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Le altre vittime della guerra: donne e bambini Afghanistan
27.08.2005


Le altre vittime della guerra: donne e bambini  Afghanistan
Scritto da Monica Losciale

Sono ormai oltre mille le vittime della guerra in Afghanistan in questi primi mesi del 2005. Un soldato americano morto ieri e 16 ribelli uccisi in combattimento mercoledì sono solo le ultime vittime di una lunga lista di vittime e nelle prossime settimane che precedono le elezioni parlamentari la situazione non è destinata a migliorare.

Un fronte di guerra che diventa sempre più difficile anche per le truppe americane, che oggi hanno annunciato la perdita di un altro commilitone, il 75° dall'inizio di quello che si sta rivelando l'anno più sanguinoso per il contingente Usa. Il militare ha perso la vita nella provincia orientale della Paktika quando il veicolo su cui viaggiava è stato colpito da un ordigno posto sulla strada, rendo noto l'AFP. Altri quattro militari sono rimasti feriti dall'esplosione e di questi, secondo lAssociated Press, uno verserebbe in gravi condizioni.

Due giorni di combattimenti nel sud hanno invece lasciato sul campo i corpi di 16 ribelli, uccisi nelle provincie di Kandahar, Zabul e dell'Uruzgan fra martedì e mercoledì.

Ma accanto alle vittime ufficiali anche donne e bambini pagano il prezzo di un conflitto infinito. E mentre la condizione femminile non sembra migliorare torna all'ordine del giorno la piaga del reclutamento dei bambini soldato.

La difficile condizione delle donne

La nuova costituzione prevede un ruolo politico anche per le donne, a cui è riservato il 25% dei seggi nella camera bassa del Parlamento, ma un recente report della BBC rivela quanto sia difficile in alcune regioni trovare delle donne fra le liste elettorali. La provincia presa in esame da BBC è quella di Zabul, ma problemi simili si hanno anche in altre zone dove maggiore è l'influenza dei gruppi talebani. Qui vi sono talmente poche donne a concorrere per un seggio in parlamento che sarà difficile eleggere le tre rappresentanti femminili che spetterebbero loro per legge. E questo anche a causa delle minacce dei gruppi islamici radicali.

Inoltre continuano ad essere presenti forti restrizioni nella vita quotidiana della donne, che continuano ad indossare il burqa e non possono uscire in luoghi pubblici senza essere accompagnate da un familiare di sesso maschile.

La scolarizzazione femminile, poi, resta tra le più basse del mondo e due ragazze su tre non frequentano alcun corso di studio e vengono private di qualunque stimolo intellettuale ed aopportunità di sviluppo sociale, si legge in un recente rapporto dell'Unicef. Appena il 14% delle donne e delle ragazze afghane è considerato alfabetizzato e la frequenza femminile alla scuola secondaria non raggiunge il 10%.

Inoltre l'Afghanistan resta uno dei paesi con il più alto tasso di morte per parto e per problemi legati alla gravisanza al mondo. 70 donne in gravidanza muoiono ogni giorno, spesso al momento del parto e questo per l'esiguità di strutture sanitarie e di personale femminile in campo medico. Cecilia Lotse, direttore per l'Unicef in Asia meridionale, ha così commentato la condizione delle donne aghane: "Le donne afghane non vivono a lungo e l'Afghanistan è forse l'unico paese al mondo in cui le donne muoino prima degli uomini".

L'infanzia in Afghanistan

Ma quelli sanitari sono problemi che colpiscono anche i bambini dalla più tenera età. Il rapporto dell'Unicef parla di una mortalità infantile ancora altissima come altissima è la media dei bambini morti nel primo anno di vita e sotto i cinque anni.

Un bambino su sette rischia di muorire nel suo primo anno di vita mentre circa il 20% muore muore prima di compiere cinque anni. E questo a causa di un fenomeno di malnutrizione diffusa, che investe quasi la metà della popolazione infantile, e a causa di malattie comuni e curabili ma per cui mancano vaccinazioni e medicine, come diarrea, malaria, tifo e polmonite.

A fronte di una situazione dell'infanzia già difficile si è inoltre ricominciato a parlare di bambini soldato: quelli recuperati tramite programmi di assistenza e quelli recentemente reclutati dalle milizie talebane.

Anche in questo caso è l'Unicef a lavorare sul recupero e la reintegrazione di migliaia di bambini soldato. I numeri ufficiali forniti dalle Nazioni Unite parlano di 8000 bambini arruolati, per lo più tra i 14 ed i 17 anni. Di questi la metà sono stati seguiti e reintegrati nella società tramite programmi dell'Unicef che hanno investito principalmente il nord, l'est e le zone centrali del paese.

Molti i giovani che avuto la possibilità di tornare scuola o di seguire corsi di formazione. Altri ancora hanno optato per programmi in grado di offrire un guadagno ed un lavoro futuro nel campo dell'agricoltura o dell'allevamento di bestiame, come pecore o pollame.

Ma recentemente il comando militare americano ha denunciato la ripresa del relutamento di giovani reclute completamente inesperte, ragazzi di 14, 15 e 16 anni prelevati dalle scuole coraniche, ormai vuote, e che andrebbero a supplire alle ingenti perdite subite dalle milizia. Un fenomeno in crescita soprattutto nelle regioni del sud e che, se non contrastato efficamente, rischia di vanificare quanto d buono è stato finora per queste piccole vittime senza voce.

Monica Losciale

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