11.08.2005
UN PAESE IN MALORA Di Antonio V. GELORMINI Che l’Italia stia andando in malora e che le agenzie di rating sfornino quotidianamente giudizi inclementi sulla sua affidabilità economica e finanziaria, sembra non interessi e non costituisca un problema allarmante per il Presidente del Consiglio di questo Paese. Le sue preoccupazioni risultano essere ben altre. Sviare le attenzioni dal macroscopico conflitto d’interessi; farsi in quattro per far eleggere il suo designato (Meocci) alla Direzione Generale della Rai e per questo dare il via libera a un presidente “comunista” (Petruccioli), che in un paradossale gioco delle parti diventa un presidente doverosamente accettato da un’opposizione svuotata, a cui resta il solo compito di una formale ratifica. Arrampicarsi sugli specchi per smentire un coinvolgimento diretto o indiretto nel tentativo di assalto/scalata alla RCS, per il controllo del Corriere della Sera, o nella preoccupante vicenda dell’Ambroveneta, che ha messo in risalto il sospetto ruolo di parte del Governatore della Banca d’Italia. Esternare il disappunto per aver visto declinata l’offerta di una sua partecipazione/investimento nel cosiddetto “fondo De Benedetti”, incurante di essere nel pieno delle sue funzioni istituzionali. Nemmeno una parola sull’andamento del Paese, sulle sue difficoltà e su quali azioni il suo governo vuole avviare per dimostrare una certa reazione. L’uomo continua a sentirsi imprenditore, a pensare soprattutto alle sue aziende e forse ha già cominciato a non sentirsi più premier. E il Paese? Il Paese è in vacanza. E visto che i sondaggi annunciano bufera, che vada in malora. E il contratto? Il contratto? Lui l’ha rispettato in tutti i suoi punti. E se ci sarà qualche inadempienza, applicate pure una penale. Tempo al tempo. Prima o poi arriverà una “sanatoria”. E infine non preoccupatevi, col nuovo “90° minuto”, targato biscione, andremo “tutti nel pallone”! Sergio Romano, con impeccabile incisività , dalle colonne del Corriere ha dato voce al sentimento di gran parte del Pese, a cui “non piace che il premier, per convincere gli italiani della sua estraneità alle vicende citate, dica ‘il nostro gruppo, il mio gruppo’. Non vuole essere tranquillizzato dall’uomo d’affari, una persona che, per raggiungere i suoi scopi, si sente spesso autorizzato a negare e a smentire. Vuole essere, invece, tranquillizzato dal Presidente del Consiglio. Se questi, soprattutto quando ha un irrisolto conflitto d’interessi, vuole rassicurare i suoi connazionali, dispone di ben altri mezzi. Tutti istituzionali, pensati e creati per essere utilizzati”. Che li usi, allora. E regali, in coda, un filo di dignità ad un mandato reso discutibilmente paragonabile a quello di illustri predecessori e che di meglio, in definitiva, ha avuto soltanto la lunghezza. (gelormini@katamail.com)
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