26.08.2005
La presa d’atto del fallimento del lancio di un candidato per le Primarie in rappresentanza dei Movimenti da parte di Paolo Flores D’Arcais sarebbe una troppo pessimistica “dichiarazione di resa” giacchè la ragione della diserzione all’appello di Flores, Sylos Labini, Travaglio ed altri sarebbe dovuta al fatto che il “popolo del Palavobis e di S. Giovanni si sente sufficientemente rappresentato da Romano Prodi”. A me pare un po’ riduttivo pensare che quel popolo oggi si senta così “appagato” dei risultati da non sentire più il bisogno di mobilitarsi nuovamente. Quelle manifestazioni avvennero come atto di ribellione alle arroganze di chi si faceva le leggi ad personam, di chi usava la politica per fini di potere, di chi operava in conflitto di interessi e senza la necessaria trasparenza. Insomma di chi si approfittava dei cittadini. Da allora ad ora, cosa è successo? E’ accaduto che i cittadini e l’opinione pubblica che avevano tentato di ribellarsi a questo andazzo non hanno visto alcun significativo cambiamento né di forma né di sostanza, né a destra né a sinistra. Chi è al potere continua a fare i propri comodi (e spesso anche i propri affari): ne sono la riprova la miriade di prebende, favoritismi, consulenze fantasma, incarichi mascherati, nomine nepotistiche avvenute sia nelle amministrazioni di centrosinistra che di centrodestra. Nascondere questa realtà può servire a mettersi l’anima in pace ma non a risolvere le gravi distorsioni che tali misfatti provocano nel mercato, nell’economia ed anche alla democrazia del nostro paese. I recenti scandali finanziari, uniti ai mille altri precedentemente avvenuti (senza contare quelli non scoperti o maldestramente insabbiati) dimostrano inequivocabilmente che l’Italia manca di regole ma soprattutto che da noi manca la volontà di farle rispettare. Ultimamente è anche riaffiorato il vecchio metodo tanto caro ai tempi di Tangentopoli: il perverso intreccio tra affari e politica (tu imprenditore dai qualcosa a me, io politico apro qualche porta a te), il tutto infarcito da pubblici ufficiali e controllori che trescano con i propri controllati (Banca d’Italia docet). Dulcis in fundo: tra una manifestazione e l’altra dei Movimenti e dei Girotondi, i partiti – quatto, quatto – hanno rimesso in pista una valanga di personaggi della Prima Repubblica (spesso pure nel frattempo condannati a qualche anno di carcere per le ruberie perpetuate). Questi personaggi ce li ritroviamo ora nelle assemblee elettive (Parlamento in testa), nei ruoli di Governo (assessori soprattutto) e negli Enti di gestione di rilevanza nazionale e locale (amministratori e consiglieri di amministrazione di enti a partecipazione pubblica per l’appunto). Se poi proprio non si è riuscito a sistemarli in altro modo, una “consulenza ad hoc” non si nega a nessuno. Figurarsi se è pure un parente o un “portatori di voti” (e chi se ne frega se trattasi di qualche transfuga del centrodestra in cerca di un nuovo posto al sole!). Negare questi disdicevoli modi di fare politica ed affari sarebbe come voler mettere la testa sotto la sabbia per non vedere. Ecco perché – a mio avviso - molti di quelli che hanno partecipato ai Movimenti ed ai Girotondi hanno ritratto la mano all’invito di Flores. Insomma potrebbe essere la “delusione” (e non la calura estiva o l’appagamento) ad aver tenuto lontano il popolo del Palavobis dalla voglia di partecipare alle Primarie. Bisogna allora che l’Unione dia un segnale inequivoco di discontinuità non solo a parole ma nei fatti. Come? Con un gesto coraggioso ed allo stesso tempo moralmente doveroso e politicamente opportuno: impegnarsi a non candidare più o a non dare più incarichi in Pubbliche amministrazioni o in Enti pubblici di gestione a persone già condannate con sentenza penale passata in giudicato. Questo potrebbe essere un tema utile su cui confrontarsi alle Primarie e per me che mi sono candidato lo è!
Antonio Di Pietro – Presidente Italia dei Valori
(dipietro@italiadeivalori.it)
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