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IL FANTOMATICO REFERENDUM di M. di Schiena
16.08.2005

IL FANTOMATICO REFERENDUM

I ripetuti riferimenti alla eventualità di un referendum sulla questione del rigassificatore sembrano prescindere dai dati reali della questione e dal contesto normativo che regola l’istituto. A quanto è stato già precisato dalle associazioni e dai movimenti della società civile che si oppongono alla realizzazione dell’impianto, va aggiunto che il quarto comma dell’art. 8 del D.L. 18/08/2000 e conseguentemente l’art. 63 dello Statuto del Comune di Brindisi precisano che il referendum comunale può svolgersi solo «su materie di esclusiva competenza locale». Normativa questa che è stata già interpretata dal TAR di Lecce, in linea con un consolidato indirizzo giurisprudenziale, nel senso della esclusione di tale strumento di consultazione quando la legge, come avviene nel caso in questione, attribuisce competenze amministrative anche ad enti diversi da quello comunale. Si tratta di una esperienza già fatta a Brindisi qualche anno addietro che certo non può essere disinvoltamente dimenticata, specialmente da quanti "fanno" politica.

Va inoltre precisato che le forme di consultazione popolare alle quali fa riferimento la normativa europea per opere che richiedono una valutazione d’impatto ambientale sono cosa diversa dal referendum di cui si parla perché trattasi di adempimenti che si sarebbero dovuti effettuare, nelle forme giuridicamente previste, durante il procedimento amministrativo conclusosi con l’autorizzazione ministeriale del 21 gennaio 2003. Non si capisce quindi che logica avrebbe ed a cosa dovrebbe servire un referendum impropriamente indetto su un provvedimento governativo da un Ente che ha già espresso chiare idee in materia ed è impegnato a farle valere nei confronti del governo centrale. Sarebbe come se l’Amministrazione comunale avesse dubbi (che assolutamente non ha) su quanto già deliberato e avvertisse il bisogno di una conferma popolare, che peraltro c’è già stata non solo con riuscitissime manifestazioni pubbliche ma anche e sopratttuo col voto dei cittadini che nelle ultime elezioni amministrative si sono inequivocabilmente espressi in favore di un nuovo modello di sviluppo e contro il rigassificatore.

Non si possono poi disinvoltamente dimenticare le deliberazioni consiliari, anch’esse approvate all’unanimità, dell’Amministrazione provinciale di Brindisi e della Regione Puglia che nell’apposita mozione ha significativamente rilevato come «gli orientamenti e le deliberazioni degli organi di governo locali hanno un grande valore democratico ed istituzionale e sono fatti propri da questo Consiglio Regionale in quanto coerenti con le linee programmatiche della Regione». Parlare quindi di referendum significa oggi ipotizzare un atto politicamente schizofrenico, privo di qualsiasi fondamento normativo ed assolutamente riduttivo rispetto alle scelte dell’intera provincia di Brindisi, del Salento che si è espresso con le deliberazioni del Consiglio provinciale e comunale di Lecce e della massima espressione istituzionale regionale.

La prospettazione di un referendum, da indire a fronte di esiti negativi delle vertenze giudiziarie che peraltro hanno già fatto registrare un significativo successo, può apparire, al di là delle migliori intenzioni di chi l’ha formulata, l’improprio e peregrino ricorso ad una valvola di sfogo che sarebbe l’anticamera della rassegnazione. La vertenza aperta contro il rigassificatore dal movimento della società civile, dagli enti locali e dalla Regione, prima che di tutte le pur rilevanti contestazioni giudiziarie, è una grande battaglia politica e democratica che va combattuta con un incalzante protesta popolare ed una incisiva azione politica, l’una e l’altra forti di tutti i prospettati argomenti di ordine sociale, istituzionale e costituzionale. Un’azione rivolta a rivendicare, in primo luogo, il rispetto dell’autonomia politico-amministrativa degli enti locali. Non ci sono quindi "terze vie" o mediazioni di sorta che possano prescindere dalle scelte operate dalle amministrazioni locali in sintonia con la volontà popolare che chiede un "cambiamento di rotta" e l’accantonamento di fallimentari politiche dure purtroppo a morire.

Mesagne, 14 agosto 2005

Michele DI SCHIENA

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