15.09.2005
La notizia in un rapporto della Sogin consegnato nove mesi fa a Regione Campania e ministero dell'Ambiente. Non è stata adottata nessuna contromisura. L'allarme di Realacci: «L'acqua viene ancora usata per irrigare i campi»
A Pomigliano d’Arco le falde acquifere sono gravemente inquinate, da almeno nove mesi. C’è scritto chiaro nel rapporto del dicembre del 2004 elaborato dalla Sogin, la società controllata dal Tesoro che si occupa di smantellare le centrali nucleari italiane e di fornire servizi ambientali in qualità di organismo tecnico. Ieri la rivelazione del
Velino a cui è subito seguita un’interrogazione parlamentare di Ermete Realacci, deputato della Margherita e presidente onorario di Legambiente. Che sottolinea: «L'acqua continua a essere utilizzata per irrigare i campi, perché nessuno s’è mosso?». «Le indagini eseguite - si legge nel rapporto - hanno evidenziato una vasta contaminazione delle acque di falda da parte di composti alifatici alogenati cancerogeni in un'area ad ovest della zona industriale Fiat», presente in zona assieme ad Alenia e Montefibre. Una situazione della quale da tempo sarebbero al corrente il presidente della Campania Antonio Bassolino e il ministro dell'Ambiente Altero Matteoli. Che nulla sinora avrebbero fatto nonostante i tecnici della Sogin avessero sottolineato l'urgenza di interventi: «Si suggerisce l'esecuzione di un'analisi di rischio per determinare l'effettivo grado di esposizione della popolazione ai composti cancerogeni e quindi la effettiva pericolosità della situazione». Il dossier della Sogin, lungo 43 pagine, è scaturito da una campagna di analisi fatte tra luglio e settembre dello scorso anno, si basa sull'analisi di 27 pozzi, e conferma nella sostanza - sostiene il Velino - i sospetti già emersi con una campagna di indagine eseguita tra il 2001 e il 2002 dall'Arpac e dall'Università di Napoli. E individua anche la causa probabile dell’inquinamento: «Vista la direzione del flusso della falda - si legge nella relazione - è ragionevole ammettere che la fonte inquinante (clorurati cancerogeni) si trovi nell'area industriale Fiat». Il danno è difficilmente quantificabile, ma pare siano contaminati circa 375 milioni di metri cubi di terreno e compromesso un volume idrico di circa 93 milioni di metri cubi. Tanti che i tecnici Sogin ritengono necessario chiedere approfondimenti e suggeriscono l’istituzione del divieto di usare tutti i pozzi della zona. Una scelta necessaria anche perché «le acque sotterranee - si legge nella relazione - sono utilizzate prevalentemente a scopo irriguo e, almeno in un caso, per un centro sportivo-ricreativo». E non solo. A due passi dall'area in questione sorge il centro pozzi dell'Arin, l'azienda che gestisce le risorse idriche di Napoli. Fino a oggi, il ministero dell'Ambiente è intervenuto sulla questione in una sola occasione: lo ha fatto per bocca del direttore generale, Gianfranco Mascazzini, rispondendo alle sollecitazioni del senatore di Rifondazione comunista Tommaso Sodano, da tempo impegnato su questi temi. «Non è possibile determinare con assoluta certezza che l'inquinante deriva da un certo soggetto e che quello è l'unico ad aver inquinato; però ci stiamo attrezzando per chiedere al soggetto interessato di procedere e da avere pronto il soggetto pubblico esecutore in danno. Credo che ci sia gia' il progetto per il prelievo e il trattamento delle acque di falda, almeno per le situazioni note di inquinamento; si tratta solo di risolvere il problema finanziario». Era luglio. Da dicembre 2004 nulla sarebbe stato fatto. E non ci sono segnali perché qualcosa di serio accada. Danilo Chirico per La Nuova Ecologia
Fonte: http://www.lanuovaecologia.it/inquinamento/acustico/4639.php
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