4.08.2005
La memoria della spianata rimane alle vittime della strage
Portella della Ginestra - ADISTA: È stato definitivamente sconfitto il progetto del sindaco di Piana degli Albanesi, Gaetano Caramanno (Forza Italia), di edificare una mega-chiesa a Portella della Ginestra, proprio sul luogo dell'eccidio del primo maggio 1947, quando gli uomini della banda di Salvatore Giuliano, rinforzati da altri sicari di oscura provenienza (tanto che diversi storici parlano della "prima strage di Stato"), spararono sulla folla di lavoratori e contadini, perlopiù socialisti e comunisti, convenuti a Portella per la festa del lavoro, uccidendo 11 persone e ferendone diverse decine. Lo scorso 14 luglio, infatti, l'intero Consiglio comunale di Piana ha approvato all'unanimità un emendamento, accolto dal sindaco, che boccia la costruzione del santuario in mattoni rossi e cristallo, con un campanile alto 11 metri e mezzo e una cupola sulla sommità , e dirotta il finanziamento statale, arrivato grazie ai buoni uffici del senatore forzista Renato Schifani (250mila euro già arrivati e altri 250mila solo promessi), alla "realizzazione di opere di ristrutturazione (sistemazione) del Sacrario di Portella della Ginestra anche in funzione dell'inserimento di una Edicola votiva". Un compromesso - piccola edicola al posto della grande chiesa - che però, prima di essere effettivamente realizzato, "ci auguriamo venga discusso insieme ai parenti delle vittime della strage di Portella", spiega ad Adista Francesco Petrotta (segretario della Camera del Lavoro di Piana degli Albanesi), fin dall'inizio fermamente contrari alla costruzione del Santuario. La vicenda ha inizio nell'anno 2000, quando la precedente Giunta di centro-sinistra avanza l'ipotesi di costruire un simbolo cattolico - una piccola cappella o una pietra sormontata da una croce - sul luogo dell'eccidio. Poi la nuova amministrazione di centro-destra, in carica dalla primavera 2002, decide di ampliare il progetto e, nell'ottobre 2004, la Giunta approva la costruzione del santuario, nonostante la contrarietà dell'opposizione, della Cgil, di Legambiente e dell'associazione dei parentI delle vittime che, insieme, fanno ricorso al Tar contestando la delibera per una serie di vizi formali. Il Tar non concede la sospensiva ma, in compenso, da Monreale, nel cui territorio comunale si trova Portella (nonostante la località sia più vicina a Pina degli Albanesi, e di Piana siano la maggior parte della vittime dell'eccidio del prima maggio 1947), ancora non arriva l'autorizzazione alla costruzione. E sembra che sia stata anche la mancanza di tale autorizzazione a far recedere il sindaco dal suo proposito, ripiegando per una semplice edicola votiva in luogo della chiesa. "La sconfitta dell'Amministrazione Caramanno - commenta il direttivo della Camera del Lavoro di Piana degli Albanesi, in prima linea nella battaglia contro la costruzione del santuario che avrebbe irrimediabilmente danneggiato e alterato la memoria di uno dei siti storici più importanti della Sicilia - è il risultato della giusta lotta condotta in questi anni dalla Camera del Lavoro, da Legambiente, dall'Associazione dei familiari delle vittime ‘La Ginestra', dal Consiglio comunale, da eminenti personalità ecclesiastiche e da diverse forze politiche e sociali, che avevano messo in luce l'assurdità dell'iniziativa del sindaco. Ci si augura, per evitare ulteriori ‘pastrocchi', il coinvolgimento sia del sindacato sia dei familiari delle vittime di Portella nell'elaborazione progettuale programmata dal Consiglio comunale".
Fonte: http://www.adistaonline.it/?op=articolo&id=9871&PHPSESSID=195950211ea743f1f5afe0c350c2857d
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