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L’aumento della bolletta petrolifera
5.09.2005

L’aumento della bolletta petrolifera

Il Pil aumenta, ma l’Italia affonda a causa della bolletta petrolifera che nel 2005 sarà salata, anzi salatissima. Si tratta di una stangata da 21 miliardi di euro, la più alta degli ultimi venti anni, dopo quella del 1985, che pesò sui conti dello Stato per 32 miliardi, con la differenza che quelli erano miliardi di lire e questi sono miliardi di euro. Non c’è stato neppure il tempo per rallegrarsi della notizia che il Pil nel 2° semestre ha subito un incremento dello 0,7%, perché la stangata dell’oro nero ha reso tutto più complicato. Non c’è che dire. Eppure l’Italia, paese del sole e del vento, poteva ridurre la bolletta petrolifera, se avesse imboccato la strada delle energie pulite e non inquinanti, come hanno fatto Spagna, Germania, Danimarca, Olanda ed altri paesi dell’UE, che hanno privilegiato la politica dello sfruttamento delle risorse naturali che non costano nulla rispetto al petrolio degli sceicchi. L’Italia ha abbandonato il nucleare con il noto referendum che ha bandito le centrali nucleari dal nostro paese, perché pericolose ed insicure, anche se ce l’ha al suo confine con la Francia, che addirittura vende energia nucleare all’Italia.

L’Italia non ha una politica energetica: le sue centrali elettriche sono alimentate con il petrolio, che importiamo senza risparmio dal Medio Oriente, arricchendo gli sceicchi. Il Ministero dell’Ambiente è completamente assente, il suo responsabile forse non conosce neppure l’importanza delle fonti rinnovabili, e la quantità di energia pulita che si può produrre dal loro impiego.Abbiamo citato alcuni paesi europei, che sono tra i maggiori produttori di energia pulita, che utilizzano il vento per produrre energia eolica, il sole per quella solare, oltre a produrre energia da biomasse. Parliamo di alcune regioni italiane, che da importatrici di energia, potrebbero essere esportatrici, solo che si dotassero di un serio piano energetico, che puntasse allo sfruttamento del vento e del sole. Tra queste regioni c’è la più povera regione d’Europa, la Calabria, che è ricca di vento, soprattutto nella zona aspromontana, però l’Autorità del Parco, fino a due anni fa, pur dedicandosi allo studio dei venti, non disponeva di un "anemometro" per misurare la loro velocità. Prendiamo la Sicilia, una delle isole più assolate del mondo, potrebbe essere una grande produttrice di energia solare, ma neppure quest’isola ha un piano per lo sfruttamento dell’energia solare. Sono due esempi di due regioni in ritardo di sviluppo, che beneficiano di ingenti fondi strutturali per la loro crescita, ma si guardano bene dall’impiegarli per far decollare l’industria energetica, che potrebbe dare non solo ricchezza, ma anche occupazione. L’imprevidenza delle regioni e dello Stato italiani non hanno sicuramente pari in Europa. Ancora, la bolletta del 2005 poteva essere più pesante, se non si fosse verificato un decremento della produzione industriale, che a giugno ha registrato un calo dello 0,7%, mentre nell’UE è aumentata dello 0,3%. Tutto sommato il calo della produzione industriale è stato, sotto questo aspetto, provvidenziale. Purtuttavia, gli effetti della bolletta energetica hanno pesanti riflessi sull’inflazione, con il petrolio che ha sfiorato i 70 dollari al barile. In presenza di una situazione come questa, è auspicabile che il Governo appronti un piano energetico che punti allo sfruttamento delle fonti rinnovabili e ne incentivi la sua attuazione. fonte: Opinione.It

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