Welfare Italia :: Welfare :: I pensionati italiani non sono un problema dell'Europa (T.Boeri) Invia ad un amico Statistiche FAQ
27 Aprile 2024 Sab                 WelfareItalia: Punto laico di informazione e di impegno sociale
Cerca in W.I Foto Gallery Links Documenti Forum Iscritti Online
www.welfareeuropa.it www.welfarecremona.it www.welfarelombardia.it www.welfarenetwork.it

Welfare Italia
Home Page
Notizie
Brevi
Il punto
Lettere a Welfare
Cronaca
Politica
Dal Mondo
Dalle Regioni
Dall'Europa
Economia
Giovani
Lavoro
Cultura
Sociale
Ambiente
Welfare
Indian Time
Buone notizie
Radio Londra
Volontariato
Dai Partiti
Dal Parlamento Europeo
Area Iscritti
Username:
Password:
Ricordami!
Recupero password
Registrazione nuovo utente
Brevi

 Foto Gallery
Ultima immagine dal Foto Gallery di Welfare Italia

Ultimi Links







I pensionati italiani non sono un problema dell'Europa (T.Boeri)
10.06.2003

di Tito Boeri (05-06-2003)
Il sistema pensionistico in Italia è insostenibile nel lungo periodo. Lo sanno bene i cittadini e il Governo, che però non sembra voler attuare una seria riforma. Sperare nell'aiuto dell'Europa potrebbe rivelarsi fatale per istituzioni sovranazionali che oggi non sono sottoposte al controllo degli elettori. E non è comunque un rimedio contro l'egoismo intergenerazionale.

L'Italia è il Paese industrializzato nel quale il sistema previdenziale assorbe la quota più elevata del prodotto interno lordo e questa quota è destinata ad aumentare ancora di più nei prossimi 25 anni. Il costo della previdenza pubblica comporta una tassa sul lavoro del 45 per cento, che impedisce il decollo della previdenza integrativa e il finanziamento di un decente sistema di welfare. L'Italia è, infatti, il Paese europeo che spende di meno per sussidi di disoccupazione e prestazioni sociali di ultima istanza, nonostante il suo alto numero di senza lavoro e di poveri. I contributi pensionistici sono già inferiori alle prestazioni: il sistema genera un deficit annuale pari al 3 per cento del Pil.

Governo immobile

Il governo Berlusconi sa bene che una crisi è alle porte, eppure nonostante disponga del 57 per cento dei seggi in Parlamento (più di qualunque coalizione non "di emergenza" degli ultimi cinquanta anni) non fa niente.

Un disegno di legge sulle pensioni giace in Parlamento da 18 mesi. E anche questa proposta non aumenterebbe la sostenibilità del sistema pensionistico: in realtà ridurrebbe i contributi per i nuovi assunti (se non per tutti dato che la delega è agnostica su questo aspetto), lasciando le attuali pensioni allo stesso livello. In barba al principio contributivo (si riceve in base a quanto si versa) introdotto dalle riforme di questi anni.

Guardare all'Europa non serve

I politici italiani si rivolgono ora all'Europa. Mentre l'Italia si appresta ad assumere la presidenza della Ue alla fine di giugno, gli appelli per un intervento sulle pensioni si fanno più pressanti. Lo stesso Presidente Berlusconi ha più volte invocato una "Maastricht delle pensioni". Non ci sembra una buona idea.

Non ci sono validi argomenti economici, infatti, per attribuire ad autorità sovranazionali europee la responsabilità delle pensioni. I sistemi pensionistici pubblici in Europa sono molto diversi fra di loro. Un approccio comune al problema, potrebbe portarci a prendere il peggio dei vari sistemi. È molto meglio permettere alle politiche nazionali di competere, incoraggiando riforme che prendano spunto dalla prassi migliore. Gli schemi di assicurazione pubblica possono, inoltre, essere gestiti meglio quando decentralizzati. Sembrano esserci diseconomie di scala in questo campo: in Europa i sistemi di protezione sociale più efficienti sono quelli dei Paesi più piccoli. Infine, precedenti vertici europei hanno fissato obiettivi per le riforme pensionistiche, in termini di incremento dei tassi di partecipazione degli individui con più di 55 anni e innalzamento dell'età di pensionamento. Criteri senza significato per alcuni Paesi e totalmente irrealistici per altri: non a caso non sono mai stati presi sul serio.

Consapevolezza del problema e miopie intergenerazionali

L'unica ragione per coinvolgere l'Europa su questi temi allora è politica: si intende scaricare la responsabilità di interventi impopolari su qualcun altro, ben lontano dalle pressioni interne.

Gli italiani sono ben consapevoli che le riforme messe in atto dai governi Amato, Dini e Prodi negli anni Novanta devono essere completate. Un recente sondaggio condotto dalla Fondazione Rodolfo Debenedetti ha rivelato che due italiani su tre ritengono probabile una crisi pensionistica nei prossimi 10-15 anni e considerano le riforme del decennio passato solo "un primo passo verso la stabilizzazione del sistema". Tuttavia, sempre secondo il sondaggio, nessuna riforma destinata a aumentare la sostenibilità del sistema pensionistico avrebbe il favore della maggioranza dei cittadini. I lavoratori vicini all'età di pensionamento non sono disponibili ad accettare trasferimenti a favore delle giovani generazioni. Inoltre, i sindacati si oppongono nettamente a ogni ulteriore riforma , così come accade in Germania, Francia e Spagna, che hanno simili problemi di sostenibilità di lungo periodo del sistema pensionistico pubblico. Perché Berlusconi crede che gli italiani accetterebbero più volentieri modifiche al sistema pensionistico elaborate a Bruxelles? Assegnare un problema così delicato alla Ue potrebbe rivelarsi fatale per le fragili istituzioni sovranazionali europee, oggi prive di investitura democratica, di political accountability. E potrebbe incoraggiare i sindacati a coordinarsi a livello europeo per resistere a ogni cambiamento strutturale dei sistemi pensionistici.

Coinvolgere le istituzioni europee non è un rimedio contro la miopia e l'egoismo intergenerazionale degli elettori. I governi nazionali, Italia inclusa, dovrebbero avere visioni di più lungo periodo. E le generazioni più giovani dovrebbero trovare una più forte rappresentanza che difenda i loro interessi nel processo politico. Non c'è nessuna ragione per credere che le
strutture decisionali europee siano più lungimiranti o più capaci di resistere alle pressioni degli elettori più anziani rispetto ai governi nazionali.

Più attenzione al lungo periodo

L'unico modo in cui l'Europa può aiutare i singoli Paesi ad affrontare il problema-pensioni consiste nell'adottare vincoli fiscali che siano più attenti al riequilibrio di lungo periodo delle finanze pubbliche. Il Patto di stabilità e crescita, invece di concentrarsi sul riequilibrio anno per anno, dovrebbe imporre obiettivi di lungo periodo di riduzione del debito pubblico. Questo favorirebbe riforme pensionistiche che permettano ai lavoratori di uscire dagli schemi pensionistici pubblici: riforme di questo tipo, infatti, consentono riduzioni delle passività nel lungo periodo, ma riducono le entrate nell'immediato.

Meglio allora che il presidente Berlusconi lo sappia: l'unica "Maastricht delle pensioni" oggi possibile, quella che allunga gli orizzonti del Patto di stabilità e crescita, concentrando l'attenzione sulla riduzione del debito pubblico, non renderebbe certo più facile il compito dell'Italia. Certamente impedirebbe il tirare a campare, il procedere di rinvio in rinvio
in attesa di tempi migliori, che sembra contraddistinguere l'azione di questo Governo.

------------------------------------------------------------------------------------------------------
*l'articolo è apparso in inglese sul Financial Times di mercoledì 4 giugno 2003.

Welfare Italia
Hits: 1799
Welfare >>
I commenti degli utenti (Solo gli iscritti possono inserire commenti)
Terza pagina

Sondaggi
E' giusto che Bersani si accordi con Berlusconi per le rifome ?

Si
No
Non so
Ultime dal Forum
La voce del padrone di Lucio Garofalo
Salotti culturali dell'Estate bolognese
Pippo Fallica querelo' Corriere della Sera e La Sicilia?
NO LEADER, NO PARTY di Luigi Boschi
UN PARTITO LENINISTA (LEGA) CHE SPOSA IL VATICANO di A.De Porti
POESIA DI VITA di Luigi Boschi
La vita spericolata del premier di Silvia Terribili
Romea Commerciale di Orlando Masiero
Sondaggio, 15mila i voti finora espressi
Buon che? di Danilo D'Antonio
L'Italia è una Repubblica "antimeritocratica" fondata sul lavoro precario
LA PROTESTA DEI SANGUINARI di Luigi Boschi
L'AQUILONE STRAPPATO di Antonio V. Gelormini
Il reality scolastico su "Rai Educational"
Vuoto indietro diventa proposta di legge,





| Redazione | Contatti | Bannerkit | Pubblicità | Disclaimer |
www.welfareitalia.it , quotidiano gratuito on line, è iscritto nel registro della stampa periodica del Tribunale di Cremona al n. 393 del 24.9.2003- direttore responsabile Gian Carlo Storti