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Dall’Italia dei machi alla Svezia delle donne emancipate
2.08.2005

Dall’Italia dei machi alla Svezia delle donne emancipate
Nel 1957 il Tribunale di Roma ha stabilito che «la Comunità Europea dovrebbe puntare a eliminare le discriminazioni tra uomini e donne», ma sebbene progressi se ne siano fatti parecchi, siamo ancora lontani dal raggiungimento in toto di questo obiettivo.
Sin dalla sua fondazione la Commissione europea si è impegnata costantemente e massicciamente nella lotta per l’uguaglianza di genere, anche se si deve accettare il fatto che nella pratica quotidiana ci siano ancora forti discriminazioni: l’attuale presenza e persistenza di violenze domestiche (che colpiscono circa il 20% delle donne dei Paesi dell’Ue) e abusi sessuali rappresenta un serio fallimento da parte dei Governi e delle Istituzioni europee. In media le donne che si occupano di lavori domestici e della cura dei figli, rimanendo politicamente ed economicamente dipendenti dagli uomini, rappresentano la netta maggioranza e creano una forte sproporzione. Inoltre le donne che lavorano vengono generalmente sottopagate rispetto agli uomini (circa del 25% in meno) e il loro tasso di disoccupazione (attualmente al 12,4 %) è più alto del 3% rispetto a quello della popolazione maschile.

Il macho mediterraneo

Nonostante queste statistiche siano valide per tutta l´Europa, guardando gli specifici casi si possono notare sensibili variazioni se si mettono a confronto in particolare le regioni nordiche con quelle mediterranee. La Scandinavia è in assoluto il paese in cui le donne godono di maggior mobilità e indipendenza economica e lavorativa, al contrario di Italia e Spagna, ad esempio, in cui domina ancora il pensiero “machista” che definisce nettamente ruoli e differenze tra i sessi. Dimostrazione di questa attitudine traspare dalle parole del politico Rocco Buttiglione secondo cui «la famiglia esiste per permettere alla donna di avere figli e essere protetta dal marito». Ad ogni modo il governo spagnolo di Zapatero ha lanciato una campagna di progressive riforme sociali atte a combattere il machismo: il contratto di matrimonio ora include la possibilità di suddividersi cura dei bambini e lavori di casa.
Un altro campo in cui gli Stati dell’Ue presentano sensibili differenze è la partecipazione politica femminile: mentre il gabinetto del governo di Zapatero è simbolicamente composto da otto uomini e otto donne, queste nel Senato raggiungono solo il 36 % anche se quella spagnola rimane una delle percentuali più alte, battuta solo da Scandinavia e Olanda. La Svezia conta la quota maggiore di donne in Parlamento (45,3%), seguita da Germania (32,8 %) e Gran Bretagna (18,1%). Agli ultimi posti della classifica troviamo invece alcuni paesi mediterranei tra cui la Francia (12,2 %) e l’Italia che registra un misero 11,5%.

Simili sulla carta

Mentre nella vita di tutti i giorni i vari paesi dell’Unione differiscono in termini di diritti uomo - donna, le politiche sono abbastanza simili se ci si riferisce alle aree che sono state definite in comune dai governi: garanzia di equa retribuzione, diritti dei lavoratori, permessi per cause familiari, sicurezza sociale, diritti relativi alla gravidanza e alla maternità e impegno nel combattere discriminazione sessuale e violenze domestiche. In alcuni casi, in particolare riguardo i diritti sul campo del lavoro, è il governo europeo che definisce le regole, in altri invece si limita a dare delle condizioni a cui le Nazioni devono aderire: ad esempio, secondo l'Ue dovrebbero essere concessi almeno tre mesi di permessi per motivi familiari,per altri temi come l'aborto invece si preferisce lasciare carta bianca ai singoli paesi: a Malta è ancora considerato illegale, mentre in diciotto dei venticinque stati dell'Unione si decide di volta in volta.
Poiché nella pratica quotidiana è difficile controllare la realtà delle discriminazioni sessuali sul territorio, l’Ue ha introdotto delle misure a tutela delle donne: il programma Daphne II, per cui sono stati stanziati cinquanta milioni di euro, mira per esempio a ridurre la violenza contro donne e bambini aumentando la coscienza generale del problema e offrendo supporto alle vittime mediante il contatto con le Ong. Il programma Equal tutela la parità di diritti e combatte la discriminazione nel mercato del lavoro.

Uguaglianza economica = uguaglianza di genere

Il legame tra l'uguaglianza economica tra uomo e donna e il progresso contro le discriminazioni sessuali non deve essere sottovalutato: una società egalitaria è una società la cui organizzazione permette a un largo numero di donne di avere dei propri mezzi finanziari per rompere il “circolo di dipendenza” dagli uomini, ma questo implica uno stato assistenziale (il cosiddetto welfare state) ben implementato: come ad esempio in Svezia dove circa l'83% dei bambini tra gli 1 e i 6 anni riceve quotidianamente cure dalle istituzioni. Nella classifica europea i Paesi scandinavi raggiungono i posti più alti perché sono molto avanzati soprattutto in termini di salute, benessere ed opportunità economiche per il gentil sesso. Questo è molto importante perché come sostiene l'assemblea femminista di Madrid «le donne sono il gruppo più portato ad assumersi lavori non sicuri e cariche basse»: ciò fa quindi pensare che le riforme di protezione sociali adottate nei Paesi scandinavi, inclusi i permessi di paternità, sono state particolarmente benefiche per le donne e hanno contribuito a spingerle verso l'emancipazione.

È ammirabile che nel confronto mondiale molti dei paesi europei raggiungano i posti più alti della classifica. In ogni caso rimangono molte differenze nelle politiche tra uomini e donne, in particolare negli stati dell'Europa meridionale che puntano ancora i piedi e lasciando pensare che ci vorranno ancora decine di anni perché il progresso fatto nei Paesi scandinavi si realizzi anche da loro.
Jeremy Cliffe - London.

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