i discorsi politici fatti sui problemi degli immigrati siano davvero poco consapevoli”.
Nelle campagne elettorali però il tema immigrazione è molto considerato. “Il centrodestra utilizza argomenti incoscienti e il centrosinistra, quando affronta il problema, lo fa solo in termini di dichiarazioni astratte sui diritti dei migranti. Tutti dovrebbero tener conto del fatto che non c’è una soluzione facile alle esigenze dell’Italia interessata al fenomeno migratorio. E la dimostrazione si ha se si guarda a quello che succede negli altri paesi europei, interessati ai flussi migratori da molto prima di noi”.
Cosa si augura per il futuro? “Mi auguro che ci sia maggiore consapevolezza da parte della politica, anche se mi rendo conto della complessità della questione. Una società in trasformazione, con una presenza sempre più massiccia di immigrati, richiede uno studio accurato. Non mettiamola facile. Si fa fatica a condensare una risposta adeguata, e non si può ridurre tutto ad una questione di buon cuore. C’è bisogno di risposte concrete, adatte alla nuova complessità sociale”.
Professoressa, il suo intervento per l’inaugurazione dei corsi dell’Università per stranieri tratterà anche la questione del lifelong learning (formazione permanente). Come si lega questo tema con quello della società multiculturale? “Le società si trasformano, e anche rapidamente. Questi cambiamenti impongono il bisogno di imparare sempre nuove cose; e anche le istituzioni devono fare i conti con nuovi dati. L’atteggiamento che porta a non smettere d'imparare e a riflettere sulla realtà che ci circonda è molto importante, soprattutto nelle nuove società multiculturali. Sono felice di parlare di questi temi davanti a giovani studenti universitari”.
Fonte: http://www.ilpassaporto.kataweb.it/dettaglio.jsp?id=36204&s=0
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