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Mentre in Italia.....si destabilizza....di Antonio Di Pietro
11.06.2003

Al Sig. Direttore "WELFAREITALIA"
Roma, 11 giugno 2003
Gentile Direttore,
nel mentre in Italia procede alacremente il progetto berlusconiano di destabilizzazione del sistema giudiziario e di creazione di aree di impunita' per i potenti (per lui ed i suoi amici in particolare), nel resto d'Europa si comincia finalmente a prendere coscienza degli effetti devastanti - per la democrazia e per l'economia - della grande corruzione e dei monopoli senza controlli e senza trasparenza e si studia quali contromisure prendere.
Segnalo al riguardo, l'iniziativa posta in essere da diverse personalità che molto si sono attivate nel mondo nella lotta anti-corruzione in questi anni.
Esse- e tra loro, per quel poco che puo' valere, ho avuto l'onore di esservi annoverato anch'io - hanno deciso di dare voce alla "Dichiarazione di Parigi" che espone alcune misure pratiche cruciali da realizzare per combattere seriamente il malaffare politico-affaristico e la corruzione nel mondo.
L'appello sara' da noi presentato il prossimo 19 giugno alla Sorbona di Parigi in un incontro organizzato da Eva Joly (consulente per il governo norvegese nella lotta contro la corruzione e per 20 anni magistrato in Francia, ove ha dato avvio alla famosa inchiesta sui fondi neri della compagnia petrolifera ELF).
Fra gli altri, hanno sottoscritto l'appello Transparency International (organismo indipendente sovvenzionato dall'ONU) ed - in ordine alfabetico:
Lloyd Axworthy, North South Institute’s Peace Award, Canada
Cherif Bassiouni, President of the International Institute of Higher Studies in Criminal Sciences, Egypt
Melanie Delloye-Betancourt, daughter of Bettancourt, FARC- hostage, Colombia
Bernard Bertossa, former Attorney General, Geneva, Switzerland
Francesco Saverio Borrelli, former Chief Prosecutor, Milan, Italy
Antonio Cassese, former President of the International Tribunal Court, Italy
Arthur Chaskalson, Chief Justice, South Africa
David M.Crane, Chef Prosecutor of the Special Court for Sierra Leone, U.S.A.
Peter Eigen, President of Transparency International, Germany
Baltazar Garzon, Examining magistrate, Spain
John Githongo, Special adviser to the President, Kenya
Hanne Sophie Greve, Judge, (European Court of Human Rights), Norway
Richard Goldstone, Justice of the Constitutional Court, South Africa
Xanana Gusmao, President of the Republic of East-Timor
Juan Guzman, Judge, Appeal Court, Chile
Jürgen Habermas, Philosopher, Germany
Frantisek Janouch, nuclear Physicist, Founder of “Charter 77”, Czech Republic
Pius N'Jawé, Journalist, Le Messager, Cameroon
Eva Joly, Special adviser, Norway
Nelson Mandela, Nobel Peace Prize, South Africa
Antonio di Pietro, Member of the European Parliament-, Ex P.M. Italy
John Charles Polanyi, Nobel Prize in chemistry, Canada
Mary Robinson, former U.N. High Commissioner for Human Rights, Ireland
Aung San Suu Kyi, Nobel Peace Prize, Burma
Amartya Sen, Nobel Prize in Economy, India
Wole Soyinka, Nobel Prize in Literature, Nigeria
Elliot Spitzer, public prosecutor, United States
Joseph E. Stiglitz, Nobel Prize in Economy, United States

L'appello nasce dalla nostra esperienza personale per esserci in tutti questi anni occupati del problema e per averne quindi una conoscenza diretta. Noi riteniamo che l'esplosione dei mercati aperti abbia favorito pratiche di corruzione e di appropriazioni che si sono sviluppati in modo inquietante al punto da invadere interi settori dell'economia. Le attività più sensibili sono risultati essere quelle dell'energia, delle grandi opere, degli armamenti dello sfruttamento delle risorse minerarie. Su questi mercati di interesse nazionale ed internazionale, alcune grandi società hanno inserito la corruzione come mezzo di azione privilegiato. In questo modo, diverse migliaia di decisioni nel mondo sono prese evadendo ogni controllo ed in chiaro conflitto rispetto agli interessi generali della collettivita' e delle stesse imprese (specie quelle ad azionariato diffuso). La grande corruzione é un'ingiustizia in quanto rompe la fiducia necessaria alla vita economica. Dal momento che a volte essa arriva al cuore stesso del potere, la grande corruzione mina le vecchie democrazie occidentali ed ostacola lo sviluppo dei paesi poveri e la loro libertà politica.
Nel momento in cui la globalizzazione ha permesso la libera circolazione dei capitali, le "Giustizie finanziarie" restano intrappolate all'interno di frontiere che ormai non esistono più per i delinquenti. La sovranità di certi "Stati bancari" (o "Stati canaglia" come vengono piu' comunemente chiamati) protegge in maniera deliberata ed interessata l'opacità dei flussi criminali.
Le regole che - con il nostro appello di Parigi - proponiamo per ristabilire un maggiore equilibrio nella lotta alla criminalita' economica istituzionale sono:

1. Per facilitare le inchieste:
- l'interdizione per le banche di aprire filiali o di accettare fondi provenienti da paesi che rifiutano, o applicano in modo puramente virtuale, la cooperazione giudiziaria internazionale;
- l'obbligo per tutti i sistemi di trasferimento di fondi o valori, ivi comprese le camere di compensazione internazionale, di organizzare una tracciabilità totale dei flussi finanziari, per un'identificazione precisa dei beneficiari e dei mandanti d'ordine, in modo tale che, in caso di inchieste penali, le autorità giudiziarie possano risalire all'insieme delle operazioni sospette;
- la soppressione dei ricorsi dilatori contro la trasmissione di prove alle giurisdizioni straniere;
- la sospensione dell'automatismo delle immunità diplomatiche e parlamentari quando trattasi di inchieste in materia di reati finanziari, societari e contro la Pubblica Amministrazione (con previsione, semmai, di un organismo indipendente per giudicare sulla eventuale concessione di tali immunita');

2. Per poter contrastare efficacemente gli arricchimenti illeciti:
- la interdizione dai pubblici uffici e dalle attivita' di impresa nei casi di conclamato "arricchimento indebito", quando cioe' dalle indagini emerge che esiste uno scarto enorme non giustificabile e non giustificato tra il modo di vita di taluno e le risorse ufficiali da lui dichiarate;
- la previsione di una aggravante specifica nei casi di "grande corruzione" (applicabile ad esempio per spostamenti di denaro superiori a 10 milioni di euro) tale da comportare una pena similare a quelle previste contro l'attentato ad interessi fondamentale della nazione.

3. Per evitare la grande corruzione:
- l'obbligo per le società di consolidare geograficamente i loro conti, paese per paese, affinché siano trasparenti le loro risorse ufficiali e sia possibile quantificare e qualificare le loro operazioni commerciali;
- la competenza data all'Autorita' giudiziaria del paese dove é stabilita la sede sociale delle società multinazionali quando una delle loro filiali all'estero é sospetta di un reato societario o contro la Pubblica Amministrazione ed il paese dove e' stato commesso il reato non puo' o non gradisce iniziare o proseguire le indagini;
- la realizzazione di una "auditing bancario" - ovvero di una "anagrafe tributaria" - per i dirigenti politici e finanziari (e del loro entourage familiare e lavorativo). Ci riferiamo ai dirigenti occupanti posti strategici nel Governo, nell'Alta Amministrazione e nella direzione di imprese private di grandi dimensioni operanti in settori cosiddetti "a rischio". In particolare e' necessario che i portafogli dei titoli ed i conti bancari delle suddette persone e quelle dei loro fiduciari aperti nel paese o all'estero, siano sottoposti ad un a procedura d'allerta in occasione di ogni movimento importante, con l'instaurazione di un obbligo penale di segnalazione degli stessi da parte dei quadri bancari e dei gestori di titoli.
Combattere la grande corruzione é la premessa di ogni autentica azione politica. Bisogna ripristinare la fiducia nell'élite politica e economica. Nell'ora della globalizzazione, la responsabilità di coloro che ci dirigono é immensa. Questa deve essere al di sopra di ogni sospetto, per garantire un libero mercato in una democrazia liberale.
(Ri)cominciamo dall'Europa, visto che in Italia siamo tornati all'anno "zero".
ANTONIO DI PIETRO - Presidente Italia dei Valori
(www.antoniodipietro.it)






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