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Alcune lettere sul referendum de 15-16 giugno...
12.06.2003

Ciao Walter
> Nella convinzione che prima di rinunciare ad esercitare un proprio diritto
> quale quello di partecipare ad un referendum, occorra quantomeno
> documentarsi sulle questioni referendarie vi invito, documentarvi e a
> decidere liberamente senza alcuna influenza esterna E A RIFLETTERE
Per documentarsi esiste un modo semplice.
Esistono due opuscoli a cura del Partito Radicale che spiegano molto bene
e in modo imparziale i due referendum del prossimo WE.
Sono fatti davvero bene. Una prima parte, la + corposa, che spiega bene
in cosa consiste il quesito referendario in maniera forse anche troppo
tecnica. Seguono alcune pagine dedicate alle ragioni del Sì e alle
ragioni del No. Ovviamente i Radicali sono per il No e hanno curato
personalmente la sezione per il No ma hanno lasciato al comitato del Sì
la redazione della sezione per il Si.
La sezione del si sull'art. 18 è a cura del presidente del comitato
promotore del referendum e quello degli elettrodotti è a cura di
Rifondazione Comunista.

http://www.radicali.it/pdf/art18.pdf
http://www.radicali.it/pdf/elettro.pdf

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Le ragioni di un sì
L'università, sede istituzionale della cultura e quindi dello sviluppo sociale, civile e dell'etica politica del Paese, non può esimersi dal combattere il berlusconismo per la sua natura totalitaria e oppressiva. Con le ultime elezioni molti elettori hanno preso le distanze  dal governo Berlusconi. E' certamente una buona notizia, incoraggiante,  che  ci consente di sperare per un futuro migliore.
        Ma l'emergenza continua. Il Guardasigilli non ha ancora smentito il suo veto alle disposizioni antirazziste in ambito europeo, un atto di gravità inaudita, tanto che l'Italia è l'unico paese sospettato di inclinazioni razziste. Di fronte ai risultati nettamente sfavorevoli, la protervia di questo esecutivo aumenta, tanto che Berlusconi ha rilasciato  dichiarazioni a dir poco esilaranti. Come fa a dire che "la sinistra è condannata a restare all'opposizione finché campa...". La sua nota inclinazione all'onnipotenza lo fa sproloquiare, e quindi questa destra, a  lui sottomessa,  va posta in condizione di non nuocere più al Paese, con tutti i mezzi leciti a nostra disposizione.
        Uno di questi è l'imminente referendum per l'estensione dell'articolo 18 alle aziende con meno di 15 dipendenti. Una vittoria dei sì potrebbe mettere in crisi questa coalizione, nociva per il Paese. Visti i pericoli che oggi corre la nostra democrazia, ci sentiamo in dovere di segnalare che la vittoria dei sì sarebbe un  segnale forte che disarticolerebbe il Berlusconismo, come è magistralmente espresso da Paolo Flores d'Arcais nella lettera che ci ha inviato e che volentieri diffondiamo. 
                                                                                         Alessandro Morelli, Giorgio Di Liberto, Angelo Abbondandolo Movimento Università- muoge@libero.it 

--------------------     

Domenica e lunedì prossimi si voterà per un referendum che propone un quesito davvero elementare: è giusto che una lavoratrice o un lavoratore perda definitivamente il proprio posto di lavoro sebbene sia accertata – da un giudice – l'illegittimità del licenziamento che ha subito? Per la CGIL no.

Per questo considero importante l'obiettivo di sottrarre le persone che lavorano dall'arbitrio del licenziamento ingiustificato.

Il voto di domenica è, inoltre, un'occasione importante per respingere la politica di Governo e Confindustria che – come dimostrano i recenti provvedimenti in materia di lavoro e occupazione – punta a fare dell'Italia il paese europeo con le retribuzioni più basse, le minori protezioni sociali ed il più alto livello di precarietà dei rapporti di lavoro.

Al contrario, resto persuaso che il lavoro di tante donne e uomini resti tuttora il motore propulsivo di uno sviluppo di qualità, cui corrispondono, cioè, crescita civile e coesione sociale.

Già nel referendum del 2000 Modena ha dato un preciso segnale di contrasto al tentativo di cancellare l'articolo 18 per chi lo ha.
Ora Modena può dare un altrettanto preciso segnale a favore dell'estensione dei diritti e delle tutele, a chi tuttora ne è escluso, i lavoratori e le lavoratrici delle imprese minori ed i troppi giovani e ragazze che altrimenti rischiano un futuro di insicurezza e precarietà. Lo si può fare sostenendo il SI nel referendum PER LE RIFORME DELLA CGIL.

Si per la riforma degli ammortizzatori sociali;
Si per ricondurre ad unità tutto il mondo del lavoro
Si per l'estensione dei diritti dei lavoratori occupati nelle imprese che hanno effettivamente fino a 15 dipendenti
Si per rendere più rapido e certo il giudizio nel processo del lavoro


Fraterni Saluti.
Alberto Morselli
Segretario Generale CGIL Modena

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Il 15 giugno i cittadini italiani sono chiamati a pronunciarsi in piena libertà sulla proposta di estendere l'articolo 18 dello statuto dei lavoratori alle aziende con meno di 15 dipendenti .

Siamo un gruppo di dirigenti diessini che fanno parte della direzione del partito di Roma e della Regione e intendiamo portare un nostro contributo ad un dibattito che chiarisca le ragioni di chi sostiene la necessità di partecipare al voto e di esprimersi per il sì, fuori da logiche di schieramenti che poco interessano i cittadini che guardano alla concretezza delle cose .

In primo luogo rivolgiamo un invito ad andare a votare. Nella storia della sinistra si é sempre combattuto l'astensionismo e ciò vale ancor più quando ci sono in gioco istituti di democrazia diretta che esprimono la volontà popolare . Invitare all'astensionismo significa imboccare una strada pericolosa, aprendo un varco al disimpegno dei cittadini proprio quando si richiede la loro massima partecipazione per garantire libertà e diritti. C'è un ampio schieramento di forze politiche e sociali che si batte per la difesa e il mantenimento dell'articolo 18 ma si dividono sulla posizione da assumere . A noi pare incontestabile il fatto che se vincono i sì si creano condizioni più favorevoli alla lotta contro l'attacco ai diritti dei lavoratori portato avanti dal governo e dalla maggioranza di centrodestra . La terza ragione é che se vincono i sì la battaglia per le riforme legislative sostenute dalla campagna di firme, più di cinque milioni, promossa dalla Cgil, le iniziative parlamentari del centrosinistra per il lavoro, diventa più credibile. E' impensabile infatti che senza lo sviluppo di un grande movimento si possa portare avanti una battaglia nelle aule di un Parlamento in cui il centrodestra gode di una vasta maggioranza La quarta ragione è che se vincono i sì si rafforzano le lotte per garantire i diritti per tutti quei lavoratori del precario e del sommerso, giovani in particolare, privi di ogni tutela. La quinta ragione é che la sicurezza dei diritti sul posto di lavoro, il rispetto della professionalità e della dignità del lavoratore, sono presupposti essenziali per l'affermarsi e per lo sviluppo dell'impresa, qualsiasi sia il numero dei dipendenti. Anche di questo ha bisogno l'economia del nostro paese. Anche di questo ha bisogno una società più giusta che deve avere il lavoro come suo fondamento.

Pino Galeota, Luisa Laurelli, Maurizio Bartolucci, Silvana Pisa, Stefano Bianchi, Vittorio Parola, Adriano Labucci, Giancarlo Bozzetto, Marco Di Luccio, Teti Croce, Giorgio Mele, Mario De Carolis, Mario De Luca, Alessia Marri, Franco Ottaviano, Alessandro Cardulli, Massimo Cervellini, Valentina Rinaldi, Giovanni Vigilante, Massimo Marzullo, Mimma Miani, Alessandro Bongarzone, Andrea Malpassi, Ilaria Perrelli, Stefano Veglianti, Massimo Deminicis, Paolo Petri, Elio Matarazzo, Eugenio Bellomo, Marco Picozza, Tonino Tosto, Carlo Quintozzi, Aldo Carra, Mario Olmeda, Ugo Balsametti.

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Referendum 15/16 giugno art. 18 e fondazioni
di Walter Gaggioli

Nella convinzione che prima di rinunciare ad esercitare un proprio diritto
quale quello di partecipare ad un referendum, occorra quantomeno
documentarsi sulle
questioni referendarie vi invito, documentarvi e a decidere liberamente
senza alcuna influenza esterna E A RIFLETTERE

Tra le varie questioni connesse all\'art.18 vi è anche la seguente:

tra le norme che verranno abrogate in quanto direttamente connesse con l\'
art. 18 della legge 300/70 c\'è l\'art. 4 della legge 108/90 che recita:

Art. 4 area di non applicazione ..
\". la disciplina di cui all\'art.. 18 della Legge 20 maggio 1970 n. 300 ..
non trova applicazione nei confronti dei datori di lavoro non imprenditori
che svolgono senza fine di lucro attività di natura politica, sindacale,
culturale, di istruzione ovvero di religione o di culto\".

Tra questi soggetti sono ricomprese anche le fondazioni nelle quali il
Ministro Moratti vorrebbe far confluire le Università e parte degli Enti di
ricerca,
dopo averli strangolati con il taglio dei finanziamenti ed il blocco delle
assunzioni attraverso un vero e proprio dumping istituzionale ed i cui
dipendenti sarebbero perciò privi di diritti.
buona rillfessione a tutti
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Questi referendum (articolo 18 e servitù di elettrodotto) mi mettono in
seria difficoltà. di Salvatore Di Giorgio
Il mio motto è infatti conoscere per deliberare, e mi rendo conto in
quest\'occasione di non conoscere a sufficienza.
Non basta infatti la conoscenza dei quesiti, ma occorrerebbe sapere le
loro implicazioni a tutti ignote.
Tuttavia un\'amara riflessione mi sorge spontanea:
il nostro è un paese dove la legge non prevede il quorum per le elezioni
amministrative e/o politiche (ove sarebbe necessarissimo), mentre lo
prevede per i referendum (facendo sì che i disimpegnati possano decidere
al posto di chi vota).
Così l\'inerzia dei più può essere strumentalizzata ed incentivata a favore
della nequizia dei meno (purchè tali meno si organizzino e dispongano di
capitali, media, ecc.).
Vi esorto dunque a non andare al mare domenica, ma a recarvi a votare.
Un\'idea: portare una monetina.
--------------------------------------------
Io andrò a votare di Walter Palmieri
Beh, può essere anche che sia difficile cogliere appieno tutte le
implicazioni che l\'eventuale successo dei quesiti referendari potrebbe
avere. Ma una cosa mi sembra certa: il mancato raggiungimento del quorum
sarà un\'occasione ghiottissima per l\'attuale presidente del consiglio nel
procedere a spron battuto nella cancellazione dei (residui) diritti del
mercato del lavoro.
Relativamente poi all\'altro problema sollevato, il discorso mi sembra più
complesso: non mi sentirei di sottoscrivere l\'affermazione secondo cui,
stante la norma del quorum, chi decide per la scelta astensionistica è
necessariamente un \"disimpegnato\". Personalmente ho fatto questa scelta -e
penso di non essere stato l\'unico- in passati referendum ma non per
disinteresse: con la precisa volontà di far mancare il quorum. In altre
parole: una scelta politica. Per questo motivo, pur essendo profondamente
convinto della necessità di recarsi a votare a questi referendum, e di
votare si, ritengo pienamente legittima la scelta astensionistica.
Piuttosto, sul tema del quorum, c\'è da registrare un nuovo - a mio avviso
inquietante- dato che ha avuto scarsa risonanza mass-mediatica in questi
giorni: in questi referendum la soglia del 50% è stata automaticamente
innalzata dalla decisione di far partecipare per la prima volta anche gli
italiani residenti all\'estero. Norma che, a mio avviso, sarebbe la benvenuta
se, accanto ad essa, si fosse deciso di far votare anche gli stranieri
residenti regolarmente in Italia. Mi sembra davvero singolare che individui
che, nella maggior parte dei casi, mantengono labili rapporti con il nostro
paese e che, in ogni caso, molto difficilmente subiranno conseguenze dirette
dalle scelte politiche, abbiano la possibilità di influire su questo come su
altre votazioni, mentre invece coloro - gli immigrati- che vivono da anni
regolarmente nel nostro paese, che pagano le tasse, che contribuiscono al
mantenimento del sistema pensionistico, e che - soprattutto- subiscono e
subiranno in prima persona le conseguenze delle scelte politiche, siano
privati di questo diritto. In ogni caso, l\'innalzamento della soglia del
quorum dovrebbe spronare ancor di più, chi è convinto della necessità del
si, ad andare a votare.

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