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Articoli vari dalla Puglia..di M.Di Schiena e di P. Molfetta
13.08.2005

UNO SCONTRO DI INCIVILTA’

La presenza dei militari inglesi e statunitensi in Iraq alimenta la guerriglia: questa non è l’ennesima presa di posizione della sinistra pacifista ma quanto ha detto il Ministro degli Esteri britannico Jack Straw in una intervista apparsa sul quotidiano “Financial Times” nella quale si legge la seguente affermazione: «Se noi facciamo parte della soluzione del problema laggiù, noi rappresentiamo anche una parte del problema». Ed il 4 agosto sul quotidiano “The Guardian” il Sindaco di Londra Ken Livingstone, indicando le vie da seguire per proteggere la sua città dagli attentati, ha detto che la guerra in Iraq ha fatto crescere gli attacchi terroristici aggiungendo che, poiché si è trattato di una guerra ingiustificata, risultano inaccettabili i sacrifici che per tale scelta stanno pesantemente gravando sulla popolazione londinese.

Clamorosamente smentito nel suo penoso tentativo di presentare gli attentati di Londra come non collegati alla guerra irachena, Tony Blair si trova oggi in serie difficoltà e cerca di reagire ricorrendo ad una “tolleranza zero” di marca inglese e quindi modificando in peggio, sul punto fondamentale del rispetto dei diritti umani, lo “stile di vita” occidentale che dice a parole di voler difendere. Negli Stati Uniti intanto cala a picco la popolarità di Bush che insiste nel ritornello «completeremo il nostro lavoro in Iraq» chiamando cinicamente «lavoro» quella orrenda miscela di morte, di iniquità e di disastri che è stata ed è la sua “guerra preventiva”. Ma c’è di più e cioè che - come ha rivelato il quotidiano “Washington Post” – l’associazione internazionale dei responsabili delle polizie degli Stati Uniti e di diversi altri Paesi sta varando nuove regole per le quali gli agenti dovranno sparare «alla testa» dei sospetti attentatori suicidi: una licenza di uccidere solo sulla base di un semplice sospetto. Ci avviamo quindi verso un pauroso imbarbarimento delle culture, verso un vero e proprio “scontro di inciviltà”. Ed intanto il terrorismo continua imperterrito a colpire sempre più alimentato da politiche e decisioni che fertilizzano il terreno sul quale tristemente alligna.

Durante la lunga vigilia dell’attacco all’Iraq mille voci si erano levate per invitare alla riflessione ed alla prudenza, per fare appello alle ragioni del buon senso e della responsabilità, per invocare il rispetto dello “Statuto dell’Onu” e del diritto internazionale, per segnalare i rischi di un intervento che avrebbe fatto crescere a dismisura il terrorismo aprendo la strada a quel conflitto di culture disinvoltamente evocato da Bush in America e da Berlusconi in Italia, per indicare i tragici costi in termini di vite umane e di sofferenze che l’insensata guerra avrebbe comportato. Appelli, ammonimenti, proteste: tutto risultò vano. La guerra dell’arroganza e dell’insensatezza fu irresponsabilmente scatenata e tutte, proprio tutte, le tragiche previsioni si sono puntualmente avverate.

Si è colpevolmente sbagliato e diabolicamente si persevera nell’errore. Occorre invece una radicale inversione di rotta per correggere “questa” globalizzazione in modo che le moltitudini di poveri non siano più afflitte dalla fame, dallo sfruttamento e dall’abbandono. E’ necessario che gli Stati Uniti ed i loro alleati riconoscano con i fatti il diritto all’autodeterminazione di tutti i popoli e che l’Occidente destini gli ingenti fondi finanziari finora impiegati per gli armamenti ad aiuti economici rivolti a favorire lo sviluppo dei paesi economicamente arretrati. E’ indispensabile dare prestigio, autorevolezza e forza alle Nazioni Unite, dotando il Consiglio di Sicurezza dei mezzi di intervento necessari per assicurare la pace ovunque subisca attacchi. Un rinnovamento insomma della politica occidentale che, oltre a corrispondere ad insopprimibili esigenze di giustizia, è l’unico strumento veramente in grado di isolare e battere il terrorismo.

Un obiettivo questo che certo non prescinde dall’esigenza di assicurare nell’immediato il potenziamento qualitativo dei servizi di prevenzione e di investigazione per la messa a punto di adeguate operazioni di polizia, interne ed internazionali, da condurre sempre nel rispetto dei principi della Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo e delle garanzie previste dallo Statuto delle Nazioni Unite. In visita in Italia il Dalai Lama, premio Nobel per la Pace, ha detto: «difficilmente una semplice strategia a breve termine contro il terrorismo può essere considerata risolutiva … a me interessa più una cura intensa a lungo termine, perché c’è bisogno di ricostituire il sistema immunitario del nostro mondo». Un sistema immunitario contro la violenza che invece Bush e Blair, con l’ancillare appoggio di Berlusconi, continuano ad indebolire contro ogni buon senso.

Brindisi, 9 agosto 2005

MICHELE DI SCHIENA





C’E’ QUALCOSA CHE NON VA
La vicenda politica del centrosinistra di Mesagne (BR) sin dall’inizio si è costruita e sviluppata su motivazioni solide, su capacità progettuali, sulla chiarezza del confronto, ed ha avuto due riferimenti fondamentali per le forze politiche che dal 1992 non hanno mai voluto fare concessione al gusto emotivo del dissolvimento o al primato ragionieristico dei numeri, pezze sempre giustificative di particolarismi esasperati: da una parte il riconoscimento del valore aggiunto della coalizione e dall’altra l’apertura all’originalità dei contributi e delle sensibilità di tutti i soggetti politici e delle persone che li rappresentavano.

Si è trattato di un equilibrio difficile, sempre in costruzione, mai definito una volta per sempre, e che perciò non è mai diventato strumento ideologico di facile propaganda, ma ricerca continua davanti alla novità delle situazioni e delle questioni che la città ha posto, condotto con senso di responsabilità e forte determinazione.

Il centrosinistra ha vinto le elezioni del ’92 e del ’97, e ha vinto al primo turno anche quelle del 2002, superando la difficile congiuntura dello scioglimento anticipato del Consiglio comunale, perché al suo interno le ragioni della politica e della corresponsabilità pluralistica hanno prevalso su tendenze centrifughe rivolte a costruire nicchie contrattuali senza respiro. Un centrosinistra che ha consolidato la sua base elettorale successivamente alle elezioni provinciali del 2004 e in quelle regionali del 2005, guadagnando rispettive rappresentanze istituzionali forse senza precedenti per la nostra città.

Abbiamo a disposizione dunque un patrimonio politico considerevole e di grande valore, alla cui costituzione anche noi abbiamo dato un piccolo contributo, con le caratteristiche, le specificità ed i limiti, tra l’altro, propri di un “movimento”: ma tale patrimonio e i risultati elettorali degli ultimi due anni non ci devono abbagliare o consegnare ad attese tranquille per le prossime elezioni politiche e soprattutto, visto che della nostra città stiamo parlando, per le prossime consultazioni amministrative del 2007.

Il patrimonio politico-elettorale non si può esportare in qualche paradiso fiscale, nemmeno investirlo nei nostri sportelli di provincia,per più modeste rendite di posizione: esso passa per la cruna quotidiana di fatti, di iniziative, di progetti, di rapporti con la città e nella città e con il suo tessuto associativo.

E così mentre le vittorie elettorali alla Provincia e alla Regione rassicurano e confortano per i più generali interessi da difendere e per le speranze di “ritorno” alla Costituzione del ’48 da coltivare. Ci sembra di cogliere una contraddizione di fondo nella nostra città, intorno a cui stiamo riflettendo nel nostro Movimento e vogliamo riflettere con i nostri alleati del centrosinistra. E come se un abile regia ne guidi il movimento al di là delle scelte delle forze politiche e degli amministratori.

Vogliamo dire che al consistente peso elettorale del centrosinistra non corrisponde un altrettanto peso politico-amministrativo della maggioranza politica e dell’Amministrazione comunale da quella sostenuta: come se la tela amministrativa di scelte e decisioni, in questi ultimi tempi, emerga e scompaia alternativamente in un rumore confuso appena percettibile e tenda a consumarsi assorbita da spinte centrifughe che paradossalmente spingono ad uniformare atteggiamenti e a ridimensionare la ricchezza politica del centrosinistra.

Assistiamo ad un pericoloso processo di omologazione dei partiti della coalizione intorno ai centri di potere; un neo consociativismo politico che nei fatti va strutturando un blocco di interessi condivisi che si insinuano nel corpo sociale, condizionano i processi di sviluppo e frenano ogni tentativo di cambiamento. A questo processo tentiamo di sottrarci con ogni mezzo rimarcando tenacemente il valore della nostra diversità .

Avvertiamo il pericolo che le ragioni forti del governo cittadino possono aprirsi con inerziale disinvoltura alle ragioni deboli della governabilità e che il respiro politico-programmatico della Giunta guidata dal Sindaco Mario Sconosciuto possa bloccarsi nella rada dei ritardi e dei rinvii.

Se questo accade, perché accade?

Ci poniamo responsabilmente questa domanda come espressione politica che non ha mai promosso liste civiche, ma si riconosce nel centrosinistra e sostiene il Sindaco Sconosciuto. Poniamo nello stesso tempo questa domanda nella consapevolezza di poter attingere ad un patrimonio comune che appartiene a tutto la coalizione e che tutta la coalizione ha bisogno di rinnovare nella chiarezza e franchezza del confronto, per la ricerca di risposte nuove a domande nuove.

Mesagne, 15 luglio 2005

Il coordinamento cittadino
di A SINISTRA
MESAGNE





QUALCOSA DI ….PERSONALE



In questi lunghi anni di coabitazione al governo della città, non abbiamo mai sbirciato nelle stanze del “Personale”. Appena tendevamo l’orecchio sentivamo come un lontano ribollir di pentole, il fitto brusio della maldicenza, del pettegolezzo. Tutti a parlar male di tutti. Incontravamo gente ora adirata pronta a sputar veleno per la grazia negata, ora ossequiosa e compiaciuta per la grazia ricevuta. Meglio stare alla larga da questo guazzabuglio e lasciar fare che la materia è troppo distante dal nostro modo di intendere la politica… Errore grave!.

Così in questi anni, complice la nostra ignavia, si consolidava uno processo di asservimento dell’apparato amministrativo al potere politico proprio mentre si predicava l’esatto contrario e cioè la separazione fra politica e gestione amministrativa. La conseguenza più eclatante di questo processo è stata che si è instaurato un clima di subalternità, di dipendenza che condiziona i processi gestionali; così che, a seconda del peso specifico del mandatario, vi sono atti che rapidamente si compiono ed altri che invece si impantanano e si aggrovigliano; cose che decisamente si fanno e cose che si perdono nel ginepraio della burocrazia. La macchina amministrativa pare essere frenata, gira al minimo e non riesce ad esprimere le potenzialità che pure gli si riconosce. Sperequazioni e parzialità infine, seminate in abbondanza, finiscono per produrre rancore e per far crescere il livello di conflittualità interna e dei contenziosi.

Chi ha concorso a determinare questo processo? Non vi è dubbio che prima di tutto i precedenti Sindaci hanno avviato più o meno consapevolmente questo processo esercitando d’autorità il ruolo di “Capo del Personale” ognuno con taglio proprio: con bonomia padronale e inclinazioni manageriali Faggiano, con ferrea e oscura organizzazione burocratica Franco Damiano. Entrambi comunque, raggiunsero, con scientifica efficienza, l’obiettivo di arrivare alla piena padronanza ed al controllo dei meccanismi amministrativi e a guadagnare nel contempo un forte ascendente personale ed un consenso inossidabile. Ci sono stati in passato anche Assessori al Personale ma le tracce lasciate nella memoria sono tanto labili quanto effimero il ruolo esercitato.

Come si esercitava il controllo ed il condizionamento della macchina amministrativa? Anzitutto ponendo un filtro d’ingresso. Pur nella piena legittimità e nella perfezione formale degli atti, i concorsi pubblici producevano sempre risultati in sintonia con il quadro politico di riferimento. Nel ’92 appena arrivati ci accorgemmo che, pur con qualche sfumatura, il colore del personale dipendente rimandava al compromesso storico con incursioni socialiste. Col tempo, scomparsi i vecchi leoni democristiani, con lo scompaginamento dei rapporti politici da “seconda repubblica” e le assunzioni ridotte al lumicino da finanziarie capestro, il vecchio sistema della ripartizione proporzionale dei posti è fortunatamente saltato ma abbiamo il sospetto che sia stato sostituito, in maniera politicamente più soft.

L’asservimento politico dell’apparato amministrativo si esercita altresì condizionando le carriere e gestendo i meccanismi di premialità e di incentivazione . E’ facile verificare come ad esempio fino ad oggi l’attribuzione di profili funzionali, le indennità di risultato, le progressioni verticali ed orizzontali, le microindennità, gli spostamenti interni, l’accesso al fondo di incentivazione siano stati spesso subordinati, con rare eccezioni, al maggiore o minor grado di fedeltà al sindaco reggente ed al suo entourage, al partito di maggioranza relativa, piuttosto che a qualità professionali espresse o risultati ottenuti. L’applicazione discrezionale degli istituti contrattuali ha finito poi con lo snaturarne progressivamente il senso.

Alcuni esempi. Il lavoro straordinario che virtualmente serve a coprire eventi non previsti ne prevedibili, ormai si applica a servizi ordinari regolarmente programmabili come le festività del calendario, lo smaltimento dei rifiuti in estate, la rassegna Mesagne-Estate ecc... L’accesso allo straordinario è talvolta così differenziato che si possono determinare picchi di utilizzazioni illegittimi a norma di contratto e umanamente impossibili per giornate fatte di 24 ore. La produttività collettiva, che dovrebbe premiare chi a consuntivo produce un po’ di più e meglio di altri colleghi di pari grado, viene ormai distribuita “a pioggia di nubi sparse”. Le microindennità (indennità speciali per funzioni di particolare rilievo e responsabilità) sono stabilite secondo griglie di valutazione “ a maglie cangianti” alcune volte troppo strette, altre volte tanto larghe da far star dentro tutti.

Altra condizione per garantirsi il controllo dell’apparato burocratico amministrativo è rendere inefficienti i meccanismi di controllo politici e sindacali, per cui ogni tanto bisogna cedere qualcosa all’opposizione interna o esterna e sopratutto bisogna trovare acquiescenza nella Delegazione Trattante. Questo organismo, che dovrebbe essere il luogo deputato alla concertazione, alla pianificazione delle regole ed alla risoluzione dei conflitti interni, non di rado è stato utilizzato come camera di decantazione di interessi corporativi e luogo di esercizio del consociativismo e della lottizzazione sottobanco.

Un situazione siffatta avrebbe dovuto provocare sfascio, lassismo, paralisi amministrativa, invece provvidenzialmente, pur in un clima di diffidenza e di soggezione politica, il personale dipendente del Comune di Mesagne è riuscito a garantire negli anni standard di efficienza buoni dimostrando apprezzabile senso di responsabilità e dimostrando che il marcio stava altrove. Preso atto di ciò il governo in carica ha fatto qualcosa per migliorare le cose?

In verità all’inizio trascinati dall’onda di una sorta buonismo ecumenico abbiamo fatto anche peggio dei nostri predecessori. Abbiamo ri-configurato la macchina amministrativa secondo un modello “ a pettine” assegnando ben quindici posizioni organizzative ad altrettanti dirigenti, così per non scontentare nessuno, per poi accorgerci che l’impianto non funziona . Abbiamo avuto i nostri bravi cedimenti alla discrezionalità nella riorganizzazione degli uffici e dei servizi, negli spostamenti interni, nella concessione degli incentivi, nella gestione degli istituti contrattuali. Abbiamo concorso non poco ad affossare ruolo e funzioni del Segretario Generale e della Delegazione Trattante con il risultato di sempre: aggrovigliare il sistema delle regole e lasciare varchi aperti a chi nella confusione cerca di rafforzare il proprio potere.

Ma questo governo cittadino ha avuto anche una grande virtù e cioè una intrinseca capacità di autocritica ed una tenace tensione morale così che sull’orlo del baratro sembra essere improvvisamente rinsavito, la pentola si è scoperchiata e la riflessione approfondita. Sembra dunque arrivato il momento di determinare una svolta radicale nella politica del personale attraverso la ridefinizione degli obiettivi. Bisogna potenziare e qualificare la dotazione organica, bisogna riconfigurare il modello organizzativo dell’Ente attraverso una più equilibrata distribuzione delle responsabilità; bisogna rapidamente andare alla redazione di un buon “contratto decentrato” per ristabilire un sistema di regole efficienti in cui sia riaffermato il valore degli istituti contrattuali, bisogna ridare dignità di ruolo, autonomia e potere contrattuale alla Delegazione Trattante ed della concertazione “in chiaro”.

Vi è una cartina al tornasole che permetterà di saggiare la volontà vera di percorrere questa strada da una parte e dall’altra : questa cartina è rappresentata dalla piattaforma di accordo in discussione su straordinario e ripartizione del salario accessorio. La proposta faticosamente elaborata in Delegazione Trattante sembra ad un passo dall’accordo. E’ una proposta che avrebbe il grande valore di riportare la trattativa sul tavolo, di calmierare gli squilibri del passato e di rilanciare un sistema di regole fortemente incrinato. Se questo accordo passerà sarà il segno di un forte presa di responsabilità reciproca fra parte politica e parte sindacale e si aprirà un orizzonte nuovo, se questo non sarà, come purtroppo temiamo, vorrà dire che sarà prevalsa ancora una volta una logica corporativa, del tanto meglio tanto peggio, la logica delle “tre carte”.

Noi stavolta, con assoluto disincanto, siamo stati al tavolo ed abbiamo fatto la nostra parte per trovare il bandolo della matassa ed il punto più alto di mediazione ma pur sempre con un occhio rivolto al gatto e a chi ne fa le veci.

Mesagne, 15 luglio 2005

Dr Pompeo MOLFETTA
A Sinistra Mesagne

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