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Morti di Serie B
13.09.2005
di Ferdinando Camon.
Le brutte notizie che ieri riempivano la cronaca, nuove o non ancora vecchie, sono un test per capire cosa siamo diventati, com’è cambiata la nostra sensibilità, che reazione abbiamo di fronte alle tragedie o alla morte degli altri. A Taranto moriva un operaio in un incidente sul lavoro, ed era il quarto incidente in cinque giorni. Una disgrazia quattro volte più grave di una disgrazia, ma sui giornali e nelle tv, sui nervi e sul cervello della gente, una disgrazia è un piccolo choc, quattro disgrazie sono una noia.

A Gela erano arrivati 170 clandestini ma undici erano morti e le onde li depositavano sulla spiaggia, fra i turisti. La notizia non era la strage dei clandestini, ma i cadaveri fra i turisti. E comunque non era una grande notizia. In un’enciclopedia della modernità non mi stupirei se le voci si rimandassero così: clandestini vedi barconi, vedi annegati, vedi scafisti, e via di seguito. Una voce si collega all’altra, e come tu senti citare undici morti, subito ci vedi in fondo l’arresto degli scafisti, e la tragedia si chiude con la catarsi. L’arresto redime la strage, come un processo con sentenza pesante chiude la storia di un delitto.

Brutte notizie, tutte queste, ma non eccitanti. Più eccitante la madre di Merano, specialmente dopo che s’è scoperto, pare (andiamoci cauti), che non ha telefonato subito alla polizia, ma prima ha chiamato altri numeri. Ma non era in black-out?

E quella storia del “fico”, in tedesco “Feige”, che il bambino avrebbe pronunciato per spiegare cosa stava mangiando, e che la madre avrebbe capito “feige”, vigliacca. Una questione, in tedesco, di maiuscola e minuscola. Vien da completare la scena così: la madre dice: «Sporchi tutto, cosa stai mangiando?» e intanto minaccia il piccolo con un coltello. E lui: «Un fico» che però suona anche come: «Provaci, se hai coraggio». E lei avrebbe mostrato coraggio. Assurdo. Ma fa notizia. Una notizia nevrotica.

La catena di operai morti a Taranto è una notizia economica, e l’economico è più arcaico e meno eccitante del nevrotico. Ci riguarda poco. Il problema economico ammazza gli operai, è un problema loro, ma la nevrosi ci ammazza tutti, è un problema nostro. Se un direttore di giornale deve scegliere quale notizia va in prima pagina e quale in quindicesima, non c’è dubbio: la nevrosi alla ribalta. Ieri si rifaceva vivo Acquabomber. La fortuna aiuta gli audaci, ma evidentemente aiuta anche i delinquenti. Questo Acquabomber, se è lui, ha colpito per la seconda volta la stessa bambina: prima l’ha raggiunta con un succo di frutta avvelenato, e la poverina è stata ricoverata con lo stomaco in fiamme, poi, appena uscita dall’ospedale, è stata consolata con un formaggino tenerissimo, ma anche lì l’assassino aveva iniettato la stessa varecchina, e la piccola è stata riportata di corsa nello stesso reparto. Il formaggino era stato comprato in un supermercato distante cento metri da quello che aveva venduto il succo.

Dunque Acquabomber quella mattina ha lavorato sodo: con la bottiglia di varecchina in una tasca e la siringa nell’altra, ha visitato i due negozi, e forse anche altri, per fare il suo lavoro, e godersi gli articoli che parlano di lui, forse, ahimé, anche questo. Io scrivo per dire che lui è un pazzo, lui gode pensando che è un grande. Acquabomber è figlio di Unabomber. Unabomber vuole il botto, la fiammata, lo spappolamento di una mano o un occhio. Non ha alcuna filosofia, come invece aveva l’Unabomber americano, quello che preferiva università e aeroporti, da cui derivò il nome. Ha più filosofia Acquabomber, perché colpisce i consumi, i grandi consumi, le catene di distribuzione e i supermercati. Si pensava perfino che ce l’avesse con la Nestlé e le multinazionali. Comunque, Acqua e Unabomber fanno notizia, sono moderni, sono malati, e il giorno che troveranno uno di loro farà molto più notizia di ieri, quando han trovato sette scafisti.Perché ci sono morti e feriti di serie A e di serie B. I morti dell’Ilva sono di serie B, i naufraghi clandestini sono di serie B. Sono fatti per le disgrazie e le disgrazie gli piombano in testa. È giusto così.

Fonte: http://www.unita.it/index.asp?SEZIONE_COD=IDEE&TOPIC_TIPO=&TOPIC_ID=44593

mt

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