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| Infischiarcene del terrorismo (di Pietro Carena) |
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23.07.2005
 Infischiarcene del terrorismo
Il che non vuol dire infischiarsene dei terroristi.
Personalmente, li detesto senza nessuna sfumatura.
Nella Torino degli anni 70 e 80 fui spesso sfiorato dal terrorismo rosso.
Il figlio di Ghiglieno era mio compagno di università , un po' più vecchio di me.
Alcuni miei conoscenti erano senz'altro di area attigua.
Un mio amico si prese una sediata in testa da Roberto Sandalo, poi vile pentito di Prima Linea.
Sempre prima linea impose a mio fratello un lungo comizio sotto la minaccia dei Kalashinkof, prima che i caricatori fossero vuotati nelle gambe di dieci professori e studenti della scuola che lui frequentava.
Detesto il terrorismo senza alcun ripensamento e senza alcuna indulgenza.
Dei terroristi non accetto nessuna motivazione, nè tanto meno alcun pentimento pubblico.
Ancora mi fa arrabbiare il microfono loro regalato dal Meeting dell'Amicizia di qualche anno fa, a due ex ragazzotte criminali, che scelsero quel pulpito per insegnarci la profondità della loro contrizione.
E non mi piacciono di più neppure i terroristi islamici.
La disponibilità a sacrificare la propria vita mi induce ad una maggiore rabbia e ad un maggiore disprezzo.
Non riesco a provare pietà . Stento a non deriderne la morte.
Non la considero in alcun modo un coraggio.
Detto ciò, dobbiamo infischiarcene del terrorismo.
Non ci deve fare in alcun modo paura.
Almeno una volta alla settimana cambio linea metro a Termini, Roma.
Almeno un'altra volta, cambio linea a Cadorna, Milano.
Cento volte all'anno transito per Fiumicino.
Non voglio stanziare alcun sorso di coraggio per continuare a farlo.
Continuo a viaggiarci, sbattendomene totalmente della paura che qualche piccolo coglione cerca di fare a me e ad altri.
Sono certo che prima o poi capiterà qualcosa anche da noi.
Spero - come tutti - di non bruciarci vivo.
Ma non adotterò nessun atteggiamento di prudenza.
E chiaro che non è coraggio, questo, ma semplice calcolo.
Rischio cento volte di più nei trasferimenti in auto fra i cantieri della Torino - Milano.
Rischio di più di morire di cancro che di bombe.
Rischio molto più l'infarto di ogni altra cosa.
E quindi, invito tutti a mettere i terroristi di fronte al ridicolo del loro scontato fallimento.
Perfino in Israele si muore più di auto che di kamikaze.
La viltà dei terroristi non merita neppure il coraggio di una risposta.
Basta ed avanza la derisione di un semplice ragionamento.
Pietro Carena
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