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Legge elettorale due scuole di pensiero anche nel centrosinistra
10.09.2005
Sistemi elettorali: due scuole di pensiero anche nel centro sinistra (di Deo Fogliazza)
Cosa prevedeva il 'patto di casa Letta' e perché non era e non é condivisibile. L'intervista di D'Alema e la riforma della politica. A chi la scelta: cittadini o partiti?

Dall'ampia ed articolata intervista di D'Alema a La Stampa del 9 settembre:

......"Quindi ritiene che – nel merito – non sia infondata la questione posta dall’Udc?

«Ma dovrebbero essere affrontata con serietà e senza confusioni. La soluzione per una legge elettorale efficace e adatta alla realtà del nostro Paese era stata trovata, con quello che fu sprezzantemente definito il “patto della crostata”: di cui tutti ricordano la crostata, che non c’era, mentre nessuno ricorda il contenuto, che era piuttosto interessante. L’idea era quella di una legge elettorale maggioritaria di coalizione a doppio turno, che avrebbe garantito stabilità senza eliminare il pluralismo dei partiti, ma sbaraccando il mercato dei collegi. Era un discorso serio e utile al Paese. Fu impedito da molte forze che scesero in campo per impedire quell’accordo».".....

Tornano con ciò a confrontarsi due 'scuole di pensiero' all'interno del centro sinistra, rispetto al sistema elettorale che - in buona sostanza - significa: chi decide cosa dal punto di vista dei candidati e - dunque - degli eletti? Con il conseguente codicillo: a chi risponde il parlamentare? Ai partiti o ai cittadini?
C'é la linea delle Primarie, che punta a restituire nelle mani dei cittadini le decisioni circa le candidature e - di conseguenza - anche circa gli eletti.
E' una linea ovviamente innovativa, e dunque anche per certi versi 'rischiosa' - che però, nella sua essenza di fondo, punta ad un obiettivo di cui l'Italia ha urgente bisogno: la riforma della politica e dunque dei partiti. Con ciò quasi 'obbligandoli' a riformarsi, a curare meno l'aspetto della gestione del potere e delle 'carriere politiche' ed a curare di più, invece, gli aspetti programmatici, di efficenza e di efficacia della propria azione, di legame con i problemi del territorio e di preparazione professionale del proprio personale politico.
E' una linea - tra l'altro - che tende ad aprire il 'mercato della politica', a innervarlo con un forte rilancio, anche, della 'concorrenza' tra uomini, idee, leadership.
E che, altrettanto ovviamente, va governata, regolamentata, per evitare errori ed esasperanzioni che ne potrebbero vanificare la positività.
E' la linea che é stata iniziata con la Primaria 2005, per la scelta del candidato Premier. Che non può essere lasciata sola, a sé stante. Ma presuppone una continuità, ed una sua diramazione nel territorio, nei collegi.
E c'é, al contrario, la scuola di pensiero che ritiene di dover mantenere strettamente nelle mani dei partiti la scelta degli eletti, forzando obbligatoriamente la mano anche sul versante dei candidati.
Nell'intervista comparsa su La Stampa di Massimo D'Alema - per altri versi condivisibile - c'é un preciso cenno all'esperienza del cosidetto 'patto della crostata'. D'Alema sostiene che, purtroppo, quell'accordo venne demonizzato. Dice che "tutti ricordano la crostata, che non c'era, mentre nessuno ricorda il contenuto, che era piuttosto interessante".
E' vero. In pochi ricordano il merito della questione. Vediamo dunque di cosa si trattava.
Il 'patto della crostata', in relazione alla legge elettorale, prevedeva un sistema elettorale articolato in tre fasi. Le prime due ricalcavano quelle attualmente vigenti: uninominale maggioritario e proporzionale per il 25%. Ma ad esse si aggiungeva una terza fase, il cosidetto premio di maggioranza di lista, da assegnare in un secondo turno aperto alle due maggiori coalizioni di partiti. In realtà, a casa Letta non si era inventato un gran che. Il premio di maggioranza di lista ha diversi precedenti. Le ultime elezioni del regno d'Italia, nel 1924, si tennero in base alla legge Acerbo del '23 che, precisamente, aveva istituito il premio di maggioranza di lista. Trent'anni dopo, nel 1953, fu la volta di quella che divenne nota come 'legge truffa', che differiva dalla legge Acerbo soltanto per la previsione di una soglia superiore (50% contro 25%) per far scattare il premio di maggioranza di lista.
Il sistema di casa Letta, che oggi viene evocato, proponendo un netto peggioramento rispetto ai suoi modelli precursori (Acerbo e truffa) prevedeva che ben il 45 per cento dei deputati fosse scelto direttamente ed esclusivamente dai partiti, a prescindere dagli elettori.
Infatti, il 25 per cento di quota proporzionale e il 20 per cento di quota "maggioritaria" sarebbero stati ripartiti tra liste di candidati bloccate. Liste ovviamente decise dai partiti, attraverso modalità, altrettanto ovviamente, decise dagli stessi partiti.
Gli elettori avrebbero perciò dovuto limitarsi a conferire ai partiti una delega in bianco, i candidati inclusi nella lista essendo predestinati all'elezione. Con buona pace della democrazia partecipata e delle scelte condivise.
Quel sistema - il maggioritario di lista previsto dal patto di casa Letta - aveva inoltre un'ulteriore implicazione paradossale: permetteva infatti la distribuzione di seggi a micropartiti che non avrebbero potuto sperare di ottenere eletti nemmeno con il proprorzionale puro! C'era infatti il trucco! sarebbe bastato allearsi con la coalizione vincente. La legge elettorale per le Regioni, anch'essa ispirata ai prototipi Acerbo e truffa, dimostra peraltro ampiamente le degenerazioni del cd. maggioritario di lista.
Sulla questione della riforma elettorale - come é giusto - si tornerà sicuramente a discutere. Anche nel centro sinistra.
L'augurio é che lo si faccia, innanzitutto, dopo le elezioni politiche del 2006 e non prima. Ed in seconda istanza che lo si faccia in termini aperti, comprensibili, non criptati. Che si dica pane al pane e vino al vino. Non nascondendosi dietro fumisterie tecnicistiche o motivazioni inestricabili.
Che almeno la discussione, e le conseguenti decisioni, vengano assunte democraticamente, attraverso il coinvolgimento massimo dei cittadini.

Deo Fogliazza
esecutivo nazionale Cittadini per l'Ulivo

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