27.07.2005
«Le navi della Nato Alliance e Leonardo hanno come attività principali fini militari». Non ha dubbi Umberto Mazzantini, portavoce di Legambiente dell'Arcipelago toscano e responsabile nazionale delle isole minori dell'associazione. Mazzantini non nega la storia, peraltro suffragata anche dall'università di Pisa e dal centro di ricerche sottomarine
della Nato di La Spezia, secondo la quale le due navi della Naro siano impegnate nello studio della prateria marina di posidonie. Ritiene però si tratti di attività marginali e «comunque all'interno del progetto militare». Una vicenda su cui, dopo l’incidente all’Alliance, ha aperto un’inchiesta la procura di Livorno e su cui alcuni parlamentari di centrosinistra hanno presentato delle interrogazioni parlamentari. Mazzantini ha “studiato” le navi attraverso il sito internet www.saclantc.nato.int . «Leggendo quanto riportato - dichiara - si scopre che le attività principali delle due navi sono militari e consistono in ricerche antimine, antiterrorismo e sui sonar, nell'ambito di quelli che sono i fini principali dell'Alleanza atlantica, ovvero la difesa. Nel sito è specificato che sono possibili anche ricerche di altro tipo, di concerto con istituzioni e università , ma comunque all'interno del progetto militare». La versione ufficiale, insomma, convince a metà . Intanto, in attesa della versione del governo sulle attività della Nato nell’arcipelago toscano (i militari avrebbero anche la disponibilità di alcuni locali, negati al Wwf), l'Alliance questa mattina è stata disincagliata . Ora la nave tedesca si trova a 500 miglia dalla costa dell'isola e il sostituto procuratore livornese Antonio Giaconi sta effettuando a bordo di una motovedetta della Guardia costiera un sopralluogo esterno intorno alla nave. Il magistrato è giunto sull'isola per raccogliere direttamente le prime informazioni sull'accaduto. L'Alliance sarà poi trasferita in un bacino dove sarà messa in secca per verificare la reale entità dei danni provocati allo scafo dall'urto contro gli scogli e la successiva riparazione. La Capitaneria di porto di Portoferraio non sa ancora quando sarà possibile riaprire l’isola ai 350 visitatori giornalieri ammessi dal Parco nazionale dell'arcipelago. Per evitare che tonnellate di carburante finiscano in mare dalle quattro falle aperte nello scafo, il ministero dell’Ambiente ha inviato i mezzi antinquinamento della Castalda che stanno vigilando per evitare gli sversamenti. Tutta l’area è delimitata dalle panne antinquinamento posizionate in mare per assorbire i liquidi. Si deve scongiurare il rischio di danneggiare il delicatissimo e pregiato ecosistema dell’arcipelago toscano, poi sarà ora di dire la verità . Danilo Chirico
Fonte: http://www.lanuovaecologia.it/speciale/inchieste/4493.php
mt
|