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Social Watch boccia l’Italia
16.09.2005
In concomitanza con l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite è stato presentato il rapporto Social Watch 2005, lo studio indipendente sullo sviluppo sociale più autorevole a livello internazionale. L'edizione 2005, intitolata “Ruggiti e Bisbigli. Genere e Povertà: Promesse contro Azioni”, chiede un cambio radicale di direzione nel modo in cui l'Italia utilizza le sue risorse. Dato il suo status di potenza mondiale, l'Italia potrebbe facilmente raggiungere molti degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, aiutando al contempo altri paesi - ma per fare questo occorrerà un cambiamento nelle politiche di governo.
Ad esempio il rapporto mette in risalto la necessità di riconvertire la sua industria militare e offrire maggiori aiuti ai paesi che stanno affrontando le situazioni più critiche, perché anch'esse possano avere qualche possibilità di raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio. L'Italia infatti spende 10 volte più in spese militari che nell'aiuto allo sviluppo. L'Italia dovrebbe “ritirare il suo Esercito da tutte le missioni militari che violano l'articolo 11 della costituzione italiana e la Carta delle Nazioni Unite”, affermano gli autori del rapporto paese Italia, parte del Social Watch 2005. Le organizzazioni della società civile chiedono al governo italiano di tagliare le spese militari - che si attestano per le sole missioni militari a ca. 1,5 milioni di dollari l'anno - e incrementare i contributi per gli aiuti internazionali allo sviluppo, attualmente sotto lo 0,13%.
Il rapporto Social Watch misura lo sviluppo sociale utilizzando il nuovo Indice di Capacità Basiche (BCI), che è stato disegnato dal proprio gruppo di ricerca basandosi su un approccio metodologico utilizzato nelle Filippine. Il BCI combina indicatori di salute ed educazione e offre prospettive differenti sullo sviluppo sociale dagli indici attualmente più utilizzati finora. Il valore più alto del BCI è 100 e sono state stabilite cinque categorie: Critico (meno di 70), Molto Basso (tra 70 e 79), Basso (tra 80 e 89), Medio (tra 90 e 98) e Alto (oltre 98). Con 99 punti, l'Italia è tra i paesi con il punteggio BCI più alto, assieme alla gran maggioranza delle nazioni Europee e una manciata da altre regioni, tra cui l'Australia, il Chile, la Nuova Zelanda e gli Stati Uniti. Per valutare la situazione delle donne, il Social Watch ha sviluppato l'Indice di Equità di Genere (GEI) nel 2004, per misurare i paesi secondo il grado di equità di genere che hanno raggiunto. Diversamente dall'Indice di Sviluppo relativo al Genere (GDI) utilizzato dall'UNDP, il GEI non valuta le dimensioni legate al livello di sviluppo di un paese, ma si concentra su quanto equamente una società tratta gli uomini e le donne. Come risultato ci sono paesi con un alto GDI, che però ottengono un basso GEI. Oltre alla misurazione globale, l'indice può anche essere calcolato rispetto alle dimensioni individuali che lo compongono: l'educazione, la partecipazione economica e l'empowerment.
Mentre l'Italia ha un alto valore di GDI, il suo punteggio GEI è quarto nelle categorie dei paesi valutati, e ultimo tra tutti i paesi europei. Ciò deriva largamente dalla bassa performance nelle dimensioni dell'attività economica e dell'empowerment, anche se il paese ha ottenuto un leggero progresso nel primo e un significativo progresso nel secondo durante il periodo 1995-2004. Mentre il numero di persone che vive sotto la soglia della povertà è sceso dal 2001, le condizioni affrontate da coloro che rimangono poveri è peggiorata, assieme alla qualità della vita e all'accesso al mercato del lavoro, rivela il nuovo rapporto Social Watch, che include rapporti paese dall'Italia e da oltre 50 altri paesi, oltre a uno sguardo globale. Gli autori criticano il governo italiano per la sua mancanza di una coerente politica di sviluppo economico. Accusano questo limite, combinato con la crisi economica internazionale, per la mancata riduzione del debito pubblico, che adesso ha cominciato ad espandersi, mentre il deficit ha raggiunto il 3,6% del PIL invece del previsto 2,7%.
I piani di riduzione delle tasse nella finanziaria 2005 permetteranno ai settori di medio e alto reddito di salvare qualche euro, che però poi dovranno spendere per assicurazioni private per la salute, il servizio pubblico e le pensioni. Nel frattempo, per la spesa pubblica relativa alla protezione sociale, l'Italia cade molto sotto la media europea. L'Italia è anche il paese donatore che contribuisce meno alla cooperazione allo sviluppo. Nonostante le ripetute promesse del governo ad allocare lo 0,7% del PIL all'aiuto internazionale allo sviluppo, in accordo con gli impegni presi dalle nazioni membre dell'OCSE, il suo contributo nel 2004 è stato calcolato in appena lo 0,11%. Per questo le organizzazioni della società civile stanno facendo pressione sull'Italia perchè adempia al suo ruolo di potere mondiale e vada incontro agli standard stability dagli altri paese della regione rispetto alle politiche di sviluppo. [AT]

Fonte: http://unimondo.oneworld.net/article/view/118980/1/

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