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A Storace la pillola non va giù
18.09.2005
Tina Ingaldi su Socialpress

Dal Ministero della Salute si alza la voce di Francesco Storace, attuale Ministro della Santità, già impegnato sul fronte influenza-polli, sostenendo che non vi è stata nessuna autorizzazione: "E' un atto di evidente tentativo di mistificazione sulla pillola abortiva. Da Tv e radio nazionali si afferma che il ministro della salute ha autorizzato l'uso della pillola. Ma il ministero non ha autorizzato proprio nulla", questa la dichiarazione del Ministro.

Nell'"esclusivo interesse della salute delle donne" il Ministro Storace ha annunciato dei controlli sulle procedure, presso l'ospedale Sant'Anna, vuole capire come verrà condotta la sperimentazione. ''Si comprende l'utilità del suo utilizzo per evitare una operazione chirurgica ma è anche giusto sapere, con rigore, se questo farmaco fa bene o se fa male. E come verranno reclutate le donne, ed anche a evitare troppo entusiasmo e troppa fretta" questa la dichiarazione di Storace.

Il 14 settembre scorso il Ministro della Salute ha fatto intervenire le ispezioni e gli accertamenti per verificare la legittimità della sperimentazione della pillola abortiva RU486, sulla base di questi risultati assumerà tutte le iniziative necessarie, compresa la sospensione. Incaricata di ispezionare e accertare è l'Agenzia Italiana del Farmaco che vigilerà sulle procedure, ossia se prima della sperimentazione era stata emessa l'autorizzazione del comitato Etico locale, se il protocollo del trial clinico e stato trasmesso all'AIFA, se l'utilizzo di questa pillola e previsto esclusivamente nell'ambito ospedaliero come prevede la legge 194, se il farmaco garantisce la tutela e la salute dalla donna.

L'ispezione provvederà anche a verificare le procedure con cui e stata richiesta l'autorizzazione ad importare dalla Francia (li ha sede la società farmaceutica che la produce) la pillola RU486.

Su richiesta dell'ex ministro della Salute, Girolamo Sirchia già nel gennaio 2004, il Consiglio superiore di sanità aveva emesso un parere tecnico sul farmaco, sulle garanzie e sulla sicurezza dello stesso, confermando che i rischi dell'interruzione farmacologia della gravidanza potevano essere considerati equivalenti di quello chirurgico se effettuato in ambito ospedaliero.

Evidentemente il problema non è solo "tecnico-medico-farmaceutico", ringraziamo tutte noi il sig. Ministro per il fatto di prendersi cura della nostra salute, e gli chiediamo quindi un sollecito interessa anche nei confronti della legge sulla fecondazione assistita, il problema è anche di natura etica, morale e anche per esser un pò cinici di natura economica.

RU486, la pillola abortiva, che non va confusa con la c.d. 'pillola del giorno dopo', può essere assunta entro i primi 49 giorni dal concepimento (entro le prime 7 settimane di gestazione) e si compone di due farmaci mifepristone e misoprostol che provocano l'aborto farmacologico, ossia il blocco degli effetti dell'ormone progesterone interrompendo lo sviluppo della gravidanza e che induce contrazioni uterine che provocano l'espulsione dei tessuti embrionali.

Il tutto con l'assistenza di un medico a livello ambulatoriale e senza ricoveri e degenza ospedaliera. Il farmaco agisce entro le prime 4 ore sul 50-60% delle donne che dopo l'ingestione abortisce, un 20-25% nelle prime 24 ore e un restante 10% nelle ore successive: i sintomi sono del tutto simili ad un interruzione spontanea, dolori e perdite mestruali. Solo il 2-5% delle donne deve ricorrere ad un interveto chirurgico, che comunque la nostra legge 194 autorizza entro i 90 giorni.

E' bene ricordare che la pillola RU486 è legale in tutti i paesi dell'UE, escluso Italia, Portogallo e Lussemburgo, quindi non si sta tentando di introdurre una pratica estremamente rivoluzionaria.

Ripercorrendo brevemente la nostra storia politica e sociale non è difficile individuare una fortissima pressione del mondo cattolico che non vede l'ora di sbarazzarsi della legge 194, sin dalla sua introduzione (1978) ha incontrato molti ostacoli nella sua piena applicazione: questi ostacoli stanno diventando sempre più pressanti, dimenticandosi che la scelta di ricorrere alla interruzione di gravidanza non è come tutti pensano una scelta facile, non è una scelta piacevole, è una scelta dolorosa sia psicologicamente che fisicamente.

Se si vuole veramente lavorare per ridurre il numero di interruzioni di gravidanza forse bisognerebbe lavorare meglio sul sociale, sulla prevenzione e non certo su metodi farmacologici che eliminano il problema del dolore fisco e riducono le spese a carico dei contribuenti, riducendo l'ospedalizzazione.

L'aborto è sempre stato una piaga sociale e solo recentemente si è diffusa la tesi che lo Stato debba garantire alle donne che si ritrovano nella condizione di praticarlo, non solo di poter decidere in maniera autonoma, ma anche di vedersi affiancare da medici preparati.

Vietare l'aborto non né impedisce la pratica, che rimane clandestina ed in mano a gente che non si fa scrupoli; la maternità dovrebbe sempre essere una scelta responsabile e consapevole e non può essere sostituita dal caso, dall'errore o dalla disinformazione sui metodi contraccettivi.

E' dell'aprile scorso la notizia che una prostituta nigeriana era finita in ospedale dopo aver preso una "pillola" che le era stata venduta da un tizio che si aggirava tra le strada "spacciandola" alle prostitute come la pillola abortiva, è questo è solo un esempio di come il perdurare dell'illegalità di questa pratica metta ancora più a rischio la salute delle donne; il caso venne alla luce solo perché la ragazza si era precipitata in ospedale perché si era sentita male, ma quante in ospedale non ci vanno?

Le pratiche abortive sono inoltre in notevole calo già da diversi anni, e un metodo , diciamo "più pratico" non aumenterà certo il ricorso all'aborto. Già con la legge sulla procreazione assistita si è fatto passare il concetto che "l'embrione è una persona", in aperto contrasto con la legge 194, che potrebbe portare a pronunce verso una modificazione di quest'ultima ripristinando una situazione difficile e grave.

I dati parlano chiaro, e sono dati che il Ministro dovrebbe conoscere perfettamente visto che vengono dal ministero della sanità: nel 1982 le interruzioni di gravidanza furono 234.801 in quell'anno le donne che prendono la pillola erano 5 ogni 100, dieci anni dopo 1992 gli aborti praticati furono 155.172 con 11 per cento delle donne che assume la pillola come metodo anticoncezionale.

La gravidanza e la sua interruzione sono due facce della medesima medaglia, in entrambe la sanità pubblica dovrebbe rendersi di supporto, evitare interferenze, ridurre le difficoltà salvaguardando la vita, in tutte le sue forme, e non complicare ulteriormente ciò che già non è per nulla facile.

Fonte: http://www.socialpress.it/article.php3?id_article=1028

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