26.08.2005
LE PRIMARIE DELLA RESPONSABILITA’ E DEL RILANCIO
Le primarie pugliesi che videro l’affermazione di Nichi Vendola e le primarie per la leadership del centrosinistra in vista delle prossime elezioni politiche sono cose diverse non solo ovviamente per la natura e la dimensione delle due consultazioni ma anche perché nel primo caso si trattava di una competizione effettiva tra due aspiranti alla candidatura per la presidenza regionale mentre nel secondo il vero oggetto della contesa è il peso che nella coalizione dovranno avere le tesi politiche di cui sono portatori i diversi concorrenti. E ciò perchè i partiti del centrosinistra hanno già scelto Prodi come loro leader e sarebbe un disastro ed un prezioso regalo a Berlusconi se, per qualsiasi ragione, si mettesse in dubbio o si mortificasse questa candidatura.
Si tratta allora di primarie che hanno caratteri del tutto peculiari e che possono diventare per il centrosinistra una grande occasione di dialogo, un bagno di democrazia ed un salto di qualità politica se vengono presentate dai candidati e dalle forze che li esprimono per quello che veramente sono e cioè un sereno e costruttivo confronto sulle linee ideali e politiche che devono orientare il definitivo varo del programma dell’Unione. Una sottolineatura questa che servirebbe a prevenire eventuali possibili (anche se non probabili) difficoltà alla candidatura Prodi collegabili all’esito della consultazione liberando peraltro il voto dalla preoccupazione di arrecare danni a tale leadership dando la preferenza a candidati diversi. “Primarie” quindi nel senso di scelte che vengono per prime non in una successione di eventi elettorali ma in una gerarchia di valori politici e che devono favorire l’opzione fondamentale per il metodo della partecipazione democratica e per l’elaborazione di un programma connotato dalla volontà di rilanciare, in alternativa alle controriforme della destra, i principi fondamentali enunciati dalla Costituzione repubblicana. Le primarie dunque non per consacrare il ruolo di guida di Prodi ma per nutrirlo di partecipazione e non per allargare i confini del proprio appezzamento nel grande campo del centrosinistra ma per un vivificante confronto sui temi del rilancio della Costituzione e dei suoi valori come terreno privilegiato di sfida nei confronti del berlusconismo e dei “teocon” alla Marcello Pera, della pace col ripudio di tutte le guerre nel pieno rispetto dell’art. 11 dello Statuto, di una politica economica alternativa a quella delle destre e capace di immettere nel sistema elementi solidaristici (dalla Tobin tax al salario sociale) per una più equa distribuzione del reddito. Ed ancora un confronto sui temi della “questione morale” non certo come strumento di lotta politica ma come riproposizione del dovere costituzionale di adempiere a qualsiasi livello le funzioni pubbliche «con disciplina ed onore», del rilancio dei settori della sanità e della istruzione pubblica, di riforme fiscali che puntino a realizzare un «sistema tributario informato a criteri di progressività », di politiche che col capovolgimento delle logiche berlusconiane promuovano il potenziamento del servizio-giustizia salvaguardando l’autonomia e l’indipendenza della magistratura, di scelte innovative a tutela dell’ambiente e di riforme che cancellino la legge Bossi-Fini favorendo l’accoglienza e l’integrazione degli immigrati. Che le primarie del centrosinistra suscitino interesse nei movimenti e provochino la loro mobilitazione per influenzare il programma dell’Unione è indubbiamente un fatto molto positivo. Ma lo è meno l’ipotesi di candidature espresse da alcuni movimenti che finirebbero per danneggiare gravemente le formazioni che le promuovono e l’intera area movimentista a causa della palese contraddizione di simili scelte con una delle linee fondamentali che hanno finora caratterizzato le esperienze e le sensibilità che si riconoscono nel Social Forum. L’impegno cioè di favorire realisticamente nell’immediato tutti i possibili processi di cambiamento di segno positivo senza puntare però, neppure simbolicamente o in chiave provocatoria, alla conquista del potere politico. La scelta quindi inedita e “sconvolgente” di portare avanti anche con lotte assai dure, fuori dalle suggestioni del potere ed a distanza da esso, la costruzione di un “nuovo mondo”, che non è certo a portata di mano, attraverso una radicale modifica della cultura dominante e dei rapporti di forza oggi esistenti. Brindisi, 25 agosto 2005 Michele DI SCHIENA
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